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Altro che 67 anni, a chi servono oltre 43 anni di contributi per andare in pensione

Oltre 43 anni di contributi in futuro per andare in pensione. Ciò vuol dire che non basteranno più 67 anni per godersi il meritato riposo.

43 anni di contributi -oipamagazine.it

Pianificare il proprio futuro pensionamento è diventato un compito impegnativo nel mondo di oggi.

I continui cambiamenti e le incertezze che circondano il sistema pensionistico rendono difficile immaginare come sarà il pensionamento.

La promessa del governo di una riforma delle pensioni si aggiunge alla complessità della situazione.

Sebbene la tempistica esatta sia incerta, si prevede che entro i prossimi cinque anni verranno implementati cambiamenti significativi.

Questa incertezza crea difficoltà per le persone che si avvicinano ai criteri di ammissibilità per specifiche misure pensionistiche.

Le prospettive pensionistiche future per queste persone sono fortemente influenzate dalla loro situazione lavorativa individuale e dalla situazione finanziaria complessiva.

Nel panorama attuale, la certezza è un bene raro, soprattutto se si guarda all’anno 2026. Il motivo per evidenziare questo anno specifico è dovuto alla probabilità di imminenti modifiche ai criteri sia per le pensioni di vecchiaia che per il pensionamento anticipato.

Questi hanno tradizionalmente rappresentato gli unici aspetti concreti e duraturi del sistema. Tuttavia, è importante notare che questa valutazione è subordinata alle circostanze attuali.

Serviranno oltre 43 anni di contributi per andare in pensione

L’attuale normativa del sistema pensionistico italiano prevede che, almeno fino all’anno 2026, i criteri di ammissibilità alla pensione di vecchiaia ruotano attorno al raggiungimento dell’età di 67 anni e all’aver versato contributi per un minimo di 20 anni.

Parimenti, fino al 2026, i requisiti per il pensionamento anticipato ordinario riguarderanno l’aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

Oltre 43 anni di contributi in futuro-oipamagazine.it

Cosa succede dopo? In un primo momento potrebbe emergere la possibilità di attuare ulteriori disposizioni in materia di prepensionamento, come l’attesissima quota 41 per tutti.

Tuttavia, le persone a cui mancano attualmente circa tre anni per ricevere la pensione di vecchiaia standard o le prestazioni di prepensionamento avrebbero meno certezze dopo il 2026 rispetto a quelle attuali.

Come è ampiamente riconosciuto, i regimi pensionistici sono strettamente legati alla durata media della vita della popolazione.

È proprio questa correlazione tra pensioni e aspettativa di vita che mette a repentaglio l’accessibilità delle pensioni di vecchiaia e di prepensionamento per gruppi specifici di lavoratori.

Per la pensione di vecchiaia non saranno più sufficienti 67 anni

Dopo il 2026, le persone che raggiungono l’età di 67 anni potrebbero incontrare difficoltà nel ritirarsi a quell’età, come è attualmente la norma.

L’aumento dell’aspettativa di vita tra gli italiani suggerisce che potrebbe essere necessario adeguare di qualche mese l’età pensionabile.

Di conseguenza, è probabile che anche l’importo versato per il pensionamento anticipato regolare aumenti in proporzione.

L’attuale normativa, che non ha tenuto conto dell’impatto della pandemia sui tassi di mortalità, non prevedeva modifiche per il biennio 2025-2026.

Pensione di vecchiaia – oipamagazine.it

Tuttavia, nonostante la diminuzione della vita media degli italiani, i criteri di accesso alla pensione non sono stati rivisti.

La traiettoria proiettata consente solo il progresso in avanti. Tuttavia, entro la conclusione di questo periodo biennale, si prevede che l’aumento dei prerequisiti previsti rientrerà probabilmente nell’intervallo di due o tre mesi.

Secondo quanto previsto dalla Legge 122 del 2010, l’incremento ammissibile è limitato ad un massimo di tre mensilità ogni due anni.

Di conseguenza, le persone che hanno deciso di andare in pensione nel 2027, ad esempio, potrebbero trovarsi a dover raggiungere l’età di 67 anni e 3 mesi per poter beneficiare delle prestazioni pensionistiche, a condizione che abbiano già accumulato i consueti 20 anni di contributi.

Invece, per le pensioni anticipate si passerebbe a un massimo 42 anni e 1 mese per le donne e per gli uomini di 43 anni e 1 mese.

Sempre in quest’ambito ci sarebbe da considerare sempre i 3 mesi di periodo per la data di inizio del primo pagamento di pensione.