Per questi pensionati non ci sono delle buone notizie, perché potrebbero perdere sino a 3 anni di pensione: chi sono gli sfortunati?
Il tema pensioni è sempre molto argomentatato e sembra che i soggetti interessati non trovino mai una via di uscita. In realtà, il Governo Meloni è alla continua ricerca di strumenti che possano fare la differenza nella ricerca e controllo di queste quote. Non ci sono sempre belle notizie, in questo caso infatti alcuni pensionati rischiano di perdere sino a tre anni di pensione.
Negli anni le pensioni hanno subito una rivoluzione dietro l’altra, mai come nel 2023 i vari soggetti aventi diritto hanno potuto avere un aumento sostanziale e molto interessante. Si tratta della rivalutazione, come da legge vigente, che mette l’accento sulle minime per portarle ad una quota alta.
Nel mese di marzo anche le pensioni medio alte potranno ottenere questo tipo di trattamento, con l’aumento del 7,3% delle quote. Non è tutto, da gennaio 2024 tutti gli arretrati del 2023 verranno versati come quota per i pensionati che potranno finalmente ottenere le quote in toto.
Come accennato, ci sono più strumenti a disposizione che i pensionati possono considerare anche per uscire precedentemente dal lavoro. Tuttavia, per alcuni non ci sono delle buone notizie e si potrebbe inciampare anche in una uscita tre anni dopo quanto richiesto dalla legge vigente.
Se si mettono sul tavolo le varie categorie di pensionati, ci sono dei requisiti e degli aspetti che devono essere argomentati. Come anticipato, alcuni soggetti potrebbero ritrovarsi a dover lavorare per un periodo molto più lungo del previsto.
Per fare un esempio concreto, un lavoratore che è impiegato come collaboratore in edilizia ed è nato nell’anno 1959 non potrà uscire dal lavoro se non quattro anni dopo. Perché questo? Con soli 32 anni di contributi versati non potrebbe richiedere l’uscita dalla professione.
Non è l’unica professione da prendere in causa, anche le maestre per esempio oppure gli infermieri con la richiesta di un tot di contributi versati.
Gli invalidi, i argive e i disoccupati fanno parte dell’Ape sociale con contributi versati che devono essere almeno 30 con pensione da richiedere nel 2026. Ovviamente, i soggetti che possono usufruire dell’Ape sociale perdono sino a quattro anni di pensione, mentre con la 102 si rischia di perdere sino a 3 anni di pensione.
Tutti i soggetti che sono nati nell’anno 1958 con 38 anni di contributi versati entro la fine del 2022, possono richiedere la pensione anticipata? Purtroppo no, con il rischio di dover attendere sino al 2025. Con la quota 100 abolita nel 2023, tutti questi soggetti sono a rischio e dovranno attendere di avere la contribuzione versata in toto.
Riassumendo, nel momento in cui i lavoratori non riescono a raggiungere la contribuzione richiesta o non accedono ad uno degli strumenti a disposizione potranno perdere sino a 3 anni di pensione. Meglio informarsi per tempo presso il Caf di competenza o l’INPS.