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Cambiati gli importi, cosa cambia con le pensioni: chi troverà una cifra diversa

Cosa cambia con le pensioni in questo 2023? Gli importi sono cambiati e così diversi pensionati si sono ritrovati con cifre diverse sul cedolino.

Cambiati gli importi -oipamagazine.it

Quali sono le modifiche significative alle somme pensionistiche che spesso vengono trascurate ma che hanno gravi conseguenze?

Mentre le pensioni minime hanno visto un aumento, tutte le pensioni hanno registrato un aumento dall’inizio dell’anno, grazie alla consueta rivalutazione annuale degli importi. Inoltre, si va verso ulteriori trasformazioni e adeguamenti delle somme pensionistiche.

Tali modifiche sono conseguenza dell’imminente riforma fiscale, che mira a modificare le aliquote Irpef per la tassazione dei redditi, nonché dei nuovi provvedimenti attualmente in fase di deliberazione da parte del governo.

Tali misure comprendono la riduzione dell’imposta sulle tredicesime e ulteriori aumenti generali degli importi pensionistici.

Vale la pena notare che ci sono anche modifiche significative alle pensioni di natura più grave, che spesso non vengono menzionate.

Cosa cambia con le pensioni

Le rettifiche degli importi pensionistici, non esplicitamente dichiarate ma di rilevante importanza, attengono alla legittima rivalutazione delle pensioni.

Tuttavia, questa rivalutazione è stata notevolmente ridotta e risulta inferiore alle aspettative iniziali.

Come comunemente inteso, l’adeguamento annuo delle pensioni è determinato dall’andamento dell’inflazione e dai prezzi al consumo Istat.

Cosa cambia con le pensioni – Oipamagazine.it

Alla fine del 2022, l’inflazione ha raggiunto un tasso di quasi l’11%. Per garantire il mantenimento del potere d’acquisto dei pensionati, è stato previsto che le pensioni sarebbero state rivalutate di almeno il 10%.

Sfortunatamente, queste aspettative non sono state soddisfatte, in quanto l’indice di rivalutazione si è rivelato inferiore.

L’indice di rivalutazione provvisorio delle pensioni nel 2023 è stato fissato al 7,3%, ma non è stato applicato in modo uniforme.

Vale la pena notare che negli ultimi anni la rivalutazione delle pensioni è stata saltuariamente limitata per importi superiori, materia sulla quale la Corte Costituzionale si è pronunciata più volte.

Tuttavia, il Governo Meloni ha provveduto ad adeguare la percentuale di rivalutazione delle pensioni per l’anno in corso, discostandosi dalle aliquote in vigore l’anno precedente.

Rivalutazioni pensionistiche: le cifre

Cosa cambia con le pensioni, quindi? Ci sono state tre precedenti percentuali di rivalutazione, ognuna con il proprio valore. Queste percentuali sono le seguenti:

  • 100% sulle pensioni di tre volte il minimo, pari a massimo 062 euro lordi;
  • 90% sulle pensioni da tre a cinque volte il minimo, pari a un massimo di 2577,90 euro lordi;
  • 75% sulle pensioni più di cinque volte il minimo, maggiori di 577,90 euro lordi.

La rivalutazione delle pensioni per quest’anno non è stata calcolata uniformemente al tasso del 7,3% per tutti i percettori.

Invece, il governo ha stabilito sei nuove fasce di reddito, ciascuna con una propria percentuale specifica per l’adeguamento.

Questi scaglioni determinano le diverse aliquote alle quali verranno ricalcolate le pensioni e sono i seguenti:

  • 100% sulle pensioni pari a 4 volte il minimo, ossia di 100 euro lordi al mese;
  • 85% sulle pensioni pari a 5 volte al minimo, ossia di 626 euro lordi al mese;
  • 53% sulle pensioni pari a 6 volte il minimo, ossia di 150 euro al mese;
  • 47% sulle pensioni pari a 8 volte il minimo, ossia di 200 euro al mese;
  • 37% sulle pensioni pari a 10 volte il minimo, ossia di 250 euro al mese;
  • 32% sulle pensioni maggiori di 10 volte il minimo.

Con l’entrata in vigore delle percentuali aggiornate di rivalutazione delle pensioni, si registra una diminuzione della rivalutazione di tutte le pensioni ad eccezione di quelle più basse.

Di conseguenza, gli importi effettivi delle pensioni sono inferiori a quanto inizialmente previsto. È importante notare che la variazione significativa degli importi delle pensioni non dipende esclusivamente dall’indice di rivalutazione più basso stabilito.

Infatti, è la rivalutazione incompleta di tutte le pensioni che contribuisce in larga misura alla riduzione complessiva dei loro importi, ad eccezione di quelle più basse.

Cosa accadrà nel 2024?

È molto probabile che lo stesso problema di una rivalutazione annuale inadeguata della pensione per il 2024 possa ripresentarsi nell’anno successivo.

Ciò avrà l’effetto di alterare ulteriormente l’effettivo ammontare delle pensioni da erogare rispetto ai diritti spettanti.

Innegabilmente, c’è stata una diminuzione dell’inflazione rispetto agli ultimi mesi dell’anno precedente. C’è ottimismo sul fatto che questa tendenza al ribasso persisterà.

Tuttavia, le proiezioni relative all’inflazione indicano che probabilmente chiuderemo l’anno con altra inflazione.

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Attualmente si attesta a circa il 6-7% e c’è la possibilità che rimanga a questo livello o si stabilizzi al 7% entro la fine dell’anno. Si spera in una successiva contrazione.

Tuttavia, sembra altamente improbabile che l’indice di adeguamento delle pensioni per il 2024 sia fissato al 7% o addirittura all’8%.

Ciò è dovuto al fatto che l’aumento del 7,3% di quest’anno era già un tasso storico di adeguamento delle pensioni.

Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2024, accanto alla nuova rivalutazione annuale, sarà necessario ricalcolare le pensioni sulla base dell’indice definitivo di quest’anno, che si attesta all’8,1% ed è già stato stabilito.

Tuttavia, a differenza degli anni precedenti in cui i ricalcoli delle pensioni avvenivano a fine anno con gli adeguamenti dei pagamenti effettuati a dicembre, questo nuovo indice entrerà in vigore solo a partire dall’anno successivo.