Nel momento in cui si parla di Durc, ossia del Documento Unico di Regolarità Contributiva, si fa riferimento ad un certificato in cui si va a dimostrare che un’azienda sia regolare con ogni pagamento oltre che verso tutti gli oneri assicurativi e previdenziali.
Vediamo come funziona il Durc, chi può farne ricorso e in che modo richiederlo.
Il Durc, non è altro che un documento che molte imprese devono richiedere per riuscire a dimostrare di avere ogni adempimento fiscale in regola.
Si tratta di un documento in cui, sia i cittadini che le imprese, possono percorrere due strade diverse e quindi effettuare richiesta telematicamente o cartacea.
Si fa riferimento ad un documento che deve essere richiesto per controllare la propria posizione, una richiesta che, nonostante sembra essere molto difficile da portare a termine, vede al suo interno delle procedure abbastanza semplici.
Non si dovrà fare altro che seguire con attenzione ogni istruzione e, nel momento in cui sorgesse qualche dubbio, chiedere aiuto ad un consulente o ad un commercialista.
Diversi sono i soggetti che possono richiedere il DURC, ossia:
Ecco i casi in cui si può procedere con la richiesta:
Il Durc è un documento valido per 3 mesi.
Per effettuare la corretta richiesta del Durc è necessario compilare, in ogni sua parte, un modulo che deve essere poi spedito.
Si tratta di un modulo che, se si sceglie la soluzione cartacea, può essere recuperato presso le Casse Edili, all’INAIL o all’INPS.
Invece, se si sceglie la strada telematica, non si dovrà far altro che accedere ai servizi on-line che il sito dell’Inps mette a disposizione. Anche le Pubbliche Amministrazioni devono inviare la richiesta telematicamente.
Per quanto riguarda i lavori edili, è importante che la richiesta cartacea sia presentata allo sportello unico delle Casse Edili.
Nel caso in cui invece si effettua l’accesso alle portale dell’INPS o dell’INAIL, l’azienda deve prima identificarsi attraverso un codice di accesso che è stato rilasciato dall’ente in questione.
Se invece si decide di accedere tramite il portale “sportello unico previdenziale” il modulo di in questione deve essere compilato attraverso una procedura informatica, la quale andrà rilasciare un codice identificativo della pratica.
Si tratta di un codice che viene dato solo dopo che è stata compilata la richiesta e il cui scopo è quello di controllare, di tanto in tanto, lo stato di avanzamento della pratica.
Il Durc verrà spedito tramite posta con una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Coloro che possiedono una casella di posta elettronica certificata, possono farsi inviare il documento tramite questo canale.
Nel caso in cui ne sia bisogno, si può anche chiedere una ristampa in più presso gli uffici delle Casse Edili, dell’INAIL o dell’INPS.
Per ciò che concerne i lavoratori autonomi, sia che hanno o meno dei dipendenti, ecco quali sono le regole su cui basarsi:
Nel caso in cui un’impresa si prende parte ad una gara pubblica, può effettuare la dichiarazione in cui afferma di aver assolto ad ogni obbligo contributivo.
In questa situazione, l’ente appaltante deve verificare che la dichiarazione sia veritiera e andando così a richiedere il Durc.
Nel caso in cui, dopo aver rilasciato questo documento, compaiono delle condizioni per le quali è necessario andare a cambiare la situazione, si dovrà dare una comunicazione tempestiva.
Ogni irregolarità, viene verificata da l’INAIL, dalla Cassa Edile e dall’INPS.
La verifica in questione si basa sulla norma in vigore e fa riferimento al giorno in cui si inoltra la richiesta oppure, nel caso in cui la data è assente, si prende come riferimento il giorno in cui si inoltra la richiesta oppure, nel caso in cui la data è assente, si prende come riferimento il giorno in cui il certificato è stato realizzato.
Basandosi sulle verifiche fatte, un’impresa può dirsi in regola nel momento in cui:
In caso di subappalto, l’impresa si può dire in regola solo se soddisfa i requisiti che l’impresa, la quale fornisce l’appalto, congeda.
In tale caso, il certificato in questione può essere rilasciato basandosi sulla situazione dell’azienda e, nel momento in cui si parla di subappalto, la regolarità fiscale si può dichiarare basandosi sul tipo di rapporto privatistico.
Nel momento in cui il Durc risulti negativo, ossia quando si presenta una situazione irregolare, si deve andare avanti diversamente, quindi trovando una soluzione che varia in base alla situazione che si presenta.
La prima fase spetta agli enti i quali danno inizio alle procedure per il recupero dei crediti.
Inoltre, l’azienda andrà a perdere l’appalto e non potrà più concludere contratti di questo genere, perdendo anche il diritto al pagamento delle liquidazioni.
Per ciò che concerne le imprese private, nel caso in cui il Durc risulti essere negativo, il rischio che si correrà è quello di vedersi sospendere il titolo abitativo oltre che alla concezione edilizia.
Inoltre, l’impresa non potrà più mettere le mani sull’attestazione erogata dalle SOA.
Come accade per ogni questione fiscale, anche il Durc, durante gli anni, ha subito molti cambiamenti adattandosi alle norme in vigore.
Infatti, nel corso degli ultimi anni, alcune norme hanno visto una grande modifica per quanto riguarda la richiesta del documento.
A partire dal 15 aprile del 2005, è stato dato inizio alla procedura on-line per richiedere e farsi rilasciare il Durc, un modulo che ancora oggi può essere compilato attraverso il modello cartaceo il quale può essere reperito presso una Cassa Edile, l’INPS o l’INAIL.
La forma unica telematica risulta essere l’unica soluzione per la richiesta del Durc per farsi rilasciare la concessione edilizia oppure per ottenere l’attestazione SOA.
Inoltre, dal primo gennaio del 2009, è stato inserito un cambiamento. Si tratta dell’obbligo per ogni impresa che lavora sotto il regime di appalto, di richiedere il Durc.
Fanno eccezione gli artigiani lavoratori in proprio che non hanno dipendenti.
Inoltre, a partire dal primo gennaio del 2015, il Durc passa da una validità di 120 giorni a 90 giorni.
Una delle ultime modifiche è inerenti alle credenziali nuove INAIL.
Dal 30 aprile del 2016, l’accesso può essere effettuato utilizzando un codice fiscale insieme ad un PIN personale il quale viene attribuito dal datore di lavoro.
In base a ciò che suggerisce l’INAIL, un consiglio da seguire è quello di trasferire ogni potenziale azione d’accesso, al locale rappresentante dell’azienda, il quale avrà poi il compito di abilitare un dipendente.
Così facendo, chiunque avrà la possibilità di portare a termine ogni provvedimento per conto del legale rappresentante.
Le aziende che possiedono un’organizzazione interna decisamente complessa, hanno la possibilità di chiedere supporto ad un amministratore di utenze digitali.