Hai un parente che deve essere costantemente assistito e sei tu a dovertene prendere cura? Scopriamo se hai diritto o meno alla retribuzione.
Quando si invecchia molte persone avranno necessità di essere assistite in modo regolare. I figli, i nipoti o altri parenti della persona anziana possono scegliere di comune accordo fra loro e con il diretto interessato la scelta migliore da compiere. L’assistenza potrà avvenire a casa oppure presso case di riposo o altri luoghi maggiormente attrezzati.
Ogni scelta va ponderata in base alla singola gravità della situazione e alle possibilità economiche della famiglia. Se la persona anziana potrà essere assistita a casa, ecco che sarà possibile richiedere l’intervento e l’assistenza – parziale o totale – di una o di un badante.
L’operatore assisterà il paziente nel lasso di tempo concordato e non farà mancare mai nulla alla persona che necessita di cure. I parenti sceglieranno una persona affidabile e che abbia realmente esperienza con la situazione in cui riversa la persona da assistere.
In alcuni casi, però, può accadere che non si riesca a trovare una persona adeguata o che le risorse economiche non siano elevate per “convocare” una persona esterna nell’assistenza. Un parente che ha disponibilità di tempo e praticità nel campo, quindi, potrà decidere di assistere personalmente la persona che necessita di cure.
Cosa succede in questo caso? Egli potrebbe un giorno mettersi in regola dal punto di vista economico e richiedere una retribuzione adeguata alle ore passate con il parente? Di seguito, cercheremo di chiarire questo caso singolare e specifico.
Parente che agisce da badante: potrà essere pagato?
Un’assistenza temporanea alla persona malata potrà essere eseguita – se la situazione lo dovesse consentire – anche da un figlio, da un nipote o da un altro parente, a patto che egli abbia tempo a disposizione e un minimo di conoscenza delle cose da fare in tale ambito.
Nel caso in cui, però, la situazione dovesse andare per le lunghe, sono in tanti a decidere di chiamare una badante che faccia ciò come mestiere. Questa figura sarà regolarmente retribuita e tutto verrà concordato. Ci riferiamo alle ore di lavoro, alle modalità e a eventuali giorni di riposo.
Il parente, però, potrà anche decidere di continuare ad assistere personalmente il proprio familiare. Di recente, la Cassazione ha sentenziato come un parente non potrà avere diritto a una retribuzione fissa – come un normale dipendente – nel caso in cui esista un vincolo di parentela e di sangue.
Ci riferiamo, ovviamente, a una questione prettamente legale dal punto di vista contrattuale. L’anziano, poi, potrà scegliere di ricompensare il proprio parente come meglio crede. Il contratto, però, non potrà esserci per una sorta di contingenza dal punto di vista economico e, per così dire, “spirituale”.
Sarà, però, davvero sempre così? Scopriamo tutti i dettagli su questo argomento non proprio conosciuto da tutti.
Retribuzione stabile al parente che funge da badante: sarà possibile?
Da quello che abbiamo appena detto, quindi, sembrerebbe essere del tutto normale che un figlio o un nipote faccia da badante alla persona di famiglia, proprio a causa del vincolo di parentela. E tutto ciò assolutamente a titolo gratuito. Non potrà, quindi, ricevere un compenso obbligatorio da parte del parente più o meno prossimo.
Se, però, dovesse essere dimostrato che – oltre ai vincoli di parentela – esistano specifici aspetti relativi a una determinata subordinazione, ecco che la situazione in tal senso potrebbe cambiare.
In pratica, se l’assistenza dovesse limitare la persona nello svolgere una qualsiasi altra attività lavorativa, allora sarà possibile avere il diritto di ricevere una retribuzione fissa e stabile da parte del parente.
Sarà necessario, però, fornire prove concrete circa l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato. Gli orari dovranno essere vincolanti e dovrà essere dimostrato che non possa esistere nessun’altra soluzione assistenziale per il parente.
Fra i requisiti della subordinazione, inoltre, dovrà esserci anche la soggezione alle direttive della persona da assistere.
Solo in presenza di queste prove, il nipote o il figlio potranno avere diritto a una retribuzione. Senza tutto ciò, invece, la paga non dovrà essere corrisposta.