Il coltivatore diretto è una figura di imprenditore in agricoltura che si adopera per coltivare i terreni in quanto proprietario degli stessi. Potrebbe essere anche usufruttuario o affittuario e occuparsi anche di bestiame. Vediamo quali sono i requisiti di questa figura lavorativa.
A differenza dell’imprenditore agricolo, il coltivatore diretto non si avvale di personale esterno ma deve lavorare personalmente e con la propria famiglia per 1/3 della forza lavoro che serve per le attività. In certi casi, il coltivatore diretto ha accesso all’agevolazione PPC. I contributi a livello previdenziale che deve versare sono il 24% ma hanno anche diritto, in alcuni casi di sostegni a livello contributivo.
E’ un lavoratore che segue le coltivazioni del terreno o segue il bestiame e lavora autonomamente o con la sua famiglia.
Per poter essere chiamato coltivatore diretto deve avere dei requisiti particolari. Come descritto sopra, deve lavorare con la sua famiglia per almeno 1/3 del fabbisogno e lo deve fare per almeno 104 giorni all’anno.
Se, per motivi vari, si lavorasse meno di 104 giorni, non si potrebbe qualificare come coltivatore diretto e non potrebbe usufruire del regime previdenziale dell’INPS.
Va detto che, con le nuove norme introdotte nel 2018, ci sono significative differenze tra imprenditori agricoli, imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti.
Con la Legge di Bilancio 2018, sono state delineate tra le norme, delle figure professionali che svolgono tutte un lavoro agricolo ma con significative differenze per poter individuare ruoli specifici nel settore:
Il coltivatore diretto, rispetto alle altre figure, ha diritto di prelazione sui terreni in affitto, dove lavora da almeno due anni, in caso di compravendita.
Ora vediamo quali requisiti deve avere un imprenditore per essere definito coltivatore diretto:
Il coltivatore diretto è obbligato all’iscrizione all’INAIL e all’INPS. E’ esonerato dall’iscrizione al Registro Imprese se il soggetto e la sua famiglia hanno fatturato meno di 7.000 euro all’anno. Diversamente, sono obbligati ad iscriversi al Registro Imprese.
Il coltivatore diretto che lavora un terreno in affitto, ha diritto di prelazione in caso di compravendita, nel caso in cui ha lavorato sullo stesso terreno per almeno 2 anni.
In caso il terreno sia di proprietà, spetta al coltivatore diretto, la prelazione sui terreni circostanti.
In caso di coltivatori diretti iscritti alla cassa assistenziale e previdenziale, hanno diritto ad un’agevolazione chiamata PPC e dà la possibilità di comperare con imposte agevolate i terreni:
Il coltivatore diretto deve iscriversi all’INPS in una gestione apposita dove i contributi sono versati nella cassa dei lavoratori agricoli autonomi dell’INPS.
Per quest’anno, i contributi sono al 24% per tutti senza distinzione di alcun tipo. A questi contributi si deve aggiungere anche il versamento INAIL :
La prima cosa da fare è aprire una partita Iva con un codice ATECO che riguarda l’attività.
Bisogna poi iscriversi alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura e successivamente aprire la posizione come autonomo agricolo all’INPS e iscriversi all’INAIL.
Per andare avanti attraverso questo percorso, è molto importante che vengano rispettati i requisiti sia oggettivi che soggettivi e possedere un qualsiasi tipo di diritto sul terreno dove si ha intenzione di svolgere l’attività.
Il Comune presso il quale si svolge il lavoro, va a rilasciare un certificato apposito, un documento che dura un anno e che si può rinnovare.