Finalmente, dopo tanta attesa, arriveranno in maxi aumenti sulle pensioni INPS, a cui si aggiungono 208 euro di arretrati per alcune categorie.
L’aumento delle pensioni minime è imminente. L’approvazione per gli aggiustamenti necessari, che avranno un impatto su 1,3 milioni di persone, è stata concessa per il rilascio a luglio.
Il ritardo nell’attuazione di questa modifica all’inizio dell’anno era dovuto a vincoli tecnici specifici dei destinatari previsti.
L’obiettivo generale, come delineato nella manovra del 2023, è compensare gli effetti economici negativi delle pressioni inflazionistiche previste e osservate nei prossimi due anni.
Tuttavia, l’importo preciso dell’aumento rimane un punto controverso. Le stime prevedono che l’aumento potrebbe arrivare fino a 36 euro al mese.
Maxi aumenti sulle pensioni minime
L’aumento del pagamento sarà pari all’1,5%, ad eccezione di coloro che hanno più di 75 anni. I soggetti che attualmente percepiscono 563,74 euro vedranno un aumento a 572,20 euro.
Tuttavia, le persone di età superiore ai 75 anni avranno un aumento significativo del 6,4%, con un pagamento mensile di 599,82 euro, ovvero ulteriori 36,08 euro al mese o 432,96 euro all’anno.
Il pagamento di luglio includerà gli arretrati accumulati tra il mese di gennaio e il mese di maggio. Dal 2024, l’aumento per tutti sarà del 2,7%.
Guardando avanti all’anno 2024, ci sono ulteriori incrementi in vista. Alcuni di questi incrementi sono già stati conteggiati nella legge di bilancio, mentre altri saranno concretizzati con regolamenti specifici.
Di conseguenza, le pensioni dovrebbero ricevere un nuovo aumento all’inizio del prossimo anno. Questo aumento potrebbe benissimo essere soggetto a aggiustamenti periodici in base alle variazioni del costo della vita.
La rivalutazione delle pensioni minime
Uno dei principali fattori che contribuiscono all’aumento di tutte le tipologie di pensioni, comprese le pensioni di invalidità e le prestazioni sociali come l’assegno sociale, è la rivalutazione annuale degli assegni, che comporta l’adeguamento degli importi al costo della vita attuale.
Il Def ha previsto un tasso di inflazione stimato del 5,4% per il 2023, con questo tasso che dovrebbe riflettersi nei dati di fine anno.
Ad esempio, una pensione di 1.000 euro mensili vedrebbe un aumento di 54 euro, mentre una pensione di 1.500 euro vedrebbe un aumento di 81 euro.
È importante notare, però, che la Legge di Bilancio 2023 ha introdotto una rivalutazione “parziale” da attuarsi nel 2024 per le pensioni eccedenti il quadruplo del trattamento minimo, che si aggira intorno ai 2.100 euro.
L’applicazione dell’aliquota di rivalutazione non sarà in questo caso attuata nella sua totalità, bensì in una percentuale compresa tra l’85% e il 32% in base all’importo della pensione.
A tale incremento, ancora da definire con precisione data la possibilità di oscillazioni del tasso medio di inflazione, si aggiungerà un altro incremento programmato: l’adeguamento della rivalutazione precedentemente operata ad inizio 2023.
Tale adeguamento riconoscerà la discrepanza tra aliquota provvisoria (utilizzata dall’INPS per allineare le pensioni al costo della vita) e aliquota definitiva.
Verrà affrontata una differenza dello 0,8%, che verrà ridotta per gli assegni che superano di quattro volte il trattamento minimo, e sarà accompagnata dal pagamento degli arretrati su l’intero blocco di mensilità del 2023.
Siccome si parla molto degli arretrati che ammontano a 208 euro in totale, bisogna puntualizzare che spettano soltanto a chi ha una pensione mensile di 2.000 euro.