Come possono donne uomini andare in pensione a 53 anni? Basta che abbiano un requisito specifico. Andiamo a vedere quale.
Il sistema pensionistico italiano deve affrontare una sfida significativa sotto forma di numerose normative che hanno concesso nel tempo deroghe all’età pensionabile legale per gruppi specifici di lavoratori.
Queste eccezioni includono l’introduzione delle baby pensioni nel 1969 e le opzioni di prepensionamento risultanti da varie crisi del settore.
Inoltre, ci sono nove tutele per i primi pagatori come APE, Opzione Donna e Quota 100. Questa complessa rete di regolamenti ha creato quella che il professor Alberto Brambilla ha giustamente descritto come una “giungla della pensione”.
Di conseguenza, l’età pensionabile effettiva è stata abbassata, spesso senza la dovuta considerazione nelle discussioni sui requisiti pensionistici e nelle successive decisioni politiche.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio pensioni INPS e rielaborati nel Decimo Rapporto su “Il bilancio del sistema previdenziale italiano e l’andamento economico e demografico delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2021” pubblicato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, è possibile giustapporre l’età pensionabile ufficialmente obbligatoria con l’età media pratica in cui gli individui iniziano effettivamente il pensionamento.
Nel 1997, l’età richiesta per gli individui nel settore privato per poter beneficiare di una pensione di vecchiaia differiva in base al sesso.
Gli uomini dovevano avere 63 anni mentre le donne dovevano avere 58 anni. Inoltre, le persone dovevano avere un record contributivo minimo di 18 anni.
A quel tempo, l’età media alla quale le persone andavano effettivamente in pensione era di 63,5 anni per gli uomini e 59,3 anni per le donne.
Uniformata nel 2018 l’età pensionabile
Nel 2018 l’età legale per la pensione di vecchiaia è stata uniformata indipendentemente dal sesso o dall’attività lavorativa dell’anno precedente.
Dal 2019 al 31 dicembre 2024 l’età legale per la pensione di vecchiaia è rimasta fissata a 67 anni, come precisato dal decreto del MEF del 27 ottobre 2021.
I dati più recenti del 2021 indicano che l’età media di pensionamento è 67,3 anni, che supera il requisito di età legale di 67 anni.
Nel 1997, i requisiti per percepire una pensione di anzianità erano 35 anni di contributi e un’età minima di 52 anni, oppure 36 anni di anzianità a qualsiasi età.
Alla data di entrata in vigore, l’età media per gli uomini era di 56,5 anni e per le donne di 54,4 anni, entrambi superanti l’età legale.
Tuttavia, negli ultimi anni, l’età media per l’inizio del pensionamento di vecchiaia/anticipo è costantemente diminuita a causa dell’attuazione di vari programmi di uscita anticipata.
Al 2021 l’età media per gli uomini è di 61,8 anni (rispetto ai 62,5 del 2019 e 61,9 del 2020), mentre per le donne rimane di 61,3 anni (rispetto ai 62,4 del 2019 e 61,3 del 2020).
In media, considerando sia gli uomini che le donne, l’età effettiva per il pensionamento anticipato scende ulteriormente a 61,6 anni, contro i 62,2 anni del 2019 e i 61,7 del 2020.
Senza alcuna eccezione, l’età del pensionamento anticipato sarebbe stata significativamente più alta.
Quota 100, Quota 102 e Quota 103
Si segnala che nel periodo dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2026 sono stati sospesi gli adeguamenti alla speranza di vita per i requisiti contributivi per l’esodo.
Ciò si applicava a individui di tutte le età e per gli uomini era richiesto un minimo di 42 anni e 10 mesi di anzianità, mentre le donne avevano bisogno di almeno 41 anni e 10 mesi di anzianità.
Inoltre Quota 100, che richiedeva ai soggetti di avere almeno 62 anni (senza considerare l’aspettativa di vita) e 38 anni di anzianità, dal 1° aprile 2019 è stata classificata come pensione di vecchiaia/anticipo.
Lo stesso principio si applica alla Quota 102 (che richiede ai soggetti di avere 64 anni e 38 anni di contributi) e alla Quota 103 (che richiede ai soggetti di avere 62 anni e 41 anni di contributi).
Un’altra opzione per il pensionamento anticipato è Opzione Donna, che è stata inizialmente introdotta come esperimento nel 2004 ed è stata prorogata anno dopo anno.
Per il 2022 ha stabilito un minimo di 35 anni di contributi e un’età minima di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome.
Nel 2023 è stato mantenuto il requisito di 35 anni di contributi, ma l’età è stata portata a 60. È previsto però uno sconto di 1 anno per figlio, fino a un massimo di 2 anni.
È importante notare che possono accedervi solo i lavoratori in possesso dei requisiti entro il 31 dicembre 2022, che siano badanti, abbiano un indice di invalidità pari almeno al 74%, siano stati licenziati o lavorino per aziende con tabella di crisi attiva.
Quando si esaminano le complessità associate alla vecchiaia, comprese le considerazioni sull’anzianità, il pensionamento e il prepensionamento, diventa evidente che l’età media effettiva di pensionamento nel 2023 è di 64,3 anni.
Questa età media tiene conto delle diverse proporzioni di uomini e donne, con gli uomini che rappresentano il 60,8% e le donne che rappresentano il 39,2% dei due sessi.
Di conseguenza, l’età pensionabile degli uomini, che si attesta a 64,1 anni, ha un peso maggiore di quella delle donne, che è di 64,6 anni.
In particolare, l’età pensionabile per le donne è aumentata gradualmente nel tempo, in particolare dal 2014.
Questo spostamento ha comportato un calo significativo del numero di donne che percepiscono pensioni di vecchiaia e ha anche diminuito la prevalenza del percorso di anzianità/retribuzione come uscita strategia, anche se in misura limitata.
Questo percorso ha tradizionalmente favorito gli uomini con incarichi più lunghi e carriere ininterrotte.
Donne e uomini in pensione a 53 anni: è possibile?
Andare in pensione quando si preferisce non è consentito dal sistema di previdenza sociale. Anche dopo 35 anni di contribuzione, il pensionamento a 53 anni non è possibile.
Infatti, per andare in pensione indipendentemente dall’età, alle donne è richiesto un minimo di 41 anni e 10 mesi di contributi. Gli uomini, invece, devono contribuire per un anno in più.
Se scegli di versare contributi volontari, l’INPS stabilirà l’importo del pagamento e ti informerà una volta accolta la domanda di autorizzazione.
Tuttavia, è importante notare che il pagamento per tre anni di contributi volontari richiede un periodo di tre anni.
Questo perché i pagamenti non possono essere effettuati in un’unica soluzione; invece, devono essere pagati trimestralmente per tutto il periodo specificato.
Sia che effettui, quindi, i versamenti volontari, sia che continui a svolgere l’attività lavorativa, la distanza tra te e il momento in cui potrà andare in pensione è ancora di circa 10 anni.