C’è chi sta già festeggiando per questa stupenda notizia: 600 euro di arretrati sulla pensione. Ma per quali categorie di pensionati?
L’attesa per la pensione minima degli anziani sta volgendo al termine. A luglio, dopo un periodo di sette mesi, entrerà in vigore l’aumento dei benefici stabilito dal governo, come delineato nella Legge di Bilancio finalizzata alla fine del 2022.
Tale aumento fissa il tasso che rivaluta le pensioni minime al 6,4% per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e all’1,5% per gli altri pensionati.
Inoltre, tale aumento andrà ad aggiungersi all’aggiustamento per la ripresa dell’inflazione. Di conseguenza, nel 2023, l’indennità minima per chi supera il limite di età passerà da 563,74 euro a 599,82 euro, mentre per gli altri pensionati salirà a 572,20 euro.
Per i soggetti che scendono al di sotto della soglia minima e non sono idonei all’integrazione, le maggiorazioni percentuali saranno applicate agli importi dovuti.
A partire dal 1° gennaio tutte queste modifiche, finanziate con un budget di circa 400 milioni, sono diventate obbligatorie per legge.
Ciò significa che a luglio i pensionati interessati riceveranno non solo l’indennità maggiorata, ma anche 6 mensilità di versamento retroattivo per il periodo compreso tra il mese di gennaio e il mese di giugno.
È importante notare che gli aumenti attuati per quest’anno sono temporanei e non permanenti. In altre parole, verranno gradualmente eliminate nel 2024 e sostituite da un aumento percentuale fisso del 2,7 per cento, indipendentemente dall’età dei destinatari.
Pertanto, questo cambiamento sarebbe un vero miglioramento per chi ha meno di 75 anni, ma una battuta d’arresto per gli altri.
C’è però un altro fattore che entrerà in gioco: a partire da gennaio 2024, per la maggior parte dei pensionati sarà attuato un nuovo adeguamento in base all’inflazione.
Questo aggiustamento, che include il recupero di eventuali mancati pagamenti dal 2023, dovrebbe superare il 6%.
600 euro di arretrati sulla pensione di queste categorie
La soglia minima per il trattamento sarebbe adeguata a circa 600 euro, con l’ulteriore aumento del 2,7 per cento applicato a tale importo.
Di recente l’INPS ha emanato una circolare che delinea le modalità tecniche degli aumenti dei pensionati, che si applicano alle pensioni già rivalutate e che raggiungono o scendono al di sotto della soglia minima.
Sono escluse dal calcolo le prestazioni assistenziali, le prestazioni non imponibili, le prestazioni accessorie e le prestazioni opzionali.
L’aumento è applicabile per ogni mese, compreso la tredicesima mensilità. Per le pensioni erogate nel 2023 e nel 2024, la rivalutazione addizionale e transitoria viene riconosciuta a partire dalla data di decorrenza della pensione e va applicata alla pensione complessiva lorda, purché non superiore a 563,74 euro.
Se un pensionato raggiunge l’età di 75 anni nel 2023, l’importo della sua pensione sarà adeguato a partire dal mese successivo al suo compleanno.
C’è anche una clausola di salvaguardia. Se l’importo complessivo della pensione è compreso tra il minimo INPS ei limiti (che è il minimo più l’ulteriore rivalutazione), sarà comunque concesso un aumento, ma solo fino al limite stesso.
Ad esempio, se una pensione lorda è di 568 euro, che è superiore al minimo di 563,74 euro, riceverà comunque un aumento fino a 572,20 euro o 599,82 euro.
Come viene fatta la rivalutazione
La rivalutazione segue la stessa periodicità della pensione (mensile, semestrale o annuale). Nel caso di trattamenti oggetto di accordi internazionali, il punto di partenza è l’importo lordo del compenso pro rata in Italia.
Infine, per le pensioni ai superstiti in comproprietà, anche se i versamenti sono separati, la rivalutazione è calcolata sulla base della pensione complessiva spettante a tutti i comproprietari e le prestazioni sono ripartite proporzionalmente alla percentuale di pensione dovuta.
Guardando al 2024, il governo sta contemplando un significativo progresso in termini di benefici assegnati esclusivamente alle persone di età pari o superiore a 75 anni.
La proposta è di aumentare questi benefici da 600 a 700 euro, decisione che comporterebbe una spesa di poco inferiore al miliardo di euro.
Questo aumento delle prestazioni fa parte di una strategia graduale che mira a raggiungere una stabilizzazione delle pensioni minime a mille euro entro la conclusione della legislatura.