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Consumatori

La truffa dell’IBAN, fate molta attenzione: ci stanno cascando tantissime persone

Attenzione alla truffa dell’IBAN che si sta diffondendo a macchia d’olio e sta colpendo sempre più aziende e imprese italiane.

Truffa IBAN – Oipamagazine.it

Oramai sono conosciuti come “men in the middle“, che tradotto in italiano vuol dire “uomini che stanno nel mezzo”.

E non potrebbe essere un nome più appropriato per queste bande di astuti truffatori che si infiltrano in modo scaltro nei pagamenti digitali per arraffare tutto quello che trovano.

Questo è l’ultimo campo di battaglia nel mondo delle frodi finanziarie, e noi siamo qui a far luce su di esso, grazie ai numeri in escalation che la polizia postale e gli uomini della Guardia di Finanza stanno riscontrando in queste settimane.

Con il passare del tempo, questo fenomeno è cresciuto in modo esponenziale, soprattutto nel nord Italia. Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna sono le regioni più colpite da questo trend.

In queste zone, le imprese e le aziende hanno adottato nuove tecnologie d’informatica come norma. Ed è in questo quadro che operano i gruppi criminali, adottando una strategia ingannevolmente semplice da comprendere, ma incredibilmente complessa da eseguire.

Truffa dell’IBAN: come funziona?

Il meccanismo può essere spiegato in un attimo. Prendiamo ad esempio l’industria tessile nel nord Italia. È lì che il boom industriale è al suo apice.

Quindi, diciamo che un’azienda in questo settore conclude un accordo con un cliente, accettando di produrre e consegnare un lotto di materiali.

Truffa dell’IBAN-oipamagazine.it

Ora, come di consueto, al momento dell’invio della fattura, il team amministrativo dell’azienda tessile inserisce nel documento il codice IBAN. Questo codice è quello che il cliente utilizzerà per effettuare il pagamento. Fin qui tutto chiaro.

Ma giusto per chiarire per chi non conoscesse la procedura, l’invio di un file in formato PDF non è sempre l’unico modo per gestire tale operazione.

A volte, l’azienda potrebbe scegliere di fornire al cliente un link al proprio portale interno.

Così facendo, l’acquirente può comodamente accedere a tutti i dettagli necessari sul sito stesso, come il valore della commissione e le informazioni bancarie, per effettuare il pagamento senza il rischio che le informazioni vengano condivise su altre piattaforme facilmente accessibili, come il PDF file.

Ecco entrare in gioco i pirati informatici

È qui che le cose si complicano. Quella che sembra una decisione intelligente può rapidamente diventare un’arma a doppio taglio.

Proprio quando si pensava di aver scelto la strada migliore per evitare qualsiasi complicazione, i famigerati “intermediari” entrano in gioco e iniziano a creare problemi nel rapporto tra l’esecutore e il cliente.

Che tu ci creda o no, proprio quando il cliente accede al portale interno dell’azienda per controllare le proprie informazioni di pagamento, subdoli pirati informatici si intromettono e manomettono i dati che stanno cercando.

Hacker-oipamagazine.it

Questi fastidiosi pirati informatici hanno un semplice asso nella manica: devono semplicemente scambiare il codice IBAN originale con un altro appartenente a un conto in un altro paese.

E indovina? Quel conto è solitamente creato con un nome di società fasullo esclusivamente per raccogliere i guadagni illeciti dalle loro attività fraudolente.

La soluzione ufficiale alla crescente diffusione (e con modalità sempre varie) delle frodi su internet risiede nelle campagne di sensibilizzazione, che in questo momento non devono essere indirizzate solo ai comuni cittadini, ma anche agli imprenditori e ai dirigenti delle aziende: solo in questo modo si possono evitare situazioni molto sgradevoli come quelle riscontrate dalle autorità di polizia recentemente.