Con il passare degli anni, anche la società si sta piano piano evolvendo portando quindi un cambiamento anche in diversi aspetti, partendo dalla globalizzazione la quale ha spalancato l’accesso alle frontiere in modo tale che ogni Paese si possa sentire più vicino anche se distante molti chilometri.
Il fenomeno della globalizzazione non va ad influire soltanto sulle mode, sulle tendenze, sulle culture e sui cibi ma anche su altri aspetti tra cui quello del lavoro. Ma in che modo?
I cambiamenti giunti con la globalizzazione
Diversi sono i motivi per cui un lavoratore si trova a spostarsi in Europa per continuare la propria carriera. Si tratta di una scelta che può venire dal soggetto in questione il quale decide di mettersi in gioco, andando ad esplorare nuove realtà occupazionali.
Non mancano però casi in cui questa decisione viene presa dall’azienda e il dipendente non può far altro che acconsentire. Per esempio un’impresa estera, la quale possiede delle sedi in Europa, ha la possibilità di proporre ad uno o più professionisti la presenza fisica in quei luoghi così da utilizzarli per progetti formativi.
Inoltre non mancano situazioni in cui un’Impresa Europea potrebbe aver bisogno di vedere dalla sua parte un lavoratore qualificato da impiegare in compiti ben precisi. In poche parole, non mancano esempi che possono giustificare tali spostamenti.
In casi del genere si fa riferimento al fenomeno della corporate oppure della business Immigration a si parla anche di global Mobility. Per entrare all’interno di uno Stato che appartiene all’Unione Europea, è importante che il lavoratore sia in possesso di una determinata permesso di soggiorno, il quale prende il nome di Carta Blu Ue, la cui scadenza è di 2 anni.
Se si tratta di un lavoro a tempo indeterminato, la durata di questa carta sarà pari alla durata del contratto di lavoro più altri tre mesi, ossia il tempo necessario per un lavoratore di trovare un altro impiego.
I lavoratori che appartengono alla Business Immigration
La business Immigration è una pratica che non può essere data a tutti i lavoratori. Si parla di professionisti, ma di quali in particolare?
La mobilità all’estero che viene fatta per quei professionisti che rientrano nella categoria di “altamente qualificati“. In Italia si tratta di soggetti che hanno completato un percorso di istruzione di almeno tre anni e che abbiano ottenuto la qualifica professionale che rientra nei livelli 1,2 e 3 presenti nella classificazione Istat delle professioni.
Un altro requisito molto importante necessario per ottenere il permesso un soggiorno molto lungo per motivi lavorativi è il compenso il quale non deve essere più basso di 25.000 euro.
Esistono numerosi macro- gruppi che prevedono questo tipo di professionisti che rientrano nella categoria di business Immigration ossia:
- legislatori;
- professioni scientifiche;
- esecutivi nel lavoro d’ufficio;
- professioni tecniche;
- artigiani e agricoltori;
- professioni codificate all’interno dell’attività commerciale;
- professioni non qualificate;
- conduttori di impianti;
- forze armate.
In Italia la disciplina del riconoscimento delle qualifiche professionali è controllato dal Ministero dell’Interno secondo il quale si stabilisce che coloro che svolgono una professione regolamentata in Italia dovranno ottenerne il riconoscimento da parte delle autorità dedicate prendendo come riferimento gli articoli 16 e 17 presenti nel Decreto legislativo 6 novembre 2007, n.206.
Inoltre le autorità in questione dovranno inviare una risposta non oltre 30 giorni da quando hanno ricevuto la domanda. Coloro che svolgono una professione non regolamentata del nostro Stato, potrà farlo solo se il datore di lavoro che invia una richiesta specifica presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
La business Immigration in Italia
Quindi, in base a ciò che abbiamo detto precedentemente, l’ingresso ai lavoratori stranieri in Italia è permesso soltanto attraverso la presenza della carta Blu Ue.
Si tratta di un documento che oltre a dare la possibilità di soggiornare in Italia, permette al lavoratore anche di ottenere numerosi benefici tra cui:
- ottenere il ricongiungimento familiare;
- sfruttare la qualità di trattamento sulle condizioni di lavoro, sulla formazione professionale, sull’istruzione, sull’assistenza sociale, sulla sicurezza e sull’accesso a beni nonché di servizi presenti nell’alloggio;
- ottenere la cittadinanza italiana dopo aver risieduto legalmente in Italia per 10 anni;
- avere libero accesso al servizio sanitario nazionale;
- andare in uno Stato dell’Unione Europea differente da quello nel quale si risiede dopo che sono passati 18 mesi dal soggiorno legale all’interno del primo Stato membro.
Un’altra curiosità che riguarda il permesso di business Immigration è inerente al fatto che non è necessario tener conto del decreto riguardo ai flussi di lavoro i quali sono determinati dalle “quote ingresso” in quanto permette di entrare nel Paese solo se sono presenti delle esigenze aziendali.