Ci sono delle novità in merito alle pensioni minime a 700 euro. Il Governo Meloni sta studiando i termini per portare le pensioni a tale importo.
La riapertura del cantiere delle pensioni è imminente. La Legge di Bilancio per il 2023 ha già delineato un aumento delle pensioni minime a 600 euro specifico per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni.
Inoltre, è stato rivisto il meccanismo di rivalutazione delle pensioni per il prossimo biennio.
Quest’anno verrà attuato un rialzo del 6,4%, con conseguente fissazione dell’importo minimo della pensione a 600 euro.
Tuttavia, il governo sta attualmente valutando la possibilità di aumentare ulteriormente tale importo, esclusivamente per i pensionati di età pari o superiore a 75 anni, fino a raggiungere i 700 euro al mese a partire dal 2024.
Al momento, queste voci mancano di una convalida ufficiale da parte della maggioranza di governo.
Nell’analisi che segue, esamineremo i rapporti più recenti che delineano le potenziali strategie del governo per aumentare le pensioni minime.
Pensioni minime a 700 euro: sarà possibile?
Nelle ultime ore si è speculato sulla proposta di aumentare le pensioni minime a 700 euro, a partire dal 2024.
È importante notare che si tratta solo di voci non confermate e non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali.
Tuttavia, questo progetto riveste una notevole importanza per la maggioranza del governo, in particolare per Forza Italia.
Forza Italia intende proseguire un progetto avviato dal compianto Silvio Berlusconi, che mirava a portare le pensioni minime a 1000 euro.
Tuttavia, è improbabile che questo aumento abbia effetto già dal prossimo anno. Invece, sarà probabilmente implementato gradualmente nel tempo. Un aumento improvviso e immediato imporrebbe un notevole onere finanziario allo Stato.
Nella Legge di Bilancio ci sono già disposizioni per il 2023, che prevedono un aumento fino a 600 euro.
Guardando al 2024, si spera che l’importo salga ulteriormente a 700 euro, per arrivare a un totale di 1000 euro entro la fine della legislatura.
Questo progetto è particolarmente ambizioso e si rivolge specificamente ai pensionati che ricevono il trattamento minimo e hanno più di 75 anni.
Senza dubbio, una cosa è certa: il prossimo anno vedrà una rivalutazione automatica legata direttamente all’inflazione, e questa rivalutazione sarà senza dubbio piuttosto significativa.
Nonostante il tasso di inflazione sia in calo, il mese di maggio ha visto impennate notevoli, toccando addirittura il 7,6%.
A parte la rivalutazione legata all’inflazione, c’è la possibilità che la maggioranza di governo intraprenda ulteriori azioni per aumentarla.
Queste speculazioni, tuttavia, sono ancora non verificate e saranno probabilmente deliberate durante i mesi estivi, con l’approvazione prevista solo verso la fine dell’anno.
Tenendo conto sia della rivalutazione annuale che della rivalutazione straordinaria, già finanziata con l’ultima manovra finanziaria, è del tutto ipotizzabile che le pensioni minime possano continuare a salire anche in futuro.
Pensione minima: a chi spetta?
La questione di chi ha diritto alla pensione minima è importante. Questa prestazione, offerta dall’INPS, è conosciuta sia con i termini di pensione minima che di trattamento minimo.
Funge da soglia che stabilisce il livello minimo di reddito pensionistico necessario affinché una persona mantenga uno standard di vita dignitoso.
Ogni anno, l’importo minimo della pensione viene rivisto per tenere conto dell’inflazione. Nel caso in cui un pensionato scenda al di sotto della soglia minima, viene riconosciuta l’integrazione minima.
I soggetti che non soddisfano i criteri di ammissibilità alla prestazione minima INPS hanno la possibilità di richiedere l’assegno sociale.
La responsabilità dell’integrazione del trattamento minimo ricade su chi? Per essere più precisi, è dovuto a circa 2,5 milioni di pensionati.
Tale integrazione è stata attuata con l’emanazione della Legge n. 638 del 1983, ed è applicabile a tutti i pensionati indipendentemente dalla loro età contributiva, a condizione che le loro pensioni non raggiungano le soglie minime previste dalla legge.
L’integrazione minima si applica a tutti i tipi di pensione, comprese quelle di vecchiaia, di prepensionamento, di reversibilità e ai superstiti, purché inferiori ai limiti di legge.
Aumento a 600 euro soltanto per quest’anno
Le pensioni minime subiranno un consistente aumento come previsto dalla Legge di Bilancio 2023. Nello specifico, per gli anni 2023 e 2024, si avrà un incremento di:
- 1,5% nel 2023;
- 2,7% nel 2024.
A partire da luglio dell’anno in corso entreranno in vigore gli incrementi programmati delineati nella strategia finanziaria 2023.
Il concetto di pensionamento subisce una valutazione più deliberata, anche se non universalmente. Tuttavia, questo sviluppo è indubbiamente positivo per circa 1,3 milioni di persone che sono andate in pensione.
L’aumento a 600 euro sarà attuato esclusivamente per i pensionati in possesso di un assegno pari all’assegno minimo e di età pari o superiore a 75 anni.
Tuttavia, anche i pensionati di età inferiore ai 75 anni vedranno un aumento delle loro prestazioni, anche se in misura minore.
Inoltre, le persone di età pari o superiore a 75 anni che percepiscono pensioni minime subiranno un ulteriore aumento di 6,4% nei loro pagamenti, per un importo totale del trattamento di 600 euro.
Come accennato in precedenza, le pensioni sono soggette ad aggiornamenti annuali e rivalutazioni per tenere conto dell’inflazione.
Per il 2022 l’importo della pensione è stato di 525,38 euro. Tuttavia, nel 2023, c’è stato un leggero aumento, portando il totale a 563,74 euro.