In molti casi si può sfruttare una forma contrattuale dedicata alla cessione dei diritti d’autore, una pratica che si verifica in precisi ambiti dove l’autore concede ogni diritto patrimoniale dell’opera verso il concessionario.
Ma come funziona nel dettaglio la cessione dei diritti d’autore? Questo è ciò che scopriremo nel testo che segue, andando a realizzare per voi una guida dettagliata.
Attraverso la cessione di ogni diritto d’autore, dietro un compenso, il soggetto mette a disposizione tutti i diritti per sfruttare un’opera.
Si tratta di una pratica caratteristica di ogni rapporto di lavoro non subordinato il quale viene regolamentato da un contratto che prende il nome “contratto di cessione dei diritti d’autore”.
Coloro che cedono i diritti d’autore non sono costretti all’apertura di una partita IVA, un qualcosa che devono fare solo nel caso in cui si vanno a percepire diversi compensi inerenti ad attività di lavoro autonomo.
Esiste poi un contratto di cessione dei diritti d’autore, uno strumento il cui compito è quello di regolarizzare una collaborazione dove l’autore va a cedere l’uso economico dell’opera.
Si tratta di una collaborazione sfruttata per lavori inerenti al marketing, pubblicità, il giornalismo, editoria e traduzione.
Molto spesso, all’interno dei rapporti di lavoro non subordinato si va ad utilizzare la cessione dei diritti d’autore, una collaborazione dove l’autore concede la titolarità insieme ai diritti di sfruttamento, ottenendo un compenso economico.
Ecco che cosa comprende il diritto d’autore:
Attraverso la cessione di ogni diritto d’autore si vanno a cedere anche tutti i diritti patrimoniali.
È molto importante però sapere che i diritti morali non vengono ceduti, in quanto l’autore può rivendicarne la paternità poiché si tratta di un diritto inalienabile.
È errato quindi affermare che, attraverso la cessione di diritti d’autori, si va a cedere anche la paternità dell’opera.
Nel momento in cui si affronta l’argomento della cessione dei diritti d’autore, molto spesso ci si chiede se sia necessario o meno aprire una partita IVA.
Sappiamo infatti che numerosi sono i vantaggi che si nascondono dietro i contratti di cessione dei diritti d’autore- Tra questi troviamo il non essere obbligati ad aprire una partita IVA.
Quindi, attraverso la cessione di ogni diritto patrimoniale, non si è soggetti a tutti i limiti legati alla prestazione occasionale.
Si tratta di una pratica che viene disciplinata dagli articoli 2575-2583 presenti nel Codice Civile insieme alla legge speciale n. 633/194.
In base a ciò che afferma la legge, ogni cessione portata avanti dall’autore non viene definita come una prestazione di servizio e quindi, ogni cessione viene definita come un’operazione esterna all’iva a cui non viene applicata nessuna tassazione.
Coloro che possiedono una partita IVA e quindi svolgono un’attività organizzata a livello professionale e realizzano anche delle opere attraverso la concessione dei diritti d’autore, possono seguire due strade diverse.
Nel momento in cui la cessione del diritto d’autore non è legata all’attività professionale, i guadagni della vendita di tali diritti fanno parte dei redditi da lavoro autonomo.
Quindi è doveroso controllare che l’opera creata non sia legata all’attività che si svolge con la partita IVA.
Si tratta di una norma regolamentata dall’articolo 53 del DPR n 917/86, in cui si legge:
“I compensi percepiti dall’autore dell’opera (sia essa legata alle scienze, alla letteratura, alla musica, arti figurative, architettura, teatro, cinematografia, ecc), a titolo di corrispettivo per la cessione o la concessione in uso di un’opera dell’ingegno tutelata dalle norme sul diritto d’autore, se non sono conseguiti nell’esercizio d’impresa commerciale, ai fini delle imposte sui redditi, sono classificati come redditi di lavoro autonomo”.
Nel caso in cui la sessione è legata all’attività professionale, ogni guadagno appartiene al reddito professionale quindi viene conteggiato all’interno del calcolo dell’imposte.
Nel momento in cui si va a rilasciare una ricevuta per i diritti d’autore, ogni compenso si calcola basandosi sul netto della ritenuta d’acconto.
In ogni caso, attraverso la cessione dei diritti d’autori si diminuisce la base imponibile sopra alla quale si calcola la ritenuta.
Si tratta di cifre pari a:
In seguito, la diminuzione forfettaria risulta essere del 25% per coloro che hanno superato i 35 anni e del 40% per coloro che sono al di sotto dei 35 anni.
Chi non possiede una partita IVA emette una ritenuta d’acconto, un documento che può essere utilizzato anche da chi possiede una partita IVA ma che però è collegata ad un’attività differente che non ha nulla a che fare con l’opera creata.
Inoltre, attraverso la cessione dei diritti d’autore non si è obbligati a versare contributi all’INPS, ad eccezione di lavoratori dello spettacolo che hanno effettuato l’iscrizione alla cassa professionale dei giornalisti.
Infatti, in questo caso, ogni professionista è tenuto a versare i contributi presso l’istituto a cui appartiene.
Nel momento in cui si parla di contratto di gestione dei diritti d’autore, si fa riferimento ad uno strumento atipico il quale non viene descritto dal Diritto Civile ma realizzato da ognuno delle due parti, dopo aver negoziato alcune condizioni.
Perché si tratta di un contratto che non è disciplinato da leggi, esistono dei vincoli sulle condizioni e sulle forme che devono essere aggiunte al suo interno.
Si tratta di vincoli come:
Nel momento in cui si parla di contratto di cessione dei diritti d’autore, si fa riferimento ad un contratto di collaborazione che però non va regolare nessun tipo di rapporto subordinato.
Attraverso questo contratto, si va a stabilire l’impegno di ogni autore di portare a termine l’opera, senza che venga imposta una sede o un orario di lavoro.
Ecco quali sono gli elementi previsti all’interno del contratto: