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Imprese

Qual è la differenza fra capitale proprio e capitale di terzi?

Ogni azienda necessita di capitale per andare avanti con i suoi obiettivi ed è per questo che spesso si utilizzano delle fonti di finanziamento, le quali si dividono in capitale proprio e capitale di debito. Due espressioni che sembrano essere molto simili tra loro ma che nascondono delle enormi differenze. Vediamo quali sono.

capitale proprio e capitale di terzi- Oipamagazine.it

È questo l’argomento che tratteremo in questa guida, spiegandovi che cos’è il capitale proprio e il capitale di debito. Analizziamo perfettamente queste due voci

Che cos’è il capitale proprio il capitale di terzi

Momento in cui si parla di capitale proprio e di capitale di terzi, si fa riferimento a due tipologie bene differenti di fondi di finanziamento.

Infatti, il capitale proprio, proviene da conferimenti dei soci o del titolare oltre che dagli utili che non vengono distribuiti ma che però vengono reinvestiti all’interno dell’azienda.

Ogni indice di redditività dà la possibilità di comprendere se l’azienda possiede o meno un ottimo equilibrio tra capitale proprio e capitale di terzi.

Ma qual è la differenza fra questi due fondi? Per poter portare a termine ogni attività, le imprese hanno bisogno di un capitale che soddisfa ogni esigenza finanziaria.

Sappiamo che il capitale risulta essere un movimento molto importante per i vari investimenti.

Quindi, per riuscire a rispondere ad ogni fabbisogno dell’azienda, è importante avere un capitale sufficiente e quindi valutare gli strumenti migliori per soddisfare ogni esigenza dell’attività.

Ciò che ne consegue è che imprenditori e soci devono mettere insieme varie fonti di finanziamento, le quali si possono dividere in capitale proprio e capitale di terzi.

Le fonti di finanziamento del capitale proprio e del capitale di terzi

Il capitale è un elemento molto importante per ogni azienda il cui compito è quello di dar vita a profitti attraverso la produzione di servizi e beni.

Capitale- Oipamagazine.it

Ed è per questo motivo che è molto importante investire, nel modo giusto, il capitale così da ottenere un rendimento migliore a differenza dei costi che sono stati portati a termine.

Tra le varie fonti di finanziamento, troviamo le fonti economiche dove l’impresa va ad attingere per l’acquisto di immobilizzazioni o per riuscire a soddisfare ogni esigenza.

Due sono i tipi di fonti esistenti, ossia:

  • fonti interne, dette anche capitale proprio, il quale deriva dagli apporti dei soci o degli imprenditori oltre che dagli utili che non sono stati distribuiti;
  • fondi esterni, oppure conosciute con il nome di capitale di terzi, ossia quel capita che l’azienda ottiene indebitandosi nel medio o lungo periodo.

Ogni fonte di investimento viene usato per soddisfare ogni necessità delle aziende inerenti a:

  • investimenti in materiali come software, impianti o macchinari;
  • attività correnti come la compensazione del costo delle materie prime o della merce.

Di tanto in tanto quindi l’impresa deve controllare il fabbisogno aziendale così da capire qual è lo strumento finanziario che più si addice alla sua situazione.

In cosa consiste il capitale proprio

Nel momento in cui si parla di capitale proprio, si fa riferimento a:

  • un tipo di capitale il quale può provenire dai soci o dall’imprenditore, ossia la prima fonte dell’azienda che si utilizza per finanziare ogni attività;
  • degli utili conseguiti che non sono stati distribuiti, ossia parte dei profitti ottenuti dall’impresa che però non sono stati distribuiti a nessun azionista, ma che però vengono reinvestiti all’interno del patrimonio sociale.

In quest’ultimo caso infatti, si fa riferimento ad una forma di autofinanziamento in cui sono necessari dei costi molto esigui. In questo caso si parla di costo di opportunità.

Questo viene anche definito come capitale di rischio, in quanto i soci insieme all’imprenditore, si assumono ogni tipo di responsabilità per quanto riguarda la gestione aziendale, andando però a detenere il potere decisionale.

Si tratta di un tipo di capitale che risulta essere soggetto al rischio di impresa in quanto non è presente nessun vincolo di rimborso per i vari investitori.

In cosa consiste il capitale di terzi

Il capitale di terzi, conosciuto anche con il nome di capitale di debito, è un capitale di impresa che si ottiene dopo essersi rivolti ad un terzo ente.

Si tratta di un vero e proprio debito in quanto tale somma deve essere restituita.

Ecco come si può dividere questo tipo di capitale:

  • a breve termine e quindi da restituire nell’arco di 12 mesi;
  • a medio a lungo termine e quindi da restituire in un periodo superiore a 12 mesi.

Nel debito a breve termine, il capitale di terzi appartiene al capitale circolante mentre il debito al medio o lungo periodo viene utilizzato per investimento in immobilizzazioni.

Nel momento in cui l’azienda utilizza delle risorse che vengono fornite da terzi, si va ad utilizzare il capitale di prestito il quale si divide in:

  • debiti di funzionamento, ossia dei debiti a breve termine, utile per trovare una soluzione a tutte le esigenze aziendali riguardo al corretto funzionamento di ogni impresa;
  • debiti di finanziamento, ossia dei prestiti a medio o a lungo termine, utili per fare in modo che l’impresa riesca ad aumentare la sua capacità produttiva. È molto importante che il finanziatore valuti il mercato oltre che sul profilo di rischio.

    Investimento aziendali- Oipamagazine.it

Inoltre, il capitale di terzi può essere soggetto ad una remunerazione obbligatoria che si divide in:

  • esplicita, ossia quando sono previsti degli interessi;
  • implicita, ossia quando ci si trova anche ad un aumento del costo della merce.

Visto che il capitale di terzi risulta essere un finanziamento di un soggetto terzo, fa parte dei debiti a breve o a lungo termine inserito poi all’interno del bilancio aziendale.

Qual è la differenza tra capitale proprio e capitale di terzi

Dopo aver ben compreso in cosa consiste il capitale proprio e il capitale di terzi, è importante fare una differenza fra questi due tipi di elementi.

La prima cosa da sapere è che il capitale di debito, differentemente da come accade dal capitale proprio, risulta essere soggetto ad una remunerazione che si può descrivere come obbligatoria.

Inoltre, la differenza molto importante si presenta nel fatto in cui il capitale di terzi risulta essere soggetto all’obbligo di rimborso con una scadenza anche se è possibile avvalersi di una proroga.

Invece, il capitale proprio non ha nessun tipo di scadenza in quanto viene descritto come a tempo indeterminato.

Tra le numerose differenza tra questi due tipi di capitali, sta nella presenza di un rischio d’impresa. Infatti attraverso il capitale di rischio, chiunque a partire dall’imprenditore fino ai soci, hanno la possibilità di perdere l’intera cifra investita. 

Si tratta di un qualcosa infatti che accade solo nel momento in cui l’azienda risulta essere insolvente a causa di perdite molto elevate che hanno portato a zero il capitale proprio.

In cosa consiste l’equilibrio finanziario

Utilizzare eccessivamente sia il capitale proprio che il capitale di terzi può causare dei squilibri molto gravi nell’azienda stessa.

Equilibrio finanziario- Oipamagazine.it

Ed è per questo motivo che ogni attività deve riuscire a trovare un equilibrio finanziario così da utilizzare proporzionatamente sia la prima che la seconda soluzione.

Ed è per tale ragione che bisogna seguire le seguenti norme:

  • ogni mobilizzazione, le quali risultano essere a lungo ciclo di utilizzo, vengono finanziate da fonti a lungo termine di sostituzione proprio come accade per il capitale insieme ai debiti a lungo termine;
  • l’attivo circolante si deve finanziare attraverso fonti a lungo termine di restituzione.

Per portare a termine una verifica quantitativa, è possibile procedere al ricorso di preciso indicatori matematici riguardo all’equilibrio patrimoniale-finanziaria i quali si dividono:

  • capitale circolante netto, ossia un qualcosa che si calcola tramite la formula attiva circolante- debiti a breve termine. Nel caso in cui il risultato risulta essere positivo, l’azienda è stata in grado di fare un corretto bilanciamento;
  • margine di copertura globale il quale nasce dalla formula capitale proprio + debiti a medio a lungo termine – immobilizzazioni. Nel caso in cui il risultato risulta essere positivo, l’azienda può finanziare ogni investimento autorevole attraverso le forme di finanziamento più adatte.