Arriva una beffa dall’INPS: diversi pensionati si ritroveranno con il cedolino ridotto. Vediamo chi rischia di ritrovarsi con soldi in meno.
Chi subisce cambiamenti negli importi delle pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità a luglio, nonché le ragioni di tali cambiamenti?
Nel mese di luglio si registrano gli adeguamenti delle pensioni di reversibilità, di vecchiaia e di invalidità, con conseguenti sia incrementi che decrementi.
Tali adeguamenti dipendono dallo specifico pensionato che riceve i benefici e dalle circostanze specifiche che circondano il loro diritto a tali benefici.
Per chi aumenta la pensione a luglio
Il mese di luglio determina l’aumento delle pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità per gli aventi diritto alla quattordicesima.
Tale incremento è conseguente all’aggiunta alla quattordicesima mensilità della normale rivalutazione della pensione del 7,3%, con conseguente aumento della pensione di luglio per chi percepisce il minimo.
A partire dalla quattordicesima mensilità, hanno diritto alla pensione coloro che hanno compiuto almeno 64 anni e già beneficiari di prestazioni, ossia:
- pensione anticipata ordinaria;
- pensione di vecchiaia;
- pensione di reversibilità;
- pensione di inabilità o invalidità.
Quest’anno, la quattordicesima vedrà un leggero aumento di valore. Per determinare la rivalutazione delle pensioni si dovrà tener conto del reddito massimo complessivo dei pensionati.
È fondamentale che tale reddito non superi di 1,5 volte la retribuzione minima annua percepita dai lavoratori che contribuiscono al fondo pensione.
Tale norma è in vigore dal 2016 e, a partire dal 2017, il reddito non deve superare il doppio del versamento minimo annuo per i dipendenti che concorrono al fondo.
Alla luce del fatto che il salario minimo mensile per l’anno 2023 è pari a 563,74 euro, i titolari di pensione hanno diritto alla quattordicesima mensilità.
Tale prestazione è concessa ai pensionati il cui reddito personale (escluso quello del coniuge) non superi 14.657,24 euro annui.
L’incremento delle pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità avverrà nel mese di luglio, includendo anche le pensioni minime.
In particolare, l’aumento di luglio si applica a coloro che percepiscono pensioni minime, elevando l’importo dagli attuali 563,74 euro a 572,20 euro.
Inoltre, per chi ha più di 75 anni, l’importo passerà da 563,74 euro a circa 600 euro, più precisamente 599,82 euro. Inoltre, gli arretrati accumulati saranno integrati dagli incrementi calcolati.
Cedolino ridotto per questi pensionati a luglio
Anche se non è così per tutti i pensionati, vale la pena notare che c’è una fluttuazione nella reversibilità, così come le pensioni di vecchiaia e invalidità.
In particolare, in determinate situazioni, le pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità subiscono una diminuzione nel corso del mese di luglio.
Chi, invece, sceglie di non percepire la quattordicesima e chi non percepisce alcun aumento di pensione, osserverà un decremento del cedolino pensione di luglio rispetto ai mesi precedenti.
La pensione di reversibilità, vecchiaia e invalidità subisce nel mese di luglio un decremento per effetto delle deduzioni e dei conteggi fiscali, portando ad una riduzione degli importi netti pensionistici di diverse centinaia di euro.
Le pensioni mensili, escluse le pensioni di reversibilità, sono soggette al calcolo dell’Irpef e delle addizionali locali, in particolare Irpef regionale e comunale.
Si segnala che tali addizionali hanno registrato incrementi significativi, in particolare in alcuni comuni e regioni, contribuendo così alla diminuzione complessiva degli importi pensionistici netti.
Nel mese di luglio, l’importo delle pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità viene ridotto per effetto delle trattenute.
Qualora dalle verifiche effettuate dall’INPS emergano rettifiche fiscali dovute al pensionato, i rimborsi saranno imputati direttamente alla pensione.
Viceversa, qualora vengano individuate rettifiche del debito, l’INPS procederà con rate mensili al recupero del debito tributario.
Questo vale per i pensionati con un reddito annuo di pensione inferiore a 18.000 euro e un debito Irpef superiore a 100 euro. Il recupero del debito tributario sarà scaglionato in rate costanti in un massimo di 11 mesi.
A marzo sono già state applicate le detrazioni ai pensionati che percepiscono un reddito annuo da pensione superiore a 18.000 euro.
Inoltre, anche i pensionati con un reddito pensionistico annuo inferiore a 18.000 euro e un debito Irpef inferiore a 100 euro hanno avuto le dovute detrazioni.