È possibile andare in pensione con meno di 30 anni di contributi? Per alcune categorie di lavoratori è possibile. Vediamo quali.
Dopo essere rimasta sul tavolo per mesi, la riforma pensionistica generale vedrà una ripresa dei colloqui tra i sindacati e il ministero nel prossimo futuro.
Come ampiamente riconosciuto, la finanziaria 2023 incorpora esclusivamente misure sperimentali, proroghe e aumenti temporanei del salario minimo. Questa decisione è una diretta conseguenza dello stato attuale dei registri finanziari del governo.
Secondo il rapporto NADEF 2022, c’è stato un forte aumento della spesa pensionistica, che dovrebbe aumentare del 7,9% nel 2023.
Ciò è dovuto principalmente alla robusta rivalutazione dell’ISTAT sui controlli pensionistici, che è stata già parzialmente attuata a ottobre 2022 per chi ha i redditi più bassi.
Il 19 gennaio 2023 il Ministro Calderone ha convocato i sindacati per deliberare sull’attuazione di misure più organiche per il prossimo anno 2024.
I lavori del tavolo sono stati sospesi per un periodo prolungato di diverse settimane e la prosecuzione della discussione è stata fissata per oggi, 26 giugno 2023, presso il ministero.
Pensione con meno di 30 anni di contributi: come?
Attualmente, un numero significativo di persone è attivamente alla ricerca di opzioni pensionistiche che consentano loro di richiedere la pensione prima della scadenza del termine previsto dalla Legge Fornero.
Sebbene tali opportunità esistano, sono spesso limitate a gruppi specifici di lavoratori. Ad esempio, può essere difficile per i lavoratori ottenere una pensione con meno di 30 anni di contributi, ma rimane un’opzione fattibile.
Per acquisire l’assegno pensionistico dall’INPS con meno di 30 anni di contributi occorre optare per la pensione di vecchiaia.
Se il richiedente ha versato contributi per almeno 20 anni e produce un assegno mensile pari a 1,5 volte l’importo sociale, che è di 503,27 euro, anche questa è una valida opzione.
Il pensionamento è fattibile anche se un individuo non ha completato 30 anni di contributi, sebbene ciò sia vero solo in determinate circostanze.
La legge consente di percepire l’indennità una volta compiuti i 64 anni e aver contribuito per 20 anni, ma ciò vale soltanto per coloro che rientrano nel regime contributivo puro e che hanno fatto il loro ingresso nel mondo del dopo il 1996.
È imperativo che l’indennità risultante non sia inferiore a 2,8 volte l’importo previsto dall’assegno sociale.
Si tratta di un obiettivo impegnativo, soprattutto perché sarebbe arduo accumulare la somma necessaria e soddisfare i criteri con appena due decadi di contributi.
L’Ape Sociale
Esiste, in verità, un’ulteriore opzione praticabile per chi cerca di andare in pensione senza aver contribuito per almeno 30 anni: l’Ape Sociale.
Questa opzione consente di ricevere un anticipo sull’importo della pensione una volta raggiunti i 63 anni.
Inoltre, le donne che hanno partorito possono beneficiare di una riduzione dei requisiti contributivi fino all’età di 28 anni.
Essere genitore di due figli comporta una significativa diminuzione, in particolare di due anni, dell’importo dei contributi finanziari necessari per ottenere una pensione.
È importante notare, tuttavia, che non tutti gli individui possono beneficiare della misura Ape Sociale, che è rivolta a determinate professioni ea coloro che vivono in condizioni di disagio sociale.
Se hai contributi da meno di 30 anni e desideri accelerare l’iter per percepire la tua pensione, è consigliabile richiedere il riconoscimento dei requisiti.
Si può fare presentando domanda all’INPS entro il 31 marzo. In alternativa, ci saranno diverse opportunità durante tutto l’anno per inviare la tua richiesta.
Trascorso un congruo periodo di tempo per valutare l’idoneità del candidato a percepire le prestazioni sociali del programma Ape, l’INPS invia una comunicazione che dettaglia gli esiti della domanda, compresa la data di prima decorrenza se accolta, ovvero il rigetto della domanda se i criteri necessari non sono soddisfatti.