In che modo si è espressa la legge sul tema dell’eredità indirizzata al convivente? Facciamo chiarezza su uno degli argomenti più ricercati in ambito legale.
In quali casi è possibile indirizzare un’eredità ad un convivente? Diverse sono le situazioni che si potrebbero avere di fronte a sé. Questo e molto altro verrà trattato nell’articolo che segue, un testo in cui si darà spazio anche ai diritti di cui gode un partner che non è legato dal vincolo del matrimonio.
I diritti sull’eredità se non si è sposati
Per diverso tempo, la considerazione sociale dello status dei conviventi è stato un argomento molto delicato. Più gli anni passano e più tale differenza va via via a diventare sempre meno presente, camminando a pari passo con i vari provvedimenti dei giudici.
Questi ultimi hanno dato una spinta per creare una tutela di tale forma.
Fino ai giorni d’oggi, i conviventi hanno dei doveri e dei diritti analoghi a quelli dei coniugati anche se mancano ancora alcuni tasselli prima di poter parlare effettivamente di equiparazione.
Infatti, uno degli argomenti più difficili da affrontare è proprio quello che riguarda l’eredità al convivente che risulta ancora essere privo di tutte le tutele necessarie.
Per coloro che non si sono sposati infatti i diritti sono quasi pari a zero. Tutto ciò vuol dire che se non viene compilato nessun testamento, al convivente ancora in vita non spetterà niente dell’intero patrimonio.
E’ importante aggiungere poi che il convivente non solo non ha la possibilità di ereditare nulla se non vi è un testamento né tantomeno la presenza di questo documento può assicurargli l’eredità nel caso in cui si presentano altri eredi legittimari.
I diritti di cui godono coloro che non sono sposati al momento della morte del convivente
La legge stabilisce che l’eredità non sarà mai intestata al convivente in quanto non rientrante nella categoria di eredi.
Ed è per questo motivo che l’unica soluzione per superare questo ostacolo è quella di organizzarsi a tempo con un testamento, un documento che potrebbe essere valido solo se tiene conto delle norme successorie.
Il funzionamento dell’eredità è stabilito dal Codice Civile. Tra i diversi eredi, non mancano alcuni che sono tutelati in modo particolare, in quanto possiedono una quota ereditaria che non può essere rifiutata in nessun caso né tantomeno può essere diminuita.
Inoltre, nell’atto pratico, il testamento può addirittura non tener presente questo principio in quanto gli eredi legittimi possono agire in giudizio e, con il testamento alla mano, cercare di ottenere ciò che possono avere in base a quello che stabilisce la legge.
Quindi, decidere di dare tutti i propri averi al convivente nel caso in cui sono presenti anche degli eredi legittimari non è la scelta migliore.
Anche se all’inizio il convivente potrebbe avere la possibilità di ottenere l’intero patrimonio, in un secondo momento sarà costretto a restituirlo totalmente. Inoltre gli eredi non hanno l’obbligo di agire in giudizio anche se potrebbero acconsentire alle ultime volontà del defunto.
Si tratta di un argomento su cui per il momento non vi è nessuna certezza. Infatti, la probabile rinuncia dell’azione di legittima infatti non è ammessa dalla legge e quindi risulta essere nulla.
In quali occasione è necessario il testamento
Il testamento deve essere fatto solo dopo essere venuti a conoscenza di tutti gli eredi legittimari.
Il testamento si trasforma in uno strumento molto importante nel momento in cui il convivente non viene catalogato in qualità di erede.
In questo modo, se non è presente un testamento, anche la quota a disposizione non viene divisa con il convivente ma ripartita soltanto in modo equo con gli eredi.
E’ molto importante tenere a mente che nel momento in cui il coniuge è separato anche se non divorziato, i diritti successori sono gli stessi che aveva prima di essersi separato anche se nel frattempo ha iniziato una nuova relazione.
Ma cosa ottiene per diritto il coniuge al momento della morte dell’ex moglie o dell’ex marito? Ecco la lista:
- metà del patrimonio ereditato nel caso in cui mancano dei figli;
- un terzo del patrimonio se è presente un figlio;
- un quarto del patrimonio se presenti più figli.
Inoltre ogni quota del coniuge insieme a quelle dei figli, proprio come accade per le quote dei genitori nel caso in cui sono assenti dei figli, non può assolutamente essere lesa dal testamento stesso.
Per quanto riguarda i figli, non vi è nessuna distinzione se si tratta di figli legittimi oppure no, mentre i figli nati dal rapporto con il convivente risultano essere comunque eredi legittimati.
In che modo proteggere l’eredità del convivente
- ottenere il diritto di abitazione per un periodo pari a 2 anni nel caso in cui la convivenza è durata di meno;
- ottenere la convivenza per un periodo uguale allo stesso periodo della convivenza da un minimo di due anni fino ad un massimo di 5 anni;
- ottenere un periodo di convivenza di 3 anni nel caso in cui sono presenti figli minori o con una disabilità.
È ovvio pensare che nel caso in cui il convivente risulta essere intestatario dell’abitazione, il problema non si pone a differenza di ciò che accade invece nel caso in cui la casa è cointestata. In quest’ultimo caso gli eredi potranno ottenere il 50% dell’abitazioni.
Non vi è nessuna diritto di abitazione nel caso in cui il convivente si sposa oppure si unisce in matrimonio attraverso un’unione civile o dà vita ad una convivenza abbastanza stabile.
Per fare in modo che l’abitazione possa essere garantita al convivente, è molto importante mettere la firma sotto un patto di convivenza con usufrutto, in modo tale che gli eredi gli daranno la possibilità di continuare a restare nella casa anche dopo la morte del compagno o della compagna.
Infine, procedere con l’intestazione dell’abitazione al convivente anche se le spese sono state fatte soltanto da uno dei due, potrebbe essere una soluzione rischiosa poiché è una donazione perché ogni erede potrà impugnare tranquillamente proprio come accade anche per le polizze vita.
Nel caso in cui il convivente è registrato nel Comune, può ottenere la pensione di reversibilità insieme ad un risarcimento danni nel momento in cui la morte è avvenuta a seguito di un reato oppure di un qualsiasi altro fatto illecito.