Il controllo del conto corrente da parte del Fisco scatta per determinati motivi. Tra banche e spese più controllate, vale la pena fare un po’ di chiarezza in merito.
I controlli fiscali sui conti correnti non fanno solo paura a chi evade grandi somme di denaro dovuti al Fisco.
Diversi lettori ci hanno contattato per determinare se le loro attività finanziarie potrebbero potenzialmente portare a questi controlli.
L’ansia deriva dalla possibilità di essere multati pesantemente per un errore minore, un errore di calcolo o una scorciatoia apparentemente insignificante.
I contribuenti più comunemente sottoposti a controllo sono i lavoratori autonomi titolari di partita IVA e i liberi professionisti, ma idealmente anche tutti gli altri contribuenti potrebbero trovarsi di fronte alla possibilità di essere sottoposti a controllo.
La ragione di ciò è abbastanza evidente. La retribuzione percepita dai dipendenti è già soggetta a ritenuta d’imposta alla fonte.
Al contrario, i professionisti qualificati potrebbero scegliere di non dichiarare il proprio reddito reale.
Tuttavia, se una persona, sia essa un professionista qualificato o un lavoratore subordinato, effettua un acquisto di importo rilevante o sostiene una spesa non in linea con il proprio reddito medio, corre il rischio di essere sottoposta a controllo dal Fisco.
Di seguito verrà riportato un elenco schematico, esaustivo il necessario, delle spese che possono richiamare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate:
Una richiesta frequente che riceviamo dai nostri lettori è: “Se ho un conto presso Unicredit, Intesa o una banca simile, corro il rischio di essere sottoposto a revisione contabile?”.
L’idea che le verifiche fiscali siano subordinate all’istituto bancario ha guadagnato popolarità dopo i recenti sviluppi che hanno coinvolto Unicredit, BNL e Intesa.
Allo stato attuale, sembra essere un dato di fatto che verranno avviate indagini sull’evasione fiscale con i proprietari di questi conti bancari.
Successivamente, la proroga si applicherà a tutti i contribuenti, indipendentemente dall’istituto bancario di riferimento.
Inizialmente le verifiche per accertare le discrepanze tra entrate dichiarate e uscite registrate saranno indirizzate verso i clienti che presentino una incongruenza superiore al 20%.
Successivamente, i correntisti che rientrano in tale categoria saranno convocati presso gli uffici competenti dove saranno tenuti a rendere conto di tale difformità.
Inoltre, questi controlli possono estendersi per includere conti condivisi e più conti detenuti sotto un unico nome.