Come scegliere un cosmetico cruelty free o vegan per salvare l’ambiente

Anche il mondo della cosmetica sta cercando di muoversi verso il sostenibile proponendo dei prodotti cruelty o vegan. Ma come si fa a scegliere quello giusto?

cosmetico cruelty free
cosmetico cruelty free- Oipamagazine.it

Siamo certi di saper distinguere un cosmetico sostenibile? Dopo questo articolo avrai tutte le informazioni necessarie per riuscire a capire è molto di più su questo mondo.

I marchi cruelty free dei cosmetici

Dieci anni fa, ossia nel 2013, l’Europa ha proibito ogni pratica di vivisezione necessaria per testare i prodotti cosmetici.

Nonostante ciò, ancora oggi vi sono dei dubbi che nascono nel momento in cui si sta per scegliere un prodotto cruelty free o vegan.

L’espressione inglese cruelty free si traduce in “senza crudeltà” e quindi si fa riferimento ad attività o prodotti che vengono realizzati senza che degli animali vengano fatti soffrire o addirittura uccisi.

Era il 1959, l’anno in cui fu applicata per la prima volta questa legge, una disposizione che avvenne nel settore della moda e che in seguito si è diffuso anche nel settore dell’alimentazione e in quello della cosmesi.

Nel mondo della cosmesi in particolare, prima che venga rilasciato un prodotto sul mercato, è obbligatoria la certificazione in cui si afferma che il prodotto in questione non è nocivo per la salute dell’uomo.

Per ottenere questa certificazione, vengono quindi realizzati dei test oltre che a degli esperimenti sugli animali.

Durante gli anni ’70 non c’era un controllo così ferreo sui prodotti cosmetici. Infatti, ogni composto che veniva lanciato sul mercato, era testato sugli animali.

Attraverso la Direttiva 76/768/EEC del 1976, la sperimentazione animale diventa obbligatoria anche nel settore della cosmetica tramite l’applicazione di test di tossicità, il cui compito è quello di valutare quanto è pericoloso un composto.

All’interno di ogni azienda o laboratorio di cosmetica quindi, vengono effettuati dei studi di eco tossicità e tossicità.

Cruelty free
Cruelty free- Oipamagazine.it

Durante gli anni ’80 nascono tantissimi movimenti dedicati ai diritti degli animali, i quali si concentravano su una questione etica che si riassumeva in una sola domanda: è possibile sacrificare la vita di un animale per dar vita ad un prodotto di bellezza?

E così, nel 1996, la Coaliton for Consumer Information on Cosmetics, ossia la CCIC, parlò per la prima volta di “prodotto non testato su animali”.

Durante lo stesso anno, nacque lo standard Cruelty Free accompagnato dal logo che prese il nome di Leaping Bunny.

Stiamo facendo riferimento ad un disegno in cui viene raffigurato un coniglietto che salta e che è presente sopra ogni confezione di cosmetico europeo accanto alla dicitura “Leaping Bunny International”.

A partire dal 1998, tutti i prodotti che seguono lo standard CCIC “non testato su animali”, vedono sulla loro confezione lo stemma del Leaping Bunny, un elemento che si trova sui prodotti degli Stati Uniti, dell’Europa e del Canada.

L’11 marzo 2013 è un giorno molto importante per i cosmetici che rispettano gli animali. Quella infatti è la data in cui viene vietato ogni atto di vivisezione sugli animali per la realizzazione di prodotti cosmetici.

Una legge che ha stabilito l’Unione europea e che deve essere rispettata sull’intero suolo di appartenenza.

Altri metodi che possono essere utilizzati al posto della sperimentazione animale

Nonostante sia presente questa legge, non mancano dei dubbi sull’argomento.

Infatti, tramite la Direttiva UE 2003/15/CE, si parla del divieto della sperimentazione sugli animali per quanto riguarda i prodotti cosmetici finiti ma non c’è nessun divieto per i test sugli ingredienti singoli.

E quindi, cosa bisogna fare nel caso in cui si vuole optare per un prodotto che non è stato testato durante nessuna delle sue fasi sugli animali?

Al posto della sperimentazione animale sono stati realizzati numerosi altri metodi alternativi.

In questo caso si fa riferimento alle 3RS, ossia: “replace, reduce, refine” in italiano si traduce con “sostituire, ridurre e migliorare l’uso di animali nella ricerca con scopo finale la sostituzione”.

Quindi, attualmente le aziende che producono cosmetici hanno la possibilità di:

  • fare dei test su animali nella propria azienda;
  • chiedere a terzi di effettuare test su animali;
  • utilizzare delle materie prime provenienti dall’estero, ossia da posti in cui sono ancora legali le sperimentazioni su animali;
  • vendere prodotti in Paesi in cui ci sono ancora le sperimentazioni animali.

I simboli che si trovano sui cosmetici cruelty free o vegan

In base ad un report, pare che la metà di cosmetici diffusi in tutto il mondo, venga prodotto in Italia. Infatti, solo in Lombardia, sono presenti più di 500 aziende.

Il consumatore che desidera scegliere con consapevolezza deve prendere in considerazione tre marchi.

Il primo è il Leaping Bunny, quello in cui viene raffigurato il coniglietto che salta, un marchio presente in Canada e negli Stati Uniti.

Leaping Bunny
Leaping Bunny- Oipamagazine.it

Il luogo in questione simboleggia che l’azienda ha ottenuto il certificato dello standard CCIC e che quindi è rispettoso dello standard Cruelty Free International. Un logo in cui si afferma che l’azienda:

  • Non esegue nessun test né per il prodotto finale, né per un solo ingrediente;
  • analizza la medesima conformità per i fornitori;
  • si fanno verifiche e test anche su enti terzi dipendenti;
  • ci si impegna anche nel rinnovo delle certificazioni.

Il secondo logo è il coniglietto affiancato dalla dicitura “not tested on animals” il quale si trova in Australia in cui è presente anche l’espressione “choose cruelty free”.

Un logo che certifica ogni informazione sull’azienda, le stesse che abbiamo indicato per il Leaping Bunny, anche se non vengono date indicazioni precise sulla vendita di prodotti in luoghi in cui si fanno ancora esperimenti sugli animali tra cui la Cina.

Il terzo logo affidabile è quello in cui è presente la Certificazione Veganok.

Stiamo parlando di una certificazione etica dedicata sia da aziende alimentari che cosmetiche. Il logo in questione infatti, afferma che l’azienda non porta a termine e né tantomeno commissione a terzi, dei test su in animali per nessun tipo di prodotto.

Non sempre però cruelty free risulta essere sinonimo di vegan. Era il 22 febbraio del 2017 il giorno in cui, in Europa, è nata la certificazione vegan.

Infatti, se si desidera acquistare consapevolmente, è necessario anche tenere a mente gli ingredienti usati per realizzare il prodotto senza dimenticare i contenitori e il packaging.

All’interno delle certificazioni analizzate, spesso il packaging non viene preso in considerazione. Infatti potrebbe capitare che il contenitore possa vedere al suo interno dei prodotti di origine animale tra cui colle, lanolina, resina e grassi animali.

Per adesso la certificazione vegan è l’unica che certifica sia il prodotto che il packaging, delle informazioni adatte a coloro che vanno alla ricerca di un cosmetico vegan e vegetale.

Tramite il report “Cruelty Free Oggi”, è possibile trovarsi di fronte a tre consigli utili per effettuare una scelta consapevole dei prodotti cosmetici.

Ecco cosa bisogna fare:

  • recarsi sul sito del Biodizionario e controllare l’INCI e gli ingredienti di ogni prodotto;
  • controllare se siano presenti o meno i tre loghi indicati;
  • prendere in considerazione il packaging e andare a scegliere dei prodotti in cui c’è poco imballaggio, e che sia privo di plastica o realizzato con materiali riciclabili.
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