Qualche anno fa si è assistito al boom del fotovoltaico ed alla corsa ai pannelli solari. Da un lato c’erano forti incentivi statali e dall’altro una reale convenienza nell’installare dei supporti per l’autonomia energetica della propria abitazione o della propria azienda. Oggi, senza più incentivi statali e col mercato in fase di saturazione, conviene ancora investire nel settore del fotovoltaico? E’ una risposta che in tanti hanno cercato scatenando delle ricerche di mercato portate avanti anche da strutture internazionali. In fondo l’Italia è il paese del Sole.
Impianti residenziali
Innanzitutto bisogna differenziare il discorso tra gli impianti residenziali, cioè quelli pensati ed ideati per le abitazioni dei privati e quelli di grandezza industriale che vanno anche a produrre energia con parametri da grande azienda. Gli impianti residenziali, ovvero quelli di potenza compresa tra 1 e 20 kW, si può ancora parlare di sostegno dello Stato.
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Si può, infatti, ottenere una detrazione fiscale pari al 50% della spesa sostenuta. Considerando che il costo degli impianti, installazione compresa, è in picchiata si può arrivare a calcolare un costo totale che sta abbondantemente al di sotto degli 8.000 euro complessivi. La produzione di energia su base familiare oltretutto rientra anche nel meccanismo di compensazione che può essere un’ulteriore fonte di guadagno.
Impianti aziendali
Diversa è la valutazione per gli impianti fotovoltaici dedicati alle aziende. In questo caso non ci sono detrazioni fiscali però si può ottenere una produzione maggiore di energia e quindi un guadagno superiore dal punto di vista del meccanismo di compensazione. Da considerare che i sistemi aziendali arrivano fino a 200 kW.
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Il tempo di ritorno dell’investimento varia da regione a regione, in genere al Sud entro otto anni l’investimento è ripagato, ne occorre qualcuno in più al Nord dove sono necessari undici anni. In questo secondo caso è bene insistere sull’autoconsumo piuttosto che sulla produzione di energia.