Quando si versa o si preleva denaro per effettuare pagamenti, ci sono dei paletti da considerare per evitare di far scattare i controlli da parte del Fisco.
La prospettiva della regolamentazione fiscale ha sempre riguardato il flusso di liquidità in entrata e in uscita dai conti correnti.
Ciò vale in particolare per importi che superano determinate soglie, e per ragioni del tutto valide.
In genere, la nostra banca conduce ispezioni preliminari prima che lo facciano le autorità fiscali. Tali valutazioni sono focalizzate sulle attività a monte, come la provenienza dei fondi (pagamenti) o il loro utilizzo (prelievi) oltre soglie specifiche.
Non è insolito che la nostra banca richieda maggiori informazioni in merito a tali questioni.
Nessun limite ai pagamenti in contanti
I pagamenti in contanti non sono limitati dalla legge. Tuttavia, è importante garantire che la fonte del denaro sia legale e non provenga da attività illecite.
Inoltre, è fondamentale considerare se il denaro ricevuto rappresenta una forma di reddito e quindi potrebbe potenzialmente tradursi in evasione fiscale. La domanda rimane: il denaro ricevuto è considerato reddito o no?
Al contrario, la legge impone limitazioni al trasferimento di denaro contante tra persone, indipendentemente dallo scopo di tale transazione.
Di conseguenza, lo scambio di fondi è limitato a pagamenti, nonché prestiti e/o doni tra soggetti distinti.
Attualmente il limite di tracciabilità è fissato a 1.999,99 euro fino al 31 dicembre, come previsto dal decreto Milleproroghe.
Tuttavia, a partire dal 1° gennaio 2023, questa soglia sarà dimezzata a 999,99 euro. Non è noto se entro la fine dell’anno ci saranno o meno ulteriori estensioni del limite o l’attuazione di nuove disposizioni con soglie diverse.
La legge impone che le transazioni tra privati di importo pari o superiore a 2.000 euro debbano essere effettuate con modalità di pagamento tracciabili.
Ciò include bonifici bancari, carte di debito e di credito, vaglia postali o assegni non trasferibili. Il mancato rispetto di tali norme comporta sanzioni per entrambe le parti, che vanno da 2.000 a 50.000 euro.
Alla fine, tentare di aggirare il limite di 2.000 euro suddividendo i pagamenti in più tranche allo stesso individuo non è un approccio saggio.
Gli unici casi in cui ciò sarebbe appropriato sono per i pagamenti che sono stati prestabiliti da un contratto o per scopi commerciali, come il SAL o aggiornamenti sullo stato di avanzamento dei lavori.
Fattura per lavoro o prestazione: come pagarla?
È possibile pagare un prodotto o un servizio in contanti secondo la legge? La Legge prevede che le parti interessate debbano concordare le modalità e le scadenze di pagamento di una fattura.
In sostanza, la moneta legale, compreso il contante, deve essere utilizzata per pagare la fattura a meno che non superi un certo limite.
In genere, quando si tratta di transazioni significative, entrambe le parti raggiungono un accordo sull’utilizzo di forme di pagamento tracciabili come RID, bonifici bancari e assegni bancari.
È importante notare che se la fattura prevede che il pagamento debba essere effettuato tramite uno strumento tracciabile, i clienti non devono aspettarsi di pagare in contanti. Inoltre, è anche vantaggioso in termini di detrazione delle spese sostenute.
Vale la pena notare che a partire dal 1° luglio 2022, la fatturazione elettronica comprende una gamma più ampia di transazioni.
Questo sistema consente all’Agenzia delle Entrate di essere preventivamente informata delle transazioni avvenute tra due soggetti.
Inoltre, saldare le fatture in contanti e in modo tempestivo può aumentare la possibilità di controllo da parte dei funzionari fiscali.
Ciò significa che le transazioni effettuate tramite il proprio conto primario sono solo una frazione del monitoraggio condotto dalle istituzioni finanziarie.