Quando si parla di testamento eredità, bisogna muoversi con cautela. Ad esempio, se uno dei genitori muore, l’eredità spetta al figlio o al coniuge?
L’inevitabilità della morte è parte integrante del ciclo della vita, e ognuno di noi – chi l’ha vissuta prima o chi la vivrà in futuro – dovrà affrontarla in qualche modo.
La perdita di un amato membro della famiglia, come un partner o un genitore, può provocare un travolgente senso di dolore che può essere difficile da superare. Lasciar andare questo dolore può essere un compito arduo.
Se un genitore muore, al figlio viene spesso lasciata la responsabilità di gestire i vari compiti associati all’organizzazione del funerale.
Inoltre, in alcuni casi, il figlio potrebbe anche aver bisogno di consultare un notaio in merito a qualsiasi eredità che potrebbe essere stata lasciata dal genitore.
In questo articolo approfondiremo la tematica della divisione dell’eredità a seguito del trapasso di un genitore, approfondendo i meandri di questo tema spesso complesso.
Testamento eredità, come vengono suddivise le quote
In caso di decesso di uno dei genitori, la distribuzione del loro patrimonio sarà determinata sia dal contenuto del loro testamento che dalle linee guida legali che regolano l’eredità.
Il coniuge e i figli del defunto hanno diritto a una quota minima dell’eredità, denominata “quota di riserva”, che non può essere loro trattenuta.
Insieme alla quota riservata, esiste anche una “quota disponibile” che può essere assegnata a chi il defunto ha scelto. Tale quota disponibile rappresenta l’eventuale patrimonio residuo non soggetto alla quota riservata.
Ci sono solo pochi casi eccezionali in cui a uno dei figli può essere negata la quota di eredità legittima.
Ad esempio, se un giudice stabilisce che l’erede è ritenuto “non idoneo ad ereditare“, o se il coniuge ha già ottenuto il divorzio, o se al coniuge è stata concessa la separazione con un onere finanziario a carico del superstite.
Diamo uno sguardo approfondito all’entità delle porzioni legittime riservate in particolare alla prole.
Se c’è un solo figlio oltre al coniuge, questi ha diritto a un terzo dell’eredità. Tuttavia, se ci sono due o più figli oltre al coniuge, il coniuge ha diritto a un quarto dell’eredità.
Nel caso in cui ci sia un solo figlio e nessun coniuge, quel figlio riceverà metà dell’eredità. Infine, se non c’è il coniuge ma due o più figli, l’eredità sarà divisa in parti uguali, con ogni figlio che riceve i due terzi dell’eredità mentre il restante terzo è considerato la quota disponibile.
Se un genitore non rispetta le quote legittime dovute ai figli o al coniuge, questi ultimi hanno un termine di 10 anni dalla morte del genitore per agire in giudizio contro gli altri eredi.
Questa azione consentirebbe loro di ricevere un “calcolo” della divisione dell’eredità secondo le regole delineate in precedenza.
Se i restanti beni sono insufficienti a soddisfare senza danno le quote legittime, gli eredi hanno il diritto di contestare eventuali donazioni effettuate dal defunto in vita.
Eredità senza testamento: come vengono divise le quote?
Nel caso in cui un genitore venga a mancare senza lasciare testamento, l’eredità sarà così ripartita, purché l’altro coniuge sia ancora in vita.
Se c’è un solo figlio, il coniuge riceverà metà dell’eredità, mentre l’altra metà andrà al figlio. In caso di più figli, il coniuge riceverà un terzo del patrimonio e i restanti due terzi saranno divisi equamente tra i figli.
Nel caso in cui il coniuge superstite sia divorziato o deceduto, la divisione dell’eredità tra i figli avverrà diversamente.
Se c’è un solo figlio, erediteranno tutti i beni. Tuttavia, se ci sono più figli, l’eredità sarà divisa equamente tra di loro.
Se un figlio è già deceduto o ha rifiutato l’eredità, la sua quota sarà trasmessa ai propri figli o ai nipoti del genitore deceduto o rifiutante.