Sono previsti 228 euro di aumento sullo stipendio di determinate categorie di lavoratori. Vediamo chi li riceverà.
Il prossimo decreto legge del governo, attualmente in fase di elaborazione, integrerà un nuovo schema finalizzato alla riduzione del costo del lavoro per una durata di sei mesi, a partire da luglio e fino a dicembre.
Tale riduzione sarà applicata retroattivamente, a partire dalla prossima rata di agosto. Invece di replicare il bonus di 200 euro della precedente misura di aiuto, l’esecutivo ha deciso di spostare l’attenzione verso il raddoppio dell’esenzione fiscale esistente per i lavoratori dipendenti.
Nello specifico, tale esenzione, attuata all’inizio dell’anno, sarà aumentata (in realtà di un importo superiore al doppio) per stipendi fino a 35.000 euro annui (equivalenti a 2.692 euro mensili).
La riduzione dei pagamenti esistente, che porta a un aumento proporzionale del libro paga, è dello 0,8%.
Inoltre, ci sarà un’ulteriore riduzione dell’1 per cento, con conseguente riduzione temporanea dell’aliquota contributiva del lavoratore al 7,39 per cento (in calo rispetto all’originario 9,19 per cento).
È importante notare che tale adeguamento non avrà alcun impatto sulla pensione futura degli interessati, in quanto lo Stato garantisce il disavanzo attraverso un contributo figurativo.
228 euro di aumento sullo stipendio
L’introduzione di nuovi adeguamenti salariali ad agosto avrà un impatto notevole. Secondo l’ipotesi attuale, tali aggiustamenti riguarderebbero anche il recupero dei benefici da luglio.
Inoltre, tenendo conto dell’aumento dello 0,8% fissato per il 2023, possiamo anticipare un aumento mensile.
Per le persone con redditi più elevati, tale aumento potrebbe ammontare a 75 euro, mentre l’impatto sarà proporzionalmente meno significativo per coloro che guadagnano meno stipendi.
Ad esempio, un individuo che guadagna 1.280 euro al mese vedrebbe un beneficio totale di 19 euro ad agosto, che si tradurrebbero in 228 euro all’anno.
In sintesi, l’effetto è direttamente proporzionale al livello di reddito, risultando in cifre assolute inferiori per i redditi più bassi.
È importante notare che questo meccanismo differisce dalla precedente misura di 200 euro, di cui beneficiavano principalmente coloro che avevano salari più bassi.
L’attuazione di tale misura per dipendenti e pensionati avrebbe comportato un costo di oltre sei miliardi di euro per il bilancio dello Stato.
L’approccio prescelto si concentra invece sulla riduzione dell’onere contributivo per i dipendenti, che potrebbe potenzialmente diventare una soluzione a lungo termine se l’attuale governo deciderà di sostenere questa strategia, come sostenuto dai sindacati.
L’indicizzazione
A partire da settembre i pensionati riceveranno un anticipo di rivalutazione della pensione, pari a circa il 2 per cento.
Questa decisione è in linea con l’attuale meccanismo di perequazione, che potrebbe non essere sufficiente dato il significativo aumento dei prezzi.
Tradizionalmente, i pagamenti delle pensioni vengono adeguati annualmente in base al tasso di inflazione dell’anno precedente.
Inizialmente, un aumento provvisorio dell’1,7% era previsto per il 2022 ed è stato attuato a gennaio. Tuttavia, tale percentuale è stata successivamente rivista al rialzo all’1,9%. Nel frattempo, nel 2023, il costo della vita ha iniziato a salire in modo significativo.
Pertanto, si è deciso di attuare modifiche significative a partire da settembre, con un incremento definitivo atteso da gennaio in poi.
Si prevede che questo aumento sarà su una traiettoria media notevolmente più alta, che si avvicina a circa l’8%, anche se c’è un potenziale calo nell’ultima parte dell’anno.
Per il governo la spesa prevista stimata dall’INPS ammonterebbe a circa 24 miliardi, come previsto dalla legge e comunque da mettere a disposizione.
Dal punto di vista dei pensionati, oltre all’impatto dell’inflazione, anche il ritorno a un meccanismo di indicizzazione più generoso a partire da quest’anno ha risvolti positivi.
Tale recupero è pressoché integrale, anche per chi ha redditi pensionistici più elevati, in quanto l’adeguamento si applica all’intero importo senza riduzione, seppur limitata ad una certa soglia.
Le altre misure
Il prossimo decreto conterrà l’ufficialità dell’eliminazione dei canoni di sistema sulle fatture per il quarto trimestre dell’anno.
Inoltre, lo sconto di 30 centesimi sul carburante sarà prorogato almeno fino alla fine di settembre, che è attualmente in vigore fino al 21 agosto.
La potenziale riduzione dell’IVA sui beni di prima necessità è ancora allo studio, con un’attenta riflessione sul suo impatto e sulla sua durata.