Andare in pensione a 58 anni è il sogno sia degli uomini che delle donne. Questo sogno è realtà per alcune categorie di lavoratori.
Al momento attuale, il pensionamento non rappresenta una situazione agevole, come sarebbe auspicabile, ma piuttosto un percorso impervio.
Molte persone non riescono ad arrivare all’età pensionabile per una questione di pochissimi anni, mentre altre, anche raggiungendo i 67 anni, non possiedono il numero di contributi necessari per accedere alla pensione. Non è sempre facile accumulare 20 anni di contributi.
Per ottenere la pensione anticipata ordinaria, sono richiesti quasi 43 anni di contributi, ossia 42 anni e 10 mesi di versamenti.
La situazione è leggermente più favorevole per le donne, che devono accumulare 41,10 anni di contributi.
Sono stati discussi molto poco i requisiti per accedere alla pensione anticipata a 41 anni di contributi.
Non si è parlato della necessità di aver versato i contributi per almeno 12 mesi prima di compiere 19 anni, né della categoria di maggior tutela. In sintesi, la Quota 41 anticipata è vincolata a tre requisiti fondamentali.
La possibilità per le donne di smettere di lavorare a 58 o 59 anni con 35 anni di contributi effettivi non è più disponibile.
Al suo posto, è stata introdotta l’opzione di ritirarsi a 60 anni con uno sconto di due anni per un massimo di due figli.
Tuttavia, l’anticipo pensionistico Ape sociale rimane valido, con l’uscita prevista a 63 anni e un numero variabile di contributi tra 30 e 36, a seconda della categoria lavorativa.
A partire dal 2023, la nuova opzione di pensione anticipata Quota 43 prevede un’uscita a 62 anni con 41 anni di contributi.
L’obiettivo di tali misure è di permettere un’anticipazione della pensione di vecchiaia, in modo da poter chiudere con il mondo del lavoro a 67 o 70 anni, accumulando un montante contributivo pari a 20 anni.
È importante notare che i requisiti anagrafici e contributivi variano notevolmente a seconda della misura pensionistica scelta.
Con la disabilità grave si può andare in pensione a 56 e 61 anni
Nel caso in cui la Commissione medica ASL – INPS conferma l’esistenza di una disabilità pensionabile pari all’80%, diverse opportunità pensionistiche si palesano.
Infatti, i lavoratori maschi possono andare in pensione a 61 anni, mentre le lavoratrici femmine possono andare in pensione a 56 anni.
Tra i requisiti che vengono richiesti, oltre al certificato di disabilità grave, vi è anche la necessità di aver versato contributi per almeno 20 anni.
In questo caso, il lavoratore può accedere alla pensione di vecchiaia anticipata, evitando di aspettare circa 10 anni per quella di vecchiaia ordinaria, che si raggiunge all’età di 67 anni e dopo aver versato contributi per almeno 20 anni.
A 56 anni in pensione nel 2023
Quota 103 prevede l’età pensionabile non prima di aver compiuto 64 anni di età, con 41 di versamenti contributivi.
Il beneficio di questa misura per le persone con disabilità è duplice, con vantaggi sia anagrafici che contributivi.
Se dovessimo confrontare la pensione anticipata con l’opzione disponibile per le donne, quest’ultima presenterebbe indubbiamente maggiori svantaggi.
Questo perché le misure proposte sono diventate sempre più punitive nei confronti delle donne. Non solo l’età pensionabile sale a 60 anni senza alcuna considerazione per i figli, ma comporta anche alcune condizioni che devono essere soddisfatte.
Inoltre, va notato che anche se l’Opzione Donna dovesse includere una clausola di invalidità, sarebbe comunque un’alternativa punitiva rispetto all’opzione di prepensionamento.
Ciò è dovuto al fatto che non solo consente di anticipare la pensione (56 anni invece di 58), ma ha anche requisiti contributivi più blandi (20 anni contro 35 anni per il primo).