In molti probabilmente non sanno che è possibile andare in pensione a 64 anni di età. Vediamo quali requisiti bisogna soddisfare.
Attualmente, il diritto alla pensione di vecchiaia è limitato a persone che hanno compiuto almeno 67 anni e hanno versato contributi per un periodo di venti anni.
Il sistema di sicurezza sociale offre varie risorse che consentono alle persone di prepararsi per la loro uscita dalla forza lavoro con qualche anno di anticipo.
La legge ha stabilito alcuni requisiti che devono essere soddisfatti affinché i soggetti possano usufruire di Quota 103 e percepire una pensione contributiva che consenta loro di andare in pensione a 64 anni.
È importante individuare quali contribuenti possono beneficiare di queste opzioni e le condizioni specifiche necessarie per esercitarli.
Pensione a 64 anni di età con Quota 103
Una tipologia di pensionamento anticipato denominata Quota 103 è pensata per le persone che hanno versato contributi per almeno 41 anni e hanno un’età pari o superiore a 62 anni.
Questi contributi devono essere stati versati entro il 31 dicembre 2023 per qualificarsi per questo programma di pensionamento.
Una volta ottenuto, il diritto può essere utilizzato negli anni successivi e non decade. Inoltre, la Legge di Bilancio del 2023 ha fissato tempi di mobilità di tre mesi per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per i lavoratori del settore pubblico.
Per fornire una chiara spiegazione in merito al requisito contributivo, è importante notare che ai fini del compimento dei 41 anni contano solo i versamenti destinati all’Assicurazione Generale Obbligatoria INPS (AGO) o alla Gestione Separata.
Non sono considerati validi i versamentieffettuati alle casse professionali, ad eccezione di quelle effettuate all’INPGI (Istituto Nazionale di Previdenza Giornalisti Italiani).
Per qualificarsi, è imperativo che l’individuo in questione abbia versato contributi attivi per un minimo di 35 anni.
Vale la pena notare che i periodi di malattia e disoccupazione, che comportano contributi figurativi, non contano per questo requisito.
Grazie a Quota 103 è ora possibile andare in pensione a 64 anni. Inoltre, questo piano pensionistico non prevede alcun ricalcolo dei contributi.
Ciò implica che i pagamenti effettuati antecedenti al 31 dicembre 1995 restano in regime salariale, mentre i pagamenti effettuati successivamente sono in regime contributivo.
Di conseguenza, il vantaggio è determinato utilizzando una combinazione di entrambi i sistemi.
Come andare in pensione con contributi fino a 20 anni
L’Opzione Dini, detta anche pensione contributiva, consente la cessazione dal rapporto di lavoro di coloro che non soddisfano i requisiti personali e contributivi previsti dalla Legge Fornero. Questa opzione richiede almeno 15 anni di contributi per qualificarsi.
Il target primario di questo strumento è costituito dai lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria o titolari di forme esclusive e sostitutive della stessa.
Inoltre, questi lavoratori devono possedere almeno un assegno sociale al 31 dicembre 1995 ed essere classificati nel sistema misto.
Se questi criteri sono soddisfatti, i contribuenti hanno diritto al prepensionamento e possono optare per il ricalcolo dei contributi previdenziali.
Per poter beneficiare dell’opzione Dini, devono essere soddisfatti alcuni criteri, tra cui:
- l’importo totale dei contributi versati rientri in un intervallo di almeno 15 anni ma non superiore a 18 anni. Inoltre, il contributo deve essere stato versato il 31 dicembre 1995 per essere considerato ammissibile a questo particolare programma;
- i contributi che saranno accreditati per il requisito dei 15 anni devono essere stati versati dopo il 31 dicembre 1995 e devono rappresentare almeno cinque di quegli anni.
Verranno inoltre riconosciuti gli eventuali sforzi compiuti per il riscatto del titolo, ma solo se la domanda di riscatto viene presentata contestualmente alla domanda per l’Opzione Dini.
Per andare in pensione a 64 anni con questo particolare strumento è necessario ottenere un assegno che equivale a non meno di 2,8 volte l’assegno sociale.
Per chiarire, per l’anno 2023, si deve maturare una prestazione minima di 1.409 euro.