A nessuno piace avere la pensione ridotta. Purtroppo, per alcune categorie di pensionati, si prospettano dei tagli sul cedolino pensionistico.
I pensionati ex INPDAP possono essere esposti a un potenziale rischio per la loro pensione di reversibilità se sottoposti a monitoraggio da parte dell’INPS, come indicato nel messaggio numero 1710 del 2023.
Il processo di verifica in corso è un controllo incrociato dei dati reddituali ricevuti dai pensionati negli anni 2019 e 2020.
Il focus di tale controllo è quello di esaminare la pensione di reversibilità che è stata percepita nell’anno 2020.
Pertanto, i soggetti che non hanno ancora percepito la pensione di reversibilità non devono temere nulla da questa verifica.
Vale la pena notare che mentre le pensioni di vecchiaia e di reversibilità possono essere cumulate, ci sono alcuni limiti a questo.
In particolare, se il reddito del soggetto che fruisce della pensione di reversibilità è superiore al triplo del trattamento minimo, sarà soggetto a una riduzione delle prestazioni, che può arrivare addirittura al 50% nell’ipotesi peggiore.
L’INPS verificherà se i guadagni complessivi percepiti dal pensionato dal 2019 al 2020 superano le soglie prestabilite.
In tal caso, l’importo della pensione di reversibilità percepita sarà ridotto e il disavanzo sarà recuperato in un prossimo futuro.
Tale procedura viene svolta annualmente, ma una novità importante avverrà nel 2023. La sentenza della Corte Costituzionale, numero 162 del 2022, limita la riduzione della pensione al reddito eccedente percepito.
Pensione ridotta: in quali casi?
Partiamo dalle norme relative al cumulo della pensione di reversibilità con altre fonti di reddito. In particolare, la linea guida prevede che se il reddito aggiuntivo supera di tre volte l’importo minimo della pensione, verrà imposta una riduzione variabile tra il 25 e il 50%.
La pensione di reversibilità subisce una riduzione secondo le seguenti modalità:
- per redditi tre volte maggiori e inferiori a 4, la riduzione è pari al 25%;
- per redditi quattro volte maggiori e inferiori a 5, la riduzione è pari al 40%;
- per redditi cinque volte maggiori, la riduzione è pari al 50%.
Nel 2020 il trattamento minimo è stato valutato in 6.695,91 euro, il che significa che le persone con un reddito superiore a 20.087,73 euro rischiavano di subire una riduzione delle prestazioni.
Controlli INPS per determinare a chi tagliare la pensione
Come da messaggio 1710 datato 2023, l’INPS sta verificando la situazione reddituale degli ex pensionati INPDAP titolari di pensione di reversibilità nel 2020.
Come ha spiegato l’Istituto, tale controllo è stato fatto in base ai redditi inerenti alle dichiarazioni 730/Cu/Redditi 2020, riferiti all’anno 2019, in base alle informazioni partite dall’Agenzia delle Entrate, e del casellario centrale riferiti agli anni 2019-2020.
Nei casi in cui la pensione di reversibilità ecceda l’importo dovuto, l’INPS recupererà l’importo eccedente trattenendo la pensione dal cedolino a partire da agosto 2023.
Il processo di recupero sarà effettuato in maniera integrale trattenendo un quinto dell’importo complessivo della pensione, al netto dell’Irpef, attraverso un piano di versamento mensile che si sviluppa fino a 60 rate.
Prima di avviare il recupero delle somme dovute, l’INPS lo comunicherà al pensionato interessato. Il pensionato avrà quindi un termine di 30 giorni dalla data di notifica per mettersi in contatto con l’Istituto e contestare l’eventuale riduzione anticipata, supportata da documentazione utile a sanare la situazione attuale.