Spesso capita di passeggiare per strada e vedere un’auto parcheggiata in divieto di sosta. Ma qual è la cosa giusta da fare in questi casi? In molti pensano che, per far giustizia, da buon cittadino non si deve far altro che fotografare e segnalare il tutto alle autorità. Ma è davvero così che stanno le cose?
È stata la stessa Cassazione a dare una risposta a questa domanda analizzando un caso in cui è stata fotografata un’auto in un luogo in cui non era possibile parcheggiare, per portare poi tale segnalazione alla polizia. Ma che cosa si rischia quindi?
Cosa accade se si fotografa un’auto in divieto di sosta
Arrivati a questo punto quindi molti si chiederanno: è legale o è illegale immortalare un’auto parcheggiata in divieto di sosta? Cosa accade se si prende in mano il proprio smartphone e si scatta una fotografia dell’auto di un vicino o di uno sconosciuto parcheggiato in una zona in cui non è permesso?
Per dare una risposta a tutte queste domande non dovrete far altro che continuare a leggere il testo in cui verrà analizzata una sentenza recente della Cassazione che ha analizzato proprio dell’argomento appena citato.
La Cassazione infatti ha parlato di privacy nonché di norme del codice il penale insieme alle implicazioni che tutte queste azioni portano legalmente. Vediamo quindi insieme quali sono i dati da prendere in considerazione per verificare se si tratta di un’azione legale oppure no e qual è il comportamento giusto da utilizzare in queste situazioni.
In linea di massima è bene ricordare che nessuno ha il diritto di fotografare persone nemmeno se si trova in un luogo pubblico a patto che ciò non accada in occasione di cerimonie di interesse pubblico o avvenimenti vari. In questo caso però il protagonista della foto al massimo può essere la folla ma non una sola persona.
Inoltre si può fare un filmato di una manifestazione, di un comizio elettorale o di un concerto a patto che nell’obbiettivo non venga inquadrata soltanto una sola persona ma un gruppo abbastanza consistente e quindi non si può incentrare l’intera ripresa su un solo volto.
Infatti, in base a ciò che afferma la Cassazione, coloro che fotografano una persona per strada la quale però non ha dato il suo consenso, può essere addirittura querelato per molestie in luogo pubblico.
Un discorso diverso invece è quello che riguarda gli oggetti da fotografare nel caso in cui sono situati in luogo pubblico a patto che questi non vedano al loro interno di dati personali i quali sono coperti da privacy. In poche parole, è possibile scattare la foto di una villetta privata solo se questa non includa al suo interno dei dati sensibili come la targa di un’auto.
Come si è espressa la legge
In base ad una sentenza abbastanza recente della Cassazione, si è scoperto che scattare una foto ad un’auto parcheggiata in una zona in cui non è possibile non risulta essere reato anche se al suo interno si trovano i figli minorenni di colui che è alla guida.
Ma quali sono i motivi che hanno portato la Cassazione a dare tale responso? Secondo la norma che definisce li molestie e luogo pubblico, si parla di sanzioni solo nel caso in cui si porta avanti una condotta a causa di un “biasimevole motivo” e quindi, fotografare un’auto che è stata parcheggiata male non rientra in tale definizione.
Ma di che cosa si parla nel momento in cui si fa riferimento a “biasimevole motivo? Per comprendere meglio tale espressione è necessario fare un esempio pratico in cui un soggetto scatta la foto al veicolo dei vicini il quale è stato parcheggiato in un luogo in cui la sosta non è permessa con il solo scopo di mostrare lo scatto alla polizia.
In questo caso in particolare non si parla di “biasimevole motivo” in quanto l’intenzione del soggetto in questione non è altro che fare in modo che i condomini rispettino le regole stabilite. La stessa cosa vale per colui che fotografa un’auto parcheggiata in sosta riservata ai disabili al fine di segnalare il tutto alla polizia così che questi possano intervenire.
Il reato di molestie porta molti a pensare ad una condotta reiterata. La legge parla di “molestie” parola che è coniugata al plurale e non al singolare. In ogni caso, la Cassazione afferma che anche una sola condotta, la quale non è reiterata necessariamente, può dar vita al reato di molestie soltanto nel caso in cui questa non risulta essere gradita da parte di colui che la riceve.
Quindi, i condomini hanno la possibilità di scattare una foto ad un’auto in divieto di sosta nel caso in cui tale problema risulta essere abbastanza diffuso? Il caso che è stato analizzato dalla Cassazione è proprio riguardo al parcheggio irregolare diffuso nell’intero condominio e ad alcuni residenti che scattavano delle foto ai vicini così che tale comportamento potesse aver fine.
In casi del genere questo comportamento non viene catalogato come biasimevole in quanto il loro scopo è quello di fare in modo che i vicini possano iniziare a rispettare le regole presenti nel condominio dando fine a quelli che sono dei comportamenti scorretti.