Chi ha iniziato a lavorare dopo il ’96 sarà sicuramente felice della buona notizia in arrivo dall’INPS. Vediamo di cosa si tratta.
Il confronto in corso tra governo e sindacati ruota attorno al tema della riforma delle pensioni, con particolare attenzione alla pensione di garanzia.
Mentre valutano numerosi fattori in vista della Legge di Bilancio 2024, si avverte un senso di urgenza dovuto all’imminente scadenza di disposizioni chiave come Opzione per le donne, Quota 103 e Ape sociale entro la fine dell’anno.
Di particolare rilievo l’assegno di garanzia per i giovani, che sarà al centro del dibattito a partire da mercoledì 12 giugno.
La questione del welfare per i lavoratori più giovani, in particolare quelli entrati nel mondo del lavoro dopo il 1996, è indubbiamente un tema delicato.
Per molti anni sono stati compiuti sforzi per trovare una soluzione che garantisse ai lavoratori che beneficiano del regime contributivo completo di ricevere una pensione equa, affrontando al contempo le questioni della precarietà del lavoro e dei salari inaccettabilmente bassi.
In arrivo l’assegno di garanzia, ma per chi?
L’ispezione di garanzia delle pensioni è destinata ai dipendenti assunti dal 1996 in poi, ossia quando è ufficialmente entrata in vigore la riforma Dini relativa al calcolo delle pensioni contributive.
Questo specifico gruppo di lavoratori è fortemente svantaggiato. Da un lato, il loro calcolo pensionistico si basa unicamente sul sistema contributivo, tagliando fuori così la possibilità di percepire l’integrazione minima, che è riservata ai pensionati con calcolo salariale.
Quando si considera questo particolare aspetto, può sembrare restrittivo, ma le circostanze diventano ancora più gravi se viste nel contesto dell’attuale ambiente di lavoro.
Il metodo utilizzato per il calcolo dei contributi pensionistici, in realtà, non sarebbe svantaggioso in senso compiuto se fosse accompagnato da forme di lavoro sicure ed equamente retribuite.
Purtroppo, ciò non è in linea con l’attuale situazione, caratterizzata dalle fratture causate dalla precarietà.
Tali fratture si manifestano nella crescente prevalenza di contratti a tempo determinato e in un progressivo calo delle retribuzioni rispetto agli anni precedenti.
Le proiezioni italiane in materia sono state nuovamente convalidate dalla Corte dei Conti nella recente Relazione 2023 sul coordinamento della finanza pubblica.
Assegno di garanzia: perché è necessario?
La Corte ha intrapreso un esame meticoloso dei dipendenti quarantenni in un rapporto completo che copre quasi 400 pagine.
Tale esame è stato condotto utilizzando un campione di 56.000 lavoratori. La Corte dei Conti si è concentrata sui lavoratori completamente tutelati dal regime contributivo, suddividendo il campione (che rappresentava poco meno di un nono del totale degli assicurati) in 11 categorie distinte.
Queste categorie differenziavano tra dipendenti del settore privato e pubblico, lavoratori autonomi, parasubordinati e agricoltori, consentendo un’analisi completa delle rispettive situazioni.
Il risultato è, come anticipato, abbastanza allarmante: uno sbalorditivo 28% di giovani lavoratori guadagna uno stipendio esiguo, inferiore a 28.000 euro, che ha inevitabilmente conseguenze negative sui loro contributi accumulati nel tempo.
Tuttavia, la categorizzazione dei lavoratori ha anche facilitato l’individuazione di distinzioni percepibili, alcune delle quali piuttosto marcate, tra i diversi gruppi.
In termini di stabilità, il settore sanitario e le forze armate sono in particolare le categorie più sicure, con un contributo medio rispettivamente di 178.000 euro e 235.000 euro.
Non va trascurata la disparità tra queste professioni e le altre, in quanto in 6 casi su 11 il capitale contributivo cumulato ai fini pensionistici non supera i 100.000 euro.
La disparità all’interno della situazione è abbastanza evidente se si considerano i guadagni degli agricoltori diretti, che affrontano alcune delle circostanze più difficili.
In media, i loro stipendi oscillano tra gli 11.000 ei 12.000 euro, con una magra media complessiva di appena 65.000 euro.
Anche gli attuali disoccupati non se la passano bene, con un reddito medio di 74.000 euro, anche se questo è comunque migliore di quello dei parasubordinati che ammontano a 54.000 euro.
I dipendenti privati, invece, registrano un certo miglioramento delle loro condizioni, sebbene permanga un significativo divario retributivo di genere.
Le lavoratrici guadagnano in media 117.000 euro, mentre i loro colleghi maschi guadagnano 138.000 euro.
Per “garantire a tutti una pensione dignitosa“, i sindacati chiedono che nel calcolo dell’assegno di garanzia si tenga conto dei periodi di disoccupazione, bassi salari e formazione.