Il digitale terrestre si evolve e con esso i canali. Ecco perché con l’ultimo standard alcuni canali molto amati non saranno più visibili.
La televisione è una presenza onnipresente nella vita di tutti i giorni ormai da circa un secolo. Ha il potere di alterare le abitudini di milioni di individui in tutto il mondo, Europa e Italia comprese, e ha subito nel tempo notevoli progressi tecnologici e concettuali.
Ad esempio, il Digitale Terrestre, che attualmente è alla sua seconda generazione, è stato introdotto all’inizio del XXI secolo ed è ancora in fase di sviluppo nonostante sia stato concepito come uno standard completo e immutabile.
Col DTT è cambiato tutto
L’avvento del digitale terrestre ha comportato un notevole aumento del numero di canali a disposizione; tuttavia, il passaggio alla tecnologia ha reso necessario che praticamente tutti i cittadini cambino le proprie apparecchiature dentro casa.
Se non si ha familiarità con il concetto, il digitale terrestre, o DTT, è un metodo per trasmettere digitalmente segnali televisivi terrestri. La tecnica impiegata in questa trasmissione è simile a quella delle trasmissioni satellitari digitali.
Mentre i satelliti sono utilizzati per la trasmissione del segnale, quella del digitale terrestre utilizza ripetitori di segnale per raggiungere lo stesso scopo.
Posizionati in luoghi elevati come montagne e colline, i ripetitori sono distribuiti in tutta Italia e hanno lo scopo di trasmettere segnali attraverso specifiche regioni del paese.
Il DTT consente la trasmissione di un numero variabile di canali (MUX), sia video che audio, su un’unica frequenza.
Mentre il numero di canali rimane costante, le frequenze dei MUX tendono a variare da una regione all’altra.
L’utilizzo di un’antenna analogica unica e condivisa è sufficiente per ricevere le frequenze del digitale terrestre anche a livello condominiale.
Affinché gli utenti possano ricevere il DTT, è essenziale che i ripetitori di segnale servano l’area in cui risiede un utente specifico e che la sua antenna sia adeguatamente configurata per la ricezione del segnale.
Con le liste dei canali più variabili che mai, è diventato un luogo comune cercarne di nuovi sul digitale terrestre, anche se ciò significa che alcuni canali potrebbero scomparire a causa di questa tendenza, mentre altri rimangono ben saldi nella loro frequenza.
Ma quali sono i canali che rischiamo di non vedere più? Di seguito elencheremo i canali del digitale terrestre destinati a scomparire.
Ecco i canali del digitale terrestre destinati a sparire
Il passaggio dall’analogico al digitale terrestre in Italia, analogamente ad altri paesi europei, non è stato privo di difficoltà, nonostante i benefici immediati quali una migliore qualità video e audio, una maggiore stabilità e l’accesso a una più ampia gamma di canali, compresi quelli appositamente progettati per essere trasmessi dalla nuova tecnologia.
Il passaggio dal formato analogico al formato MPEG-2, implementato durante la prima generazione di trasmissioni digitali, si è concluso quasi un decennio fa.
Tuttavia, in Italia, il passaggio dalla prima alla seconda generazione è iniziato qualche anno fa e, sebbene meno dirompente, ha comunque avuto un impatto significativo.
Il motivo principale di questa transizione è stato liberare la banda di frequenza dei 700 MHz, cruciale per l’implementazione dei servizi di telefonia mobile in 5G.
La richiesta di chiusura dei vecchi canali MPEG-2 da parte dello Stato italiano ha portato alla conversione ai canali MPEG-4 attuali, con conseguente disattivazione dei canali non ad alta definizione.
A partire dal 1° gennaio 2023, tutti i canali saranno accessibili solo nel nuovo formato. I principali canali Rai, tra cui Rai 1, 2 e 3, sono disponibili in bassa definizione sui canali 501, 502 e 503 da diversi mesi.
Tuttavia, a causa di questo nuovo progresso tecnologico, la situazione è cambiata ancora una volta. Di conseguenza, ora è quasi impossibile individuare e guardare i vecchi canali non HD.
Confermando l’impegno a completare il processo del Digitale Terrestre entro il 2023, il MISE, responsabile della gestione delle comunicazioni tecnologiche, ha annunciato la propria dedizione all’incarico.