Molti si chiedono chi andrà davvero in pensione nel 2024. L’INPS e il governo non sanno ancora dare notizie precise in merito.
La risposta del governo alla domanda su come le persone andranno in pensione nel 2024 rimane incerta e potrebbe essere dovuta a una mancanza di conoscenza o a una scelta deliberata di non divulgare informazioni.
Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha confermato questa ambiguità affermando che il progetto di riforma delle pensioni sarà svelato solo una volta determinate le risorse finanziarie per la prossima legge di Bilancio.
Ciò significa che l’annuncio non avverrà prima dell’approvazione della nota di aggiornamento al Def, prevista per fine settembre.
Tuttavia, il governo è pienamente consapevole del fatto che ci sarà una scarsità di risorse disponibili per le pensioni.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che una parte significativa dei fondi recuperati con la manovra sarà destinata al finanziamento della riforma fiscale.
Tali fondi, inoltre, saranno utilizzati anche per sostenere gli sgravi fiscali che hanno contribuito alla crescita delle retribuzioni.
Invece di riconoscere la sfida di trovare una soluzione che possa soddisfare le esigenze dei lavoratori senza gravare troppo sui conti, il governo sembra scegliere di ritardare.
Con i fatti accaduti lunedì 26 giugno, ci sono stati tre incontri sulla riforma delle pensioni. Questi incontri sono stati etichettati come “interlocutori” e quindi inconcludenti dai sindacati.
Forse il governo sta incontrando difficoltà nel fornire una risposta definitiva all’inchiesta relativa alle persone che avranno la possibilità di andare in pensione nel 2024.
È possibile che sia alle prese con la sfida di formulare una risposta che, considerando gli impegni presi durante il periodo elettorale, potrebbe potenzialmente suscitare una significativa disapprovazione pubblica.
Legge Fornero di nuovo nel 2024?
L’idea di un ritorno alla legge Fornero è stata oggetto di discussione. Anche i sindacati stessi ne hanno parlato prima dell’incontro con il governo al ministero del Lavoro.
Solo un anno prima, Matteo Salvini si era impegnato a erigere barriere in risposta alla mancata azione del governo Draghi nell’impedire un completo ripristino della legge Fornero.
Tuttavia, la crisi di governo, le successive elezioni e la vittoria del centrodestra hanno portato all’attuazione della Quota 103.
Questa misura alternativa, con pensionamento a 62 anni e 41 anni di contributi, è stata introdotta in sostituzione della normativa stabilito dalla riforma del 2011 carica di tensioni.
Le proiezioni del governo per Quota 103 sono state inferiori alle aspettative, poiché si è rivelata molto meno allettante di quanto inizialmente previsto. In contrasto con i 41.000 pensionamenti stimati, il conteggio attuale è di soli 17.000.
Non si può sottovalutare l’impatto di Quota 103 nell’impedire una piena regressione alla legge Fornero.
Anche ora, nel 2023, è imperativo considerare i regolamenti implementati nel 2012 quando si discute delle opzioni di pensionamento.
Questi includono il requisito di aver compiuto 67 anni e aver contribuito per 20 anni per poter beneficiare di una pensione standard.
Inoltre è possibile il pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi di contributi, con una leggera riduzione per le donne, indipendentemente dall’età.
Tuttavia, è importante notare che Quota 41 è applicabile solo a un gruppo selezionato di primi lavoratori.
Per i soggetti che hanno versato i contributi solo dopo il 1° gennaio 2023 sono previste due tipologie di pensione.
La prima è la pensione di vecchiaia, che può essere richiesta all’età di 71 anni con un minimo di 5 anni di contributi.
La seconda è la pensione anticipata, che può essere richiesta all’età di 64 anni con un minimo di 20 anni di contributi, a condizione che l’importo complessivo accumulato sia inferiore a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale.
Chi andrà in pensione nel 2024?
Una volta determinate le risorse disponibili, il governo stabilirà le opportune misure di accompagnamento a tali determinazioni.
Tuttavia, è importante riconoscere che le risorse saranno limitate, rendendo impraticabile un’importante revisione.
Pertanto, per il momento, è opportuno accantonare ogni aspettativa di attuazione della “Quota 41” per tutti i privati, nonostante la sua continua menzione da parte di alcuni esponenti della maggioranza. Inoltre, il governo sembra deciso a interrompere il programma Opzione Donna.
In futuro, è probabile che un punto di riferimento distinto sarà designato specificamente per le donne, simile a un ruolo sociale come ape sociale.
In merito a quest’ultimo, vi sono indicazioni di una prossima affermazione nel 2024 (visto che l’attuale provvedimento scade a fine anno).
Questa affermazione può potenzialmente comportare un’espansione del pubblico, comprendendo ulteriori progetti ad alta intensità di lavoro.
Le richieste dei sindacati sono state ritenute insufficienti, portando alla bocciatura di Quota 103.