Pensioni, quanto percepirà chi oggi ha 40 anni di età: ecco le probabili cifre

A quanto ammontano le pensioni per coloro che hanno raggiungono i 40 anni di età? Andiamo a vedere le probabili cifre.

Anziana che controlla pensione
Anziana che controlla pensione – Oipamagazine.it

La Corte dei Conti ha incollato un bollino rosso sul futuro delle pensioni per un gruppo di categorie professionali.

Questi individui potrebbero essere delusi dalle loro indennità di sicurezza sociale, poiché le loro aspirazioni alla stabilità finanziaria potrebbero non essere soddisfatte.

A partire dai dati forniti dall’INPS e utilizzando lo “zaino previdenziale“, che fa riferimento all’ammontare dei contributi utilizzati per il calcolo delle prestazioni pensionistiche, è stato realizzato il Rapporto di coordinamento Finanza Pubblica 2023.

Secondo recenti analisi, delle 11 “figure tipiche” incluse nello studio, solo due avrebbero accesso sufficiente a cure mediche adeguate.

I risultati mostrano che solo le forze armate e gli operatori sanitari avranno l’opportunità di usufruire di un piano pensionistico di tutto rispetto.

Al contrario, il settore dei lavoratori autonomi è considerato il gruppo più vulnerabile, con i parasubordinati, i lavoratori privati ​​e gli agricoltori diretti particolarmente sensibili a causa della fragilità del sistema.

Chi è stato coinvolto nello studio

La predetta pubblicazione è incentrata sui soggetti che alla fine del 31 dicembre 2020 hanno compiuto 40 anni.

Di conseguenza, i revisori addetti alla contabilità hanno potuto valutare circa 1.700 posizioni assicurative ricoperte da persone fisiche, per un totale di 92.000 assicurati, rappresentando l’incredibile cifra di 800.000 persone.

Pensioni dopo 40 anni di età
Pensioni dopo 40 anni di età-oipamagazine.it

Considerando la sola forza lavoro partecipante al sistema di calcolo integralmente contributivo, sono state determinate complessivamente 575 posizioni assicurative per circa 56.000 giovani, rappresentative di una popolazione di quarantenni assicurati pari a 486.000 unità.

Per condurre un’analisi complessiva si è proceduto all’individuazione di 11 figure tipo, che ci hanno permesso di differenziare:

  • lavoratori privati dipendenti;
  • lavoratrici private dipendenti;
  • lavoratori artigiani autonomi;
  • lavoratori commercianti autonomi;
  • lavoratori coltivatori diretti autonomi;
  • lavoratori parasubordinati autonomi;
  • disoccupati/mobilitati;
  • lavoratori comparto sanitario;
  • lavoratori comparto Stato;
  • lavoratori comparto scuola;
  • lavoratori comparto Forze armate.

Le categorie protette

La relazione contabile evidenzia una significativa contrapposizione tra le previsioni pensionistiche di diverse categorie professionali, alcune con dati rassicuranti, altre svantaggiate.

Il focus dello studio è su due settori: le Forze Armate e il settore sanitario. L’importo del contributo nel primo settore raggiunge il “valore medio” di circa 235 mila euro mentre nel secondo settore supera i 178 mila euro.

Gli autori dello studio sottolineano la robustezza di questi “zaini del benessere“, che è attribuita al fatto indiscutibile che i salari medi in questi settori sono significativamente più alti di quelli di altre professioni.

I soggetti in questione non si limitano solo a coloro che mancano di autonomia, ma comprendono anche altri soggetti a rischio.

Scendendo la gerarchia, incontriamo impiegati del settore pubblico e donne che lavorano nel settore privato che portano solo un “pacchetto di benefici” del valore di poco più di 100.000 euro.

Le restanti professioni analizzate (6 su 11) non superano nemmeno questo benchmark. Queste professioni sono costituite da diversi gruppi di lavoratori, con diversi background e competenze, compresi coloro che sono suscettibili alla disoccupazione, commercianti, educatori e artigiani.

Alla fine dello spettro occupazionale, ci sono individui che possiedono un alto livello di incertezza per quanto riguarda la loro pensione.

Questi individui includono i parasubordinati, i lavoratori autonomi e gli agricoltori diretti che hanno tipicamente sperimentato percorsi di carriera instabili e incoerenti.

Il problema principale affrontato da questi gruppi è l’impatto dei divari contributivi causati dal lavoro precario e dal lavoro part-time involontario.

Cause e possibili soluzioni

Nonostante le prospettive fosche, non mancano gli investimenti nelle pensioni, per quanto sorprendente possa sembrare.

Donna con soldi
Donna con soldi – oipamagazine.it

L’Italia ha infatti una delle spese pensionistiche più alte di tutta Europa. Secondo i dati di Eurostat, infatti, l’Italia ha destinato alle pensioni nel 2020 il 17,6% del proprio PIL, cifra superata solo dalla Grecia in termini di spesa.

La categorizzazione della crisi delle pensioni è purtroppo un prodotto di fattori esterni. Questi fattori sono duplici: in primo luogo, l’impatto dei piani pensionistici con stipendi esorbitanti concessi alle generazioni precedenti; in secondo luogo, l’aumento dell’età media della popolazione.

Per combattere questo, la Corte dei conti ha chiesto incentivi che promuovano percorsi di carriera stabili e salari più alti, che darebbero priorità alla crescita economica e alla produttività.

Impostazioni privacy