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Donne e maternità: quali sono i diritti della lavoratrici

Il tema della maternità sul lavoro è spesso un argomento su cui si discute molto. La legge però è abbastanza chiara. Vediamo cosa dice!

Donne e maternità- Oipamagazine.it

In che modo si muovono le varie aziende sul tema dei diritti sul lavoro per le donne che vanno in maternità?

Cosa dice la legge sul tema donna e maternità

Su questo argomento, la legge è abbastanza chiara in quanto attraverso il Dlgs 151/2001, si afferma che la madre viene tutelata durante diversi periodi di astensione al lavoro a partire dalla gravidanza fino a quando il bambino non ha compiuto 12 anni.

Quindi è scontato capire che ci sono alcune tutele che vedono come protagoniste proprio le mamme lavoratrici dipendenti.

Prima di pensare di realizzare il progetto di formare una famiglia senza essere costrette a rinunciare a nulla, le donne lavoratrici devono essere al corrente di cosa afferma la legge per fare in modo che maternità e lavoro possano andare d’accordo.

Ma quali sono le norme che tutelano le mamme lavoratrici? Partiamo con il fare la differenza tra il congedi di maternità  e il congedo parentale.

Il congedo di maternità altro non è che un periodo in cui ci si astiene obbligatoriamente dal lavoro mentre il congedo parentale è un’astensione facoltativa che può interessare sia la madre che il padre nel momento in cui in casa è presente un bambino che non ha superato i 12 anni.

Risulta essere un diritto indisponibile della lavoratrice il congedo di maternità a cui non può rinunciare nemmeno nel momento in cui il medico afferma che non vi sia nessuna controindicazione nel continuare a lavorare.

Il congedo di maternità

Il congedo di maternità viene utilizzato da quelle lavoratrici dipendenti che hanno anche un’assicurazione per maternità con l’INPS.

Si tratta di un diritto che interessa: operaie, apprendiste, dirigenti che hanno un rapporto di lavoro in corso, impiegate, disoccupate, lavoratrice agricole, badanti e colf, lavoratrici in lavori socialmente utili, lavoratrici pubbliche e lavoratrici che hanno effettuato l’iscrizione alla gestione separata INPS.

Congedo di maternità- Oipamagazine.it

Il congedo di maternità è obbligatorio e segue le leggi presenti nell’articolo 16 DLgs 151/2001 secondo il quale si afferma che una lavoratrice deve astenersi dal lavoro per cinque mesi, ossia due mesi prima dalla presunta data del parto e tre mesi dopo che è venuto al mondo il bambino.

Inoltre, ai tre mesi successivi al parto si vanno ad aggiungere anche altri giorni il momento in cui la nascita sia avvenuta dopo la presunta data stabilita inizialmente. Nel momento in cui il neonato viene ricoverato nel corso del periodo di maternità, il congedo può essere addirittura sospeso dando la possibilità alla madre di rinviare il rientro al lavoro.

Il congedo flessibile

Si parla di congedo flessibile nel momento in cui la lavoratrice prende la decisione di posticipare il giorno del rientro al lavoro. Per utilizzare il congedo flessibile è molto importante mostrare l’autorizzazione del medico del SSN in cui si va ad attestare la mancanza di rischi sia per la madre che per il nascituro.

Nel 2019 è stato introdotta una novità secondo la quale è possibile utilizzare il congedo obbligatorio anche nel corso dei cinque mesi dopo il parto. Si tratta di una possibilità che è stata introdotta attraverso le legge di bilancio del 2019 e secondo la quale si andava a stabilire che le madri lavoratrici avevano opportunità di utilizzare il congedo obbligatorio di 5 mesi da quando il bambino era venuto al mondo.

Si tratta di un tipo di congedo che può essere approvato solo nel caso in cui il medico del SSN presenti un’autorizzazione scritta. Non mancano situazioni in cui il periodo di congedo di maternità può essere anticipato proprio come prevedono gli articoli 17 e 87 del Dlgs 151/2001.

Si tratta di situazioni in cui si possono presentare delle gravi complicanze sia della gestazione o l’aggravamento di forme morbose preesistenti. Inoltre, il congedo può essere anticipato anche nel momento in cui la lavoratrice si trova in un luogo di lavoro che potrebbe compromettere lo stato di salute sia della donna che del bambino.

Il periodo di astensione obbligatoria

Durante la maternità, il periodo di astensione obbligatoria può essere prolungato fino a 7 mesi a seguito del parto, un evento che si verifica nel momento in cui sia le condizioni di lavoro che quella ambientale possono compromettere lo stato di salute della donna o se questa stia svolgendo un’attività abbastanza faticosa.

Lavoratrice incinta a lavoro- Oipamagazine.it

La proroga del congedo di maternità viene fatto solo dopo che si sono portati a termine diversi accertamenti medici da parte dell’ASL secondo i quali si vanno a confermare le difficoltà della donna.

Per utilizzare l’assistenza obbligatoria, la lavoratrice è obbligata a presentare una domanda di indennità di maternità all’INPS utilizzando il servizio online presente sul sito dell’Istituto, inviando un documento che deve essere ricevuto dal datore di lavoro entro 60 giorni dalla data del parto e non oltre un anno dalla nascita del bambino bambino. Il rischio che si corre è quello di perdere il diritto.

Per presentare la domanda di indennità di maternità all’INPS, è necessario avere alcuni requisiti. Vediamo insieme quali sono:

  • per le lavoratrici dipendenti è importante essere in possesso di un rapporto di lavoro in corso;
  • per le colf e badanti è necessario avere almeno 26 contributi settimanali nel corso dell’anno precedente o almeno 52 contributi settimanali durante i due anni che hanno preceduto il congedo;
  • per le lavoratrici agricole è necessario essere in possesso della qualifica di braccianti e insieme all’iscrizione all’interno degli eventi nominativi;
  • per le lavoratrici disoccupate il congedo deve avere inizio entro e non oltre 60 giorni dall’ultima giornata di lavoro;
  • per le lavoratrici che hanno effettuato l’iscrizione alla gestione separata INPS il congedo spetta nel momento in cui durante i 12 mesi che precedono il congedo sono stati versati un minimo di tre contributi mensili.

Ad ogni lavoratrice neomamma spetterà un’indennità dell’80% della retribuzione giornaliera che si calcola prendendo come riferimento l’ultimo mese di lavoro prima di essere entrata in maternità.