A luglio mancano ormai pochi giorni. La buona notizia per molti pensionati è che il loro assegno pensionistico sarà raddoppiato nel prossimo mese.
È ripreso il dibattito sulle pensioni tra governo e sindacati, ed è una corsa contro il tempo. La Quota 103, introdotta dall’amministrazione Draghi, scadrà a fine anno.
A causa della carenza di risorse, si rischia di tornare alla controversa riforma Fornero attuata durante il governo Monti.
Il percorso da intraprendere sembra arduo. Durante l’incontro con il ministro del Lavoro Maria Elvira Calderone, le organizzazioni sindacali hanno chiesto maggiore flessibilità in materia di pensionamento, criticando il ritardo nella risposta del governo.
“Esortiamo il governo a fare uno sforzo serio per attuare una riforma strutturale della legge sulle pensioni Fornero. Abbiamo perso mesi preziosi“, ha dichiarato Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.
Maurizio Landini, il leader della CGIL, ha accusato ancora una volta il governo di ignorare il ruolo del sindacato come partner negoziale e mediatore.
Landini sostiene che, sebbene il governo abbia una maggioranza parlamentare, non ha il sostegno della maggioranza del Paese e sta usando questa maggioranza per apportare modifiche radicali al sistema fiscale, alla sanità e persino alla Costituzione.
Per tutta risposta, Landini non ha escluso la possibilità di indire uno sciopero generale. Riconosce che uno sciopero potrebbe non risolvere tutti i problemi, ma ritiene che la situazione attuale sia intollerabile e debba essere cambiata.
La costruzione del welfare è un’impresa imponente che difficilmente sarà completata prima della fine del 2023.
Dopo la scadenza della ‘Quota 103’ (che richiede 62 anni di età e 41 anni di contributi), la legge Fornero impone il pensionamento a 67 anni con un minimo di 20 anni di contributi, oppure a 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età.
Il governo aveva considerato la possibilità di un punto di mediazione, ‘Quota 41’ (che consente la pensione a 62 anni o con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età), ma questa misura è stata rimossa dal Documento di economia e finanza (Def) a causa del suo alto costo.
L’INPS stima che costerebbe circa 4 miliardi di euro nel primo anno e 75 miliardi di euro in dieci anni.
Trovare una soluzione si è rivelata una sfida, e una possibilità è quella di prorogare di almeno un anno la ‘Quota 103’, come era stata introdotta dalla precedente amministrazione ed è economicamente più fattibile.
Sul tavolo Calderone-sindacati c’è la chiave del futuro dell’Opzione Donna, che consente ad alcune categorie di lavoratrici di andare in pensione a 60 anni dopo aver versato contributi per almeno 35 anni.
Questa norma, come molte altre, scadrà alla fine del 2023. Inoltre, la legge di bilancio prevede un aumento delle pensioni minime, a partire da luglio.
I soggetti che percepiscono meno di 563,74 euro al mese beneficeranno di una maggiorazione dell’1,5% se hanno meno di 75 anni e del 6,4% se hanno più di 75 anni.
Ciò comporterà una maggiorazione fino a 8,46 euro al mese per la prima categoria e fino a 36,08 euro al mese per la seconda.
Inoltre, i mesi precedenti del 2023 includeranno anche gli arretrati pagati a luglio. Secondo una ricerca del Centro Studi Unimpresa, nel prossimo quadriennio la spesa pensionistica è destinata ad aumentare di quasi 65 miliardi di euro, con un incremento del 22% rispetto al 2022.
Nel 2023 il costo collettivo degli assegni sarà stimato 318 miliardi di euro. Questa cifra è di 21 miliardi di euro superiore al costo dell’anno precedente, che rappresenta un aumento del 7%.
Di conseguenza, si prevede che il saldo cresca anche nel triennio successivo. Il saldo salirà di 22 miliardi di euro nel primo anno, seguito da un aumento di 10 miliardi di euro nel secondo anno e di 11 miliardi di euro nel terzo anno.
Entro la fine del 2026, il costo totale degli assegni pensionistici dovrebbe raggiungere i 362 miliardi di euro.