Chi si ritroverà con una busta paga più ricca di 150 euro nel prossimo futuro? Andiamo a vedere chi sono i fortunati lavoratori.
In Italia, il settore del commercio e dei servizi conta il maggior numero di occupati, per un totale di circa 3,5 milioni di individui.
Questi lavoratori, che appartengono al settore privato, hanno atteso con impazienza il rinnovo dei loro contratti collettivi negli ultimi quattro anni.
Si prevede ora che nel prossimo futuro questi lavoratori possano finalmente vedere un aumento dei loro stipendi mensili, in particolare di ulteriori 150 euro al lordo delle imposte.
Al momento, i sindacati sono attivamente impegnati nelle discussioni per determinare i dettagli specifici dell’accordo.
Questi dettagli avrebbero un impatto ampio, in quanto si applicherebbero a tutti i dipendenti all’interno delle aziende che hanno adottato i contratti stabiliti dalle associazioni dei datori di lavoro come Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti e associazioni cooperative del terziario.
L’impatto di questa innovazione si estenderebbe sia al vasto settore della vendita al dettaglio che ai settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e del commercio elettronico.
C’è un dibattito in corso e intenso intorno alla rivalutazione dei ruoli e delle posizioni specifiche all’interno di questa vasta categoria professionale.
Esaminando le tempistiche previste, miriamo ad affrontare eventuali preoccupazioni rimanenti ed esplorare tutte le ipotesi che sono attualmente prese in considerazione.
Cifre e temi dell’accordo
Le parti coinvolte hanno deciso di prorogare il termine iniziale per la conclusione dei negoziati.
Tuttavia, hanno espresso il desiderio di accelerare il processo e raggiungere un accordo subito dopo l’estate, al fine di attuare senza indugio gli adeguamenti salariali proposti.
L’obiettivo primario rimane l’adeguamento delle retribuzioni almeno all’inflazione, puntando anche sul potenziamento di altri aspetti contrattuali come le prestazioni assistenziali, l’inquadramento delle nuove figure professionali e le misure per promuovere un sano work-life balance.
Ciò include il sostegno alla genitorialità, l’attuazione di pratiche di lavoro agile e lo sviluppo di politiche di parità di genere.
Se si raggiungerà questo accordo, circa il 60% del previsto aumento del costo della vita per il 2023 verrebbe gradualmente assegnato ai lavoratori, pari all’equivalente di tredici o forse quattordici mesi di stipendio.
D’altra parte, alcune aziende potrebbero essere aperte ad aumentare i salari a 108 euro in cambio di una maggiore flessibilità in termini di orario di lavoro.
Ciò consentirebbe a determinati dipendenti di superare le 40 ore settimanali standard quando necessario, in particolare durante i periodi di punta dell’anno.
Tuttavia, è importante notare che questo adeguamento potrebbe avere implicazioni per l’utilizzo di contratti a tempo determinato, portando potenzialmente alla necessità di nuove giustificazioni.
Lo scenario di oggi
Secondo gli esperti, al momento stiamo facendo progressi sulla base di un accordo provvisorio raggiunto nel dicembre dello scorso anno tra sindacati e datori di lavoro.
Tale accordo ha comportato un primo aumento della retribuzione di circa 30 euro al mese (per il quarto livello, con ricalcoli per gli altri livelli). Tali importi verrebbero poi sottratti dalla somma finale di 150 euro.
Si è discusso di un ulteriore aumento di 110 euro, che potrebbe avvenire in due rate entro il 2024, anche se non è stata fatta alcuna dichiarazione ufficiale.
Quello che è certo è che sono già stati erogati ai dipendenti due importi non ricorrenti di 100 e 250 euro, denominati “vacanze contrattuali“, a titolo di indennità forfettaria per l’assenza di incrementi retributivi osservati dal 2019 ad oggi.
Busta paga più ricca di 150 euro per questi lavoratori
Alla luce del neo istituito Contratto di Commercio, un altro tema che richiede immediata attenzione è quello dell’inquadramento delle figure professionali.
Attualmente sono 54 i profili individuati che corrispondono a 7 livelli retributivi e alle rispettive responsabilità. Tuttavia, secondo gli analisti, questo sistema di classificazione ha più di 20 anni e necessita di ammodernamento e revisione.
Per quanto riguarda l’aspetto operativo, mancano chiarezza e concisione. Tuttavia, a fronte di diverse prospettive, emerge con forza il punto di vista propugnato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs-Uil.
Propongono che il contratto collettivo di lavoro includa tutte le persone coinvolte nel commercio online, nonché i dipendenti dei servizi a contratto (come i responsabili della pulizia o dell’organizzazione degli scaffali nei supermercati, che potrebbero non essere sempre coperti dall’accordo).
Inoltre, si suggerisce di includere anche i blogger online che promuovono prodotti commerciali in cambio di un compenso.
Considerando tutti i fattori, c’è la possibilità che il web subisca un aggiornamento professionale.
Tuttavia, è improbabile che si verifichi un’espansione significativa del regno digitale a causa delle sostanziali implicazioni economiche coinvolte.
Ciò è particolarmente vero in un momento di crisi, come l’attuale situazione influenzata dall’inflazione.