Quale categorie di cittadini italiani con 5 anni di contributi percepiranno la pensione? Quali sono i requisiti richiesti?
Negli ultimi anni sono state apportate numerose modifiche alla legislazione che hanno stravolto i prerequisiti e i limiti di età per il pensionamento.
L’obiettivo fondamentale di queste modifiche è quello di ridurre la spesa per la previdenza sociale, che è una delle voci più significative del bilancio pubblico.
Nell’ultimo periodo, il peggioramento di questa situazione è da attribuirsi al trend demografico che comprende:
- l’invecchiamento della popolazione, che ha due facce. In primo luogo, c’è l’aumento dell’aspettativa di vita, e in secondo luogo, l’età media della popolazione è in aumento;
- il tasso di natalità, che ha registrato un calo significativo, con conseguente riduzione del numero di generazioni più giovani che contribuiscono alle finanze pensionistiche. Inoltre, a causa dello scenario occupazionale instabile, le loro aliquote contributive stanno ulteriormente diminuendo.
È importante tenere presente che il sistema attuale prevede:
- la pensione di vecchiaia per tutti i lavoratori che sono coperti dalla previdenza sociale obbligatoria una volta raggiunta l’età legale di pensionamento di 67 anni (tra il 2019 e il 2022), a condizione che abbiano contribuito al sistema per un minimo di 20 anni. Questa età pensionabile può aumentare gradualmente se l’aspettativa di vita aumenta;
- l’introduzione di diverse modalità di prepensionamento tra cui Legge Fornero, prepensionamento volontario o sociale APE, Quota 103, Isopensione, Opzione Donna, prepensionamento per lavori usuranti e per lavoratori precoci.
Pensione di vecchiaia: età e requisiti per quella ordinaria e contributiva
Per legge, qual è l’attuale requisito di età per percepire una pensione di vecchiaia? A partire dal 2019, l’età pensionabile per tutte le categorie è stata fissata a 67 anni.
L’età di 67 anni è stata confermata per gli anni 2021-2022 nel decreto ministeriale dell’11.5.2019, sulla base dei risultati delle indagini ISTAT che non hanno mostrato alcun aumento della speranza di vita.
Fino alla fine del 2023, il requisito dell’età di 67 anni continuerà ad essere necessario per ottenere l’assegno sociale.
Per soddisfare il requisito contributivo di 20 anni, oltre all’adempimento del requisito dei dati personali, vengono presi in considerazione sia i contributi di lavoro che quelli pagati per:
- riscatti di laurea;
- accrediti del servizio militare gratuiti;
- contribuzione figurativa inerente alla indennità Naspi di disoccupazione;
- maternità.
Con l’entrata in vigore della legge 232/2016, le persone fisiche possono accumulare 20 anni sommando i contributi versati in tutti i sistemi gestionali INPS o casse professionali, purché i contributi siano stati versati in periodi non cumulabili.
Se esiste una convenzione internazionale sulla sicurezza sociale, possono essere presi in considerazione anche i contributi versati in un altro paese dell’UE o al di fuori dell’UE.
Pensione con 5 anni di contributi
Ci sono alcune categorie di lavoratori, come delineato dalla legge Amato (D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 503; Circolare INPS n. 16/2013), che possono ancora beneficiare di deroghe dove sono richiesti solo 15 anni di contributi versati.
È importante tenere presente che anche ai lavoratori non contributivi prima del 1996 è richiesto un assegno mensile lordo pari a 1,5 volte quello dell’assegno sociale, che ammonta a 570 euro nel 2023, e che arriva a 597 euro per chi ha superato i 75 anni.
Nel 2023, a 72 anni, avranno diritto alla pensione di vecchiaia i soggetti che hanno versato almeno cinque anni di contributi (esclusi quelli figurativi) dal 1996, come previsto da piano.
In questo scenario, il calcolo dell’assegno pensionistico viene eseguito utilizzando il sistema contributivo.