Donne in ‘pensione’ senza contributi, oltre 1000 euro mensili a questa categoria

Per quanto riguarda le donne in pensione senza contributi, si parla di oltre 1000 euro al mese per alcune categorie.

Facciata INPS
Facciata INPS – Oipamagazine.it

Per le persone che non hanno svolto un’attività lavorativa e non hanno i mezzi per versare contributi a qualsiasi fondo, esiste un’alternativa.

Anche in assenza di contributi, queste casalinghe hanno diritto a percepire una somma mensile superiore a 1.000 euro. Quanto segue delinea il processo attraverso il quale ciò è reso possibile.

Scegliere di dedicare esclusivamente il proprio tempo alla famiglia e alla manutenzione della casa è una vera e propria occupazione tutt’altro che semplice.

In realtà, ci sono numerosi potenziali pericoli e rischi che si nascondono dietro ogni angolo, dall’uso di elettrodomestici e prodotti chimici alla pulizia delle zone alte delle scale.

Inoltre, una momentanea perdita di concentrazione o un movimento improprio possono facilmente portare a lesioni, alcune delle quali possono essere gravi.

Di conseguenza, al fine di tutelare coloro che si dedicano alla cura quotidiana della propria casa e dei propri familiari, il legislatore ha reso obbligatoria la polizza assicurativa.

Questa polizza assicura anche un pagamento annuo di circa 1.500 euro in circostanze particolarmente gravi.

Tale obbligo si estende anche agli studenti che prestano regolarmente servizio in ambito domestico senza essere soggetti ad alcuna forma di subordinazione.

Oltre alla polizza stessa, le persone che lavorano come casalinghe hanno la possibilità di contribuire ad un fondo apposito e curato dall’INPS.

Tuttavia, ciò potrebbe non essere sempre vantaggioso poiché è necessario un certo livello di coerenza nei pagamenti mensili per garantire una pensione relativamente consistente.

Inoltre, se in passato sono stati versati contributi ad altri fondi previdenziali, non possono essere cumulati per aumentare l’importo della pensione.

Donne in pensione senza contributi

Per le persone che non sono in grado di versare contributi mensili consistenti per assicurarsi una pensione confortevole, esiste un’opzione alternativa.

Questa alternativa è nota come assegno sociale, un programma di assistenza economica volto a sostenere le persone in condizioni di disagio economico, con redditi inferiori a determinate soglie che vengono ricalibrate su base annuale.

Donne in pensione senza contributi
Donne in pensione senza contributi – oipamagazine.it

Il valore monetario dell’assegno per l’anno 2023 è pari a 503,27 euro per una durata di 13 mesi. Nel caso in cui il richiedente sia coniugato, il limite di reddito annuo è fissato in 13.085,02 euro. Per le persone non coniugate il limite di reddito è fissato a 6.542,51 euro.

Per poter beneficiare dell’assistenza, le persone devono soddisfare diversi requisiti. In primo luogo, devono avere almeno 67 anni ed essere in possesso della cittadinanza italiana o possedere circostanze equivalenti.

Inoltre, devono aver risieduto in Italia per un minimo di 10 anni consecutivi e dimostrare un effettivo bisogno di sostegno.

Inoltre, le persone con gravi condizioni di salute possono richiedere un’indennità integrativa di circa 527 euro nel 2023.

Questa indennità è disponibile per coloro che non sono in grado di camminare senza assistenza o svolgere autonomamente le attività quotidiane.

L’indennità è specificatamente pensata per le persone con invalidità al 100% e, anche senza contributi pregressi, prevede un aiuto economico di oltre 1.000 euro.

Come fare

Per richiedere l’assegno sociale, i soggetti in possesso di tutti i requisiti anagrafici e reddituali previsti dalla legge possono scegliere di presentare domanda online attraverso l’INPS.

Altra possibilità è contattare il Contact Center al numero 803164 o 06164164, oppure inoltrare la domanda tramite gli enti di Patrocinio.

Per quanto riguarda l’assegno di accompagnamento è necessario avere un riconoscimento di invalidità al 100%.

Casalinga
Casalinga-oipamagazine.it

Una volta ottenuto, il medico curante dovrà fornire un certificato che sarà inviato all’INPS.

Tale certificato dovrebbe attestare la condizione invalidante che impedisce all’individuo di camminare o di svolgere autonomamente le attività quotidiane.

Successivamente, l’INPS informerà la persona del giorno e dell’orario in cui dovrà presentarsi davanti a una Commissione medica che determinerà se ha diritto all’assistenza.

Se la decisione è negativa, entro sei mesi dalla notifica del verbale negativo, l’interessato potrà ricorrere all’autorità giudiziaria tramite un legale.

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