432 euro in più sul conto di questi pensionati a luglio: chi può saltare di gioia

A luglio un certo numero di pensionati si ritroverà con 432 euro in più sul conto. Vediamo che potrà fare salti di gioia.

aumento pensione luglio
aumento pensione luglio- oipamagazine.it

Riparte il contenzioso sulle pensioni tra governo e sindacati, e il tempo è essenziale. Tale urgenza nasce dall’imminente scadenza di Quota 103, misura introdotta dall’amministrazione Draghi, entro la fine dell’anno.

Senza risorse adeguate si rischia di tornare alla controversa riforma Fornero attuata durante il governo Monti.

Il percorso da percorrere sembra impegnativo. Durante i colloqui con il ministro del Lavoro Maria Elvira Calderone, le organizzazioni sindacali hanno sostenuto una maggiore flessibilità nelle opzioni di pensionamento, pur esprimendo insoddisfazione per la risposta ritardata del governo.

“Esortiamo il governo a chiarire le sue intenzioni in merito a una sostanziale riforma della legge sulle pensioni Fornero. Sono stati sprecati mesi preziosi”, ha affermato Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.

Le questioni in sospeso da definire

Nel contenzioso in corso tra il leader della Cgil, Maurizio Landini, e il governo, il primo ribadisce la sua critica al mancato riconoscimento da parte del governo del sindacato come soggetto legittimo con cui intavolare trattative e cercare compromessi.

Afferma che, mentre il governo può detenere la maggioranza in Parlamento, non possiede una maggioranza tra la popolazione.

Landini esprime inoltre la preoccupazione che il governo intenda sfruttare questa maggioranza parlamentare per attuare modifiche significative al sistema fiscale, alla sanità e persino alla Costituzione.

432 euro in più
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Landini non esclude il potenziale di uno sciopero diffuso nel mondo del lavoro, poiché ritiene che, sebbene possa non risolvere tutti i problemi, lo stato attuale delle cose è insostenibile e richiede ribellione e cambiamento.

Il completamento delle iniziative di welfare è un impegno lungo che difficilmente potrà essere finalizzato prima della conclusione del 2023.

Cosa cambierebbe nel mondo delle pensioni

Alla scadenza di ‘Quota 103’, che richiede 62 anni di età più 41 anni di contributi, l’età pensionabile ritornerebbe a 67 anni con un minimo di 20 anni di contributi.

In alternativa si potrebbe andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età.

C’era la possibilità di implementare la “Quota 41” come compromesso, consentendo ai singoli di uscire a 62 anni o con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.

Tuttavia, tale misura, che era al vaglio del governo, è stata omessa dal Documento di economia e finanza (Def) a causa del suo costo elevato.

Secondo i calcoli dell’Inps, ammonterebbe a circa 4 miliardi di euro nel primo anno e a 75 miliardi di euro nell’arco di dieci anni.

Di conseguenza, trovare una soluzione praticabile è impegnativo e un’ipotesi è quella di estendere la validità della “Quota 103” per almeno un altro anno.

Questa opzione è stata introdotta dalla precedente amministrazione governativa ed è finanziariamente più sostenibile.

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Sul tavolo Calderone-sindacati ci sono le sorti dell’Opzione Donna, che concede ad alcune fasce di lavoratrici la possibilità di andare in pensione a 60 anni con almeno 35 anni di contributi.

Questo provvedimento scadrà alla fine del 2023. Inoltre, la legge di bilancio prevede piani per aumentare le pensioni minime, con le modifiche che entreranno in vigore a luglio.

432 euro in più sul conto di questi pensionati

Chi riceve meno di 563,74 euro al mese vedrà un aumento dell’1,5% se ha meno di 75 anni e del 6,4% se ha più di 75 anni.

In termini pratici, ciò significa ulteriori 8,46 euro al mese per il primo gruppo e fino a 36,08 euro al mese per il secondo, che si tradurrebbero in 432 euro all’anno.

I destinatari riceveranno anche pagamenti retroattivi per i mesi precedenti del 2023 a partire da luglio.

Inoltre, un’indagine condotta dal Centro Studi Unimpresa indica che la spesa pensionistica è prevista in aumento di quasi 65 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, con un aumento del 22% rispetto al 2022.

Nel 2023 la spesa cumulata per gli assegni è prevista per raggiungere un totale complessivo di 318 miliardi di euro.

Ciò rappresenta un aumento di 21 miliardi di euro, pari al 7%, rispetto all’anno precedente. Di conseguenza, si prevede che il saldo complessivo continuerà a crescere nel prossimo triennio.

Nello specifico, si prevede un aumento di 22 miliardi di euro, seguito da ulteriori incrementi di 10 miliardi di euro e 11 miliardi di euro, culminanti in un totale di 362 miliardi di euro entro la fine del 2026.

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