In questo articolo utilizzeremo le analisi di un famoso gruppo immobiliare per determinare qual è la città italiana più cara dove comprare casa.
Il 2023 si presenta come un anno di espansione per il settore immobiliare in Italia, sebbene avvenga in un contesto ancora segnato dalla distinzione tra regioni settentrionali e meridionali.
Nei primi tre mesi del 2023 si è registrato un aumento dello 0,2% dell’indice dei prezzi delle abitazioni per gli immobili sul mercato rispetto al trimestre precedente. Inoltre, c’è stato un aumento dell’1,8% rispetto al corrispondente periodo del 2022.
L’Ufficio Studi di Idealista, importante portale immobiliare in Italia, ha confermato ufficialmente questi risultati attraverso il loro ultimo indice dei prezzi di vendita.
Secondo questo rapporto, il valore medio nazionale per metro quadrato è stimato in 1.847 euro. Tuttavia, la domanda rimane: qual è il costo effettivo per l’acquisto di una casa?
L’acquisto di una casa nelle principali città d’Italia richiede in media 6,9 stipendi annui. Tra queste città, Milano si distingue come la più costosa, richiedendo un periodo di risparmio più lungo.
Con un prezzo medio di 4.138 euro al metro quadro, Milano detiene il titolo di città più cara d’Italia. Ci vogliono circa 13,2 anni di stipendio medio per permettersi una casa a Milano.
Seguendo a ruota, Roma richiede 9,2 anni di stipendio, mentre Firenze richiede 9,1 anni. Al contrario, Palermo e Genova sono le città in cui è richiesta la retribuzione annua più bassa, rispettivamente con 3,6 e 3,3 anni.
Il rapporto dell’Ufficio Studi Tecnocasa
L’Ufficio Studi del gruppo Tecnocasa ha recentemente pubblicato un rapporto che fornisce una panoramica completa del mercato immobiliare nelle principali città italiane.
Questo rapporto si concentra sull’andamento dei prezzi delle case durante la prima metà del 2022 e funge da prezioso riferimento per analizzare lo stato attuale del mercato.
L’indagine condotta dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa include una nota metodologica che permette di approfondire l’analisi.
I dati utilizzati nell’analisi riguardano il prezzo al metro quadrato di un tipico immobile usato. Questi dati sono stati raccolti dalle agenzie affiliate nelle principali città e sono stati rilevati nel giugno 2022.
Inoltre, l’analisi tiene conto anche delle retribuzioni monetarie contrattuali annuali guadagnate dai dipendenti a tempo pieno (esclusi i dirigenti).
Questi salari sono classificati per attività economica e tipo di contratto. I dati utilizzati per questa analisi sono ricavati dalla banca dati Istat e sono presentati al lordo delle detrazioni di imposte e contributi previdenziali.
Si è ipotizzato che l’intero reddito fosse destinato all’acquisto di un’abitazione di 85 metri quadrati. Nel condurre questo esame, il valore ultimo del salario è stato derivato da un’approssimazione.
Qual è la città italiana più cara dove comprare casa?
In passato, durante gli anni 2006 e 2007, c’era una domanda significativa di rendite per l’acquisto di case a causa del picco dei tassi di crescita dei prezzi.
In questo periodo la città con i costi abitativi più elevati in termini di anni di lavoro richiesti è stata Roma, con la cifra sbalorditiva di 14,8 anni. Seguono Milano con 14 anni e Firenze con 12,5 anni.
A partire dal 2008, in concomitanza con la crisi del mercato immobiliare, si è assistito ad un progressivo calo dell’economicità dell’acquisto di una casa, proseguito fino al 2017.
Tuttavia, con la successiva ripresa dei valori immobiliari, si è reso sempre più necessario destinare una parte più grande del proprio stipendio per l’acquisto di una casa.
Nel 2019, Milano è emersa come la città più costosa, richiedendo alle persone di dedicare 11 anni del loro stipendio all’acquisto di una casa. Questa tendenza continua a persistere fino ad oggi.
Salta all’occhio Genova che nel 2020 raggiunge il minimo delle annualità per comprare casa (3,3) a causa della significativa diminuzione di valore che la città ha subito dal 2007, una tendenza in calo che si è protratta nel corso degli anni. Nel 2007 a Genova erano necessarie 7,7 annualità.