Buone notizie dal governo e dall’INPS: i tanti attesi aumenti delle pensioni di luglio sono in arrivo, con tanto di arretrati. Vediamo gli importi esatti.
Le modifiche, ordinarie e straordinarie, apportate al costo della vita, nonché le modifiche agli scaglioni IRPEF, comporteranno un innalzamento dei minimi, nonché delle prestazioni assistenziali.
La riforma coinvolgerà anche le pensioni di invalidità, oltre alle indennità di sostegno e di comunicazione.
Nel gennaio del 2024, una data specifica segnerà l’adeguamento al tasso di inflazione delle cifre.
Questa manovra avrà un impatto complessivo, interessando ogni prestazione previdenziale e assistenziale, compreso l’assegno sociale, nonché le prestazioni di invalidità.
Secondo il DEF o Documento di economia e finanza, è stato rivelato che entro dicembre di quest’anno l’inflazione dovrebbe raggiungere il 5,4%.
Di conseguenza, chi riceve assegni da mille euro avrà un aumento di 54 euro, e chi riceve 1.500 euro avrà un aumento di 81 euro.
Nel caso di pensioni di importo superiore si procederà alla rivalutazione proporzionale anziché al 100%.
All’incremento precedentemente citato se ne aggiungerà uno aggiuntivo derivante dall’adeguamento da rivalutazione operato all’inizio dell’anno.
Questo aumento è fissato allo 0,8% e sarà attuato grazie all’aggiustamento dell’8,3% stabilito nel gennaio del 2023, mentre l’inflazione si è attestata al 9,1%.
Gli aggiornamenti del Governo hanno evidenziato modifiche significative alle pensioni minime, nello specifico quelle che non riescono a raggiungere la soglia di 563,74 euro mensili.
È stato suggerito che verranno prese in considerazione solo le prestazioni che non sono state oggetto della notevole rivalutazione di dicembre.
I primi rapporti indicano che potrebbe esserci a partire da gennaio 2024 un aumento del 2,7%.
Tuttavia, è possibile che questo aumento possa entrare in vigore entro la fine di quest’anno, ma anche prima.
Come avevamo previsto, le modifiche agli importi delle pensioni non sono dovute esclusivamente agli adeguamenti all’inflazione, ma derivano anche da alcune disposizioni delineate nella prossima riforma fiscale, che dovrebbe entrare in vigore nel prossimo autunno.
La manovra in questione comporta una profonda revisione delle aliquote Irpef, con conseguente sensibile diminuzione delle imposte sul reddito.
Questa misura comporterà inoltre un aumento dell’importo totale delle pensioni percepite al netto delle imposte.
L’obiettivo dell’Esecutivo è quello di riorganizzare gli scaglioni e ridurli da quattro a tre, con la seguente ripartizione:
Per attuare la riforma fiscale, è imperativo esaminare il sistema di detrazione. Questo perché, riducendo le detrazioni, sarà possibile destinare le risorse finanziarie necessarie all’esecuzione della riforma.
Va chiarito che l’attuale amministrazione non intende mantenere la promessa fatta da alcuni partiti politici durante il precedente ciclo elettorale di aumentare tutte le pensioni a mille euro.
È un dato di fatto, perché semplicemente non ci sono abbastanza fondi disponibili da destinare a questa iniziativa.
Una delle questioni più urgenti a portata di mano è la tanto attesa riforma delle pensioni, che si è rivelata molto più intricata di quanto inizialmente previsto.
Il sistema previdenziale è attualmente in uno stato di grave crisi a causa del costante aumento dell’invecchiamento della popolazione, unito a un concomitante calo del numero di individui in età lavorativa.
Di conseguenza, il concetto di Quota 41 per tutti, fortemente sostenuto dalla Lega, appare superato a causa delle sue spese esorbitanti.