Quando si parla di energia geotermica si fa riferimento ad una risorsa energetica rinnovabile che dà un grande aiuto alla transizione energetica.
L’Italia infatti risulta essere un luogo in cui è molto presente questo tipo di energia rinnovabile. Infatti, in base a ciò che afferma Philippe Dumas, il segretario generale European Geothermal Energy Council, nel decennio che va dal 2020 al 2030 assisteremo al “decennio geotermico“.
L’intenzione di utilizzare il calore del pianeta proviene dai tempi più antichi anche se è stata proprio l’Italia a trasformare questa idea in realtà nel lontano 1904. Infatti, ancora oggi, per il nostro Paese, è questo uno degli elementi di vanto.
In base a ciò che ha ha affermato Philippe Dumas, il segretario generale dello European Geothermal Energy Council, sarà questo il decennio geotermica, ossia un arco temporale dove l’energia geotermica non verrà usata esclusivamente per riscaldare o rendere più freschi gli edifici, ma verrà usata anche all’interno di vari processi agricoli e industriali.
Ma come si produce l’energia geotermica? Questo tipo di energia utilizza il processo di decadimento radioattivo proveniente da determinati elementi presenti sia nel sottosuolo che nella crosta terrestre.
Tre sono le tipologie di sorgenti geotermiche esistenti:
La temperatura all’interno della crosta terrestre, aumenta mano a mano che si scende in profondità. In poche parole, si tratta di un aumento di 30 gradi centigradi ogni 1000 m di profondità.
Esistono però delle regioni in cui tali temperature sono molto più elevate. Parliamo di posti come la Nuova Zelanda, l’Islanda, il Giappone, l’Indonesia e le Filippine.
Attraverso l’energia geotermica, è possibile sfruttare una continua produzione di energia la quale non dipende dalle condizioni economiche né tantomeno da un preciso momento del giorno.
A differenza di altre fonti di energia rinnovabile, la sorgente geotermica è in grado di produrre anche una quantità maggiore di energia elettrica. È molto importante però tenere a mente che le centrali geotermiche non producono anidride carbonica né tantomeno scarti di lavorazione che devono essere smaltiti.
Sono presenti però alcuni svantaggi che devono essere sempre presi in considerazione. In primo luogo le centrali geotermiche producono degli odori abbastanza sgradevoli oltre al fatto che hanno un grande impatto paesaggistico.
Infatti, è bene sapere che una centrale termica possiede una struttura molto grande e quindi, la valutazione preliminare prevede anche l’impatto sul paesaggio nel luogo in cui questa viene eretta.
In Toscana, nel 1904, fu sperimentato il primo generatore geotermico capace di realizzare elettricità utilizzando il calore della terra.
In poche parole, questo è altro non è che l’antenata degli attuali centrali geotermiche che oggi sono sparse nel mondo intero.
In base ad un rapporto stilato dallo European Geothermal Energy Council, fino al 2019 erano 130 i siti attivi in Europa, 36 erano in fase di sviluppo e 124 in fase di progettazione.
Degli impianti geotermici in Europa si trovano in Francia, in Germania, in Portogallo e in Austria. Una delle zone molto attive per quanto riguarda lo sviluppo di progetti geotermici, è la zona di Monaco. Molte altre centrali invece si trovano anche a Parigi.
La nazione che invece ha la potenza maggiore installata sono gli Stati Uniti con lo 0,4% di produzione elettrica nell’intero paese.
A seguito dei primi esperimenti nell’uso dei fluidi geotermici, nel 1904 l’Italia è diventata il fulcro di questa energia rinnovabile.
Attualmente, l’elettricità realizzata in Toscana attraverso 35 siti, riesce a compensare circa il 30% del fabbisogno della stessa regione oltre che all’1% del fabbisogno italiano.
All’interno della regione sono stati messi in piedi dei progetti di collaborazione tra comuni e industrie dando così vita ad una filiera geotermica a cascata.
Dagli anni ’50, a Ferrara si sono scoperte delle sorgenti molto calde con 100 gradi centigradi, situata a 2000 metri di profondità.
Tale scoperta riesce a contribuire, ancora ai giorni d’oggi, alla fornitura di calore per 25.000 case oltre che alla produzione di energia proveniente dai rifiuti solidi urbani.