Il tema dell’anticipo pensionistico, o pensioni anticipate per dirla meglio, tiene banco. Cosa potrebbe cambiare nel prossimo futuro? Andiamo a vederlo in questo articolo.
L’Italia ha messo in atto una strategia pensionistica globale, che comporterà inevitabilmente numerose modifiche.
Una modifica significativa potrebbe potenzialmente influire su Opzione Donna e, nel 2024, la formula dell’Ape sociale potrebbe subire notevoli aggiustamenti.
L’esito di questi cambiamenti dipenderà in gran parte dagli stanziamenti specifici effettuati dal governo. Ecco una panoramica di tutte le potenziali trasformazioni nell’ambito della previdenza sociale.
In arrivo i cambiamenti
Potrebbero esserci cambiamenti all’orizzonte per il settore pensionistico. Appare improbabile, invece, il ripristino delle norme dal 2022, che consentivano alle lavoratrici autonome di andare in pensione a 59 anni con 35 anni di contributi, e alle lavoratrici dipendenti a 58 anni.
Il 26 giugno il governo e le parti sociali non sono riusciti a raggiungere una decisione definitiva in materia di sicurezza sociale, portando a un rinvio al 5 settembre.
Si prevede che il ministro del lavoro, Marina Elvira Calderone, darà un indirizzo chiaro dopo aver considerato l’apporto dei sindacati.
Particolare attenzione sulle donne
Una possibile soluzione che appare più praticabile consiste nell’allargare la capacità della popolazione femminile complessiva di andare in pensione a 60 anni, senza condizioni specifiche legate all’occupazione o al numero di figli.
Attualmente, il pensionamento anticipato è disponibile solo per le donne che sono state licenziate, le persone disabili con un grado di invalidità pari o superiore al 74% e gli assistenti.
Un modello che si avvicina all’Ape sociale
Cresce la preoccupazione per la possibile nascita di un modello simile all’Ape sociale, in cui le persone possano accedere alla pensione a partire dai 60 o forse 61 anni, invece degli attuali 63 anni.
Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Politiche, suggerisce che il bacino dei pensionati potrebbe gradualmente espandersi attraverso l’attuazione del programma Ape Sociale.
Questa nuova iniziativa entrerà in vigore nel 2024 e sarà fondamentale un’attenta pianificazione basata sulle risorse economiche disponibili.
La misura, che attualmente dovrebbe rimanere in vigore fino al 31 dicembre 2023, è rivolta principalmente agli operatori sanitari, alle persone con un livello di disabilità del 74%, ai disoccupati di lunga durata e a coloro che svolgono occupazioni fisicamente impegnative.
Inoltre, le persone che hanno almeno 63 anni e non hanno diritto a una pensione diretta in Italia o in qualsiasi altro paese avrebbero diritto al sussidio.
Flessibilità in uscita
L’obiettivo del governo è quello di prolungare la quota 103 per il prossimo anno introducendo al tempo stesso alcune modifiche.
Queste modifiche possono includere la potenziale opzione di anticipare il pensionamento dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età.
L’amministrazione Draghi ha proposto questa misura, che prevede l’uscita dalla forza lavoro a 62 anni con 41 anni di contributi.
Uno scenario plausibile potrebbe prevedere un modello simile a Quota 41 per i soggetti che hanno adempiuto 41 anni di versamento contributivo.
Questo nuovo sviluppo potrebbe potenzialmente essere implementato nel 2025 e potrebbe esserci un annuncio anticipato riguardo alle specifiche del piano effettivo per il prossimo anno.
Bisogna attendere il prossimo incontro di settembre tra il Governo Meloni e le parti sociali per avere notizie più certe in merito.