Ci sono delle importanti novità che riguardano le auto alimentate a benzina. Andiamo a vedere di cosa si tratta.
La recente direttiva UE ha ampliato il suo campo di applicazione per includere il consumo significativo di carburanti che incidono direttamente sul costo della benzina e di altre fonti di carburante.
Nel 2023, il Parlamento e il Consiglio hanno varato una significativa riforma, nota come direttiva europea 959, che riguarda l’Emission Trading System (ETS).
Il sistema ETS regola lo scambio di quote di emissione di CO2 e dal 2005 funge da mercato per le imprese di determinati settori energetici e industriali.
Attraverso l’acquisizione di quote di emissione, queste imprese hanno ottenuto il permesso di rilasciare sostanze inquinanti. L’attuazione di questa riforma ha il potenziale per influenzare notevolmente gli automobilisti.
Il campo di applicazione della nuova direttiva comprende l’industria del trasporto marittimo e va a introdurre un mercato nuovo delle emissioni che si rivolge specificamente al trasporto su strada e al riscaldamento domestico.
Secondo la direttiva, le compagnie petrolifere si assumeranno la responsabilità di coprire i costi associati alle emissioni di CO2 prodotte durante la produzione di carburante.
Tuttavia, è inevitabile che questi costi aggiuntivi vengano trasferiti al consumatore finale sotto forma di prezzi più elevati per benzina e gasolio.
L’implementazione di questo sistema è prevista per il 2027 e le previsioni relative al suo impatto sono motivo di preoccupazione. I conducenti europei saranno direttamente interessati da questo sviluppo.
Per comprendere il rischio, la fase iniziale prevede di chiarire il meccanismo del credito di CO2. Questo meccanismo si basa su imprese che investono in progetti di conservazione ambientale e si sforzano di catturare o ridurre le emissioni di gas serra.
In cambio dei loro investimenti, queste imprese acquistano obbligazioni o azioni verdi, che vengono successivamente rese disponibili per l’acquisto su base regolare.
Le aziende che producono notevoli quantità di CO2 a causa delle loro attività produttive acquistano e compensano questi crediti in euro per tonnellata di CO2.
Questo processo serve a compensare le loro emissioni totali, consentendo loro di persistere nelle loro pratiche di emissione.
La recente normativa dell’Unione Europea ne ha ampliato il campo di applicazione includendo il diffuso consumo di carburanti.
In particolare, richiede al governo italiano di far rispettare questa direttiva e implementare alcune garanzie per proteggere sia gli automobilisti che i segmenti vulnerabili della società.
Una di queste misure è la creazione di un Fondo sociale per il clima, che mira a stabilizzare i prezzi e fornire interventi.
Le misure proposte sono ancora piuttosto ampie, come la restrizione imposta ai fornitori di carburante di trasferire solo fino alla metà dei costi ai consumatori finali.
Nel regno degli investimenti finanziari, è l’entità degli ordini che ha un significato maggiore rispetto alle percentuali, in quanto si prevede che registreranno una rapida crescita nel mercato emergente dei crediti di autotrasporto.
L’obiettivo delle istituzioni europee è quello di imporre un tetto massimo al prezzo della nuova quota di CO2, fissandolo a un massimo di 45 euro a tonnellata.
Questo limite comporterebbe una spesa aggiuntiva di 12 centesimi a litro di gasolio e 10 centesimi a litro di benzina.
Tuttavia, osservando l’andamento dei prezzi all’interno dell’attuale mercato ETS, emergono situazioni preoccupanti.
Le aste europee hanno visto un aumento significativo del costo delle quote, passato da 8,34 euro per tonnellata nel gennaio 2018 a una media stimata di 86,17 euro nel 2023 e 96,19 euro nel 2024, secondo l’analisi condotta da Reuters.
Le previsioni del prezzo medio nel 2025 prevedono un picco di 104,84 euro a tonnellata.
Sulla base delle previsioni fornite dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’introduzione del nuovo mercato delle quote coinvolgerà un numero di partecipanti significativamente maggiore rispetto al sistema esistente.
Di conseguenza, si prevede che la domanda di tali quote aumenterà, determinando un aumento dei loro prezzi.
Ciò è dovuto principalmente alla limitata disponibilità delle imprese coinvolte nella generazione di tali quote attraverso progetti ambientali, che spesso richiedono un periodo di attuazione più lungo.
Il previsto aumento della domanda potrebbe potenzialmente portare il prezzo dell’anidride carbonica per tonnellata a 200 euro, pari a un costo aggiuntivo di 47 centesimi a litro di benzina e 53 centesimi a litro di gasolio.
Di conseguenza, se si applica questo aumento di prezzo agli attuali prezzi medi del carburante, il costo della benzina salirebbe a 2.288 euro al litro, mentre il gasolio raggiungerebbe la cifra sbalorditiva di 2.191 euro al litro, tasse escluse.