In base alle ultime indiscrezioni, ad alcuni lavoratori sono stati accreditati 435 euro al mese in più sulla busta paga. A chi ci riferiamo? Scopriamolo.
I sindacati che rappresentano i lavoratori del settore bancario hanno presentato una proposta per affrontare l’erosione dei salari causata dall’inflazione.
Chiedono ulteriori 435 euro al mese in più lordi, che ammontano a circa 6mila euro l’anno, per compensare il calo del potere d’acquisto.
Tale aumento è specificamente mirato alla retribuzione media, e rientra nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale con l’ABI.
La piattaforma, avallata da tutti e cinque i sindacati di settore e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei 280mila iscritti, è stata ora presentata all’associazione dei banchieri.
Spetta ora all’associazione valutare le richieste e avviare una trattativa con le rappresentanze sindacali al fine di raggiungere un accordo.
Al via il negoziato per avere 435 euro al mese in più
Le banche hanno chiesto un aumento del rinnovo di un importante contratto nazionale, che è stato adeguato all’indice del costo della vita.
Questo aumento ha il potenziale per elevare ulteriormente l’attuale incremento di 200 euro che i lavoratori del settore assicurativo hanno già ottenuto.
A dicembre, l’Ania (Associazione Nazionale delle Imprese di Assicurazione) condurrà una valutazione per garantire che i salari siano adeguatamente allineati all’inflazione.
Questo esame serve come risposta all’impatto dell’inflazione sulla spesa, come discusso in precedenza.
Secondo i sindacati dei lavoratori del settore bancario, la loro proposta relativa al quarto livello prende in considerazione le tendenze inflazionistiche nel periodo dal 2023 al 2025, nonché la riassegnazione dell’aumento della produttività.
Inoltre, include la rivalutazione di ciascun componente all’interno della struttura retributiva, come set, indennità giornaliere e pensioni.
Inoltre, viene proposta una riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 37,5 a 35, che potrebbe potenzialmente portare a un aumento del compenso per le ore di straordinario.
Infine, si ipotizza un aumento dell’importo del buono pasto da 4 a 8 euro, che verrebbe esteso anche a chi svolge lavoro a distanza.
All’interno dell’articolata proposta in 190 punti presentata dai banchieri all’Abi, due sono gli aspetti cardine che spiccano nel perseguimento di un accordo.
In primo luogo, la materia dello smart working, di cui i sindacati chiedono una regolamentazione ampia ed efficace per contrastare le potenziali insidie dell’esternalizzazione e salvaguardare il fondamentale “diritto a uno spazio di lavoro fisico”.
Il secondo aspetto riguarda la “struttura contrattuale”, dove le banche stanno cercando di snellire il contratto nazionale per favorire il passaggio alla contrattazione di secondo livello aziendale.
La posizione assunta da Intesa Sanpaolo
La disfunzione dei termini pattuiti è stata causata dall’uscita di Intesa Sanpaolo dalla rappresentanza sindacale presso l’ABI.
Nonostante le trattative individuali con i suoi 75.000 dipendenti, l’amministratore delegato Carlo Messina, intervenendo al congresso del sindacato indipendente Fabi, ha espresso sostegno alle rivendicazioni dei lavoratori.
Afferma che “in un periodo di forte crescita della redditività, è del tutto inaccettabile negare sostanziali aumenti salariali ai dipendenti del settore bancario” (con specifico riferimento alla rinegoziazione dei contratti per i lavoratori di Intesa Sanpaolo).
Per frenare l’inflazione, la Banca centrale europea (BCE) ha attuato una serie di aumenti dei tassi di interesse negli ultimi 11 mesi.
Di conseguenza, le istituzioni finanziarie hanno registrato un aumento significativo della redditività, con utili netti che hanno raggiunto circa 15 miliardi di euro nel 2022.
La nostra precedente spiegazione ha delineato come questi aumenti dei tassi abbiano contribuito all’arricchimento delle banche.
Dato l’entusiasmo mostrato dalle istituzioni bancarie, non manca la volontà di adattarsi al mutevole panorama economico.
Tuttavia, la rapida apertura concessa da Intesa Sanpaolo ha creato sfide per l’Associazione Bancaria Italiana (ABI), in particolare per le banche più piccole che dispongono di meno risorse e assicurano una quota maggiore di contratti al salario minimo.