Il lavoro precario non ha solo degli effetti economici ma anche degli effetti psico-fisici non indifferenti. Infatti, chi non può contare su un posto fisso, spesso è affetto da preoccupazioni e ansie. Ma quali altri sono i sintomi che tale condizione ha sull’essere umano?
Non avere la sicurezza di uno stipendio fisso, porta in molti a cadere nello sconforto più totale. Quali sono tutte le altre conseguenze che si potrebbero verificare?
Il rapporto tra lavoro precario e ansia
Nel corso dei diversi dibattiti politici, si è parlato molto spesso del lavoro del precariato, poiché è una condizione di lavoro in cui nell’individuo provoca la mancanza sia di sicurezze economiche che psicologiche.
Fino ad oggi, il lato psicologico della situazione è sempre stata preso sotto gamba in quanto non erano ben chiare le conseguenze dell’incertezza di un futuro per un lavoratore e per la sua famiglia.
Numerosi sono gli studi che sono stati fatti a riguardo. Non mancano gli innumerevoli aggiornamenti che ancora oggi descrivono obiettivamente la realtà italiana attraverso i quali venire a conoscenza non solo delle esperienze attuali ma anche di quanto sia difficile trovare un lavoro.
Una condizione che molto spesso dà vita a numerosi sentimenti negativi tra cui depressione e angoscia oltre al fatto che nella propria esistenza manchi un progetto che possa essere appagante.
Le ricerche sul tema della precarietà
Oggi come oggi, in base a ciò che afferma l’Eurodap, il lavoro precario risulta essere una realtà abbastanza preoccupante. È stata la stessa Paola Vinciguerra, la presidente dell’associazione Europea dei disturbi sugli attacchi di panico, a fare un bilancio attraverso un’indagine del 2010.
Secondo le parole della presidente, il 70% di un pubblico composto da 300 persone la cui età oscilla tra i 25 e 55 anni, ha affermato di vivere una situazione stressante sul luogo in cui lavorano.
Inoltre, il 60% di quella fetta di lavoratori intervistati, hanno paura dei colleghi mentre il restante 40% afferma di essere totalmente assoggettato al capo, una paura da cui non si ribellano per il timore di perdere il lavoro.
Insomma, in ogni posto di lavoro si respira un’area totalmente artefatta e conflittuale. Una situazione che va avanti con la paura di non poter più portare lo stipendio a casa. A causa di tutto ciò, si creano delle dinamiche molto competitive al punto che i datori di lavoro fanno delle richieste di prestazione che raramente i lavoratori possono disattendere proprio perché spaventati dalla minaccia di essere disoccupati.
Ciò che ne consegue è una sospettosità molto alta, al punto che il luogo di lavoro viene descritto come un posto in cui combattere una doppia battaglia: da una parte i superiori e i colleghi vengono visti come delle figure ostili da cui riuscire a difendersi, mentre dall’altra si è convinti che sia necessario mettersi in mostra per ottenere una chance in più.
In entrambi i casi, si dà vita ad un’agitazione costante e ad una sempre più crescente intolleranza insieme a rabbia che, nel posto di lavoro, si cerca di reprimere anche se poi viene fuori nella vita privata.
I danni nei lavoratori precari
La situazione porta i lavoratori a vivere una situazione psicologica molto delicata. Infatti il precariato causa molte conseguenze tra cui il non riuscire a mettere in piedi una posizione autonoma nel mondo lavorativo.
Inoltre il soggetto si sente pervadere da una sensazione di inutilità insieme ad un disimpegno e ad una di motivazione che poco alla volta riducono ogni risorsa del soggetto insieme alla volontà di andare alla ricerca di nuove strade da percorrere.
E’ ovvio credere che non tutti i ragazzi sono motivati e competitivi allo stesso modo anche se la condizione più difficile è quella che si sta verificando in lavoratori che appartengono a fasce d’età diverse e che non riescono a trovare un posto nel mondo del lavoro.
Questi ultimi infatti, tutti i giorni si trovano di fronte sensazioni di disperazione e inadeguatezza.
Tale condizione si verifica all’interno delle categorie lavorative che risultano essere svantaggiate sia tra i piccoli imprenditori che tra i commercianti o i liberi professionisti.
A causa del precariato, lo spazio in cui il soggetto può organizzare la propria esistenza, diventa sempre più angusto e dà vita a numerose ansie, una condizione che si rispecchia anche nei contesti relazionali.
Tutto ciò dà vita ad una sensazione di depressione che si verifica nel momento in cui ci si sta per approcciare con l’ambiente esterno.
Detto ciò, è facile capire che il precario risulta essere un individuo privo di fiducia che perde tutta la forza necessaria per cogliere al volo alcune opportunità di crescere e dare una svolta al proprio aspetto andando a collocarsi in una cornice semplice e quotidiana.
A questa situazione si aggiunge anche il fatto che il precario, è obbligato a portare a termine dei lavori che non sono per nulla in linea con il proprio percorso di studi e quindi totalmente lontani dalle proprie aspirazioni.
E quindi, oltre a trovarsi di fronte a forti difficoltà economiche, deve fare i conti anche con una gestione emotiva molto complessa di una descrizione di sé che cambia totalmente il modo in cui questo si è sempre visto.
Come uscire da questo circolo vizioso? L’unica soluzione è quella di cercare di reinventarsi guardarsi dall’esterno e fare una valutazione obiettiva della direzione che ha preso la propria vita.
Solo in questo modo si riuscirà a reagire e ad eliminare tutta questa sensazione di ansia e oppressione.