Spesso, leggendo le notizie sulle quotazioni del petrolio, ci si imbatte in differenti termini come greggio (crude oil), Brent e Wti che possono generare confusione. Prima di analizzare le quotazioni, diamo uno sguardo al significato di tali termini, così da potersi orientale più facilmente nell’argomento.
In gergo, il petrolio è considerata una commodity, termine con cui ci si riferisce al mercato degli scambi internazionali di beni primari e materie prime; il mercato del petrolio è influenzato da molteplici fattori, e per chi fosse eventualmente interessato a fare trading su questo settore, possiamo consigliare di consultare regolarmente i principali quotidiani finanziari e interessarsi ai report di Opec (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) e dell’AIE (agenzia internazionale per l’energia).
Il petrolio viene di norma diviso in due principali categorie: il Brent e il Wti.
Il primo è estratto quasi interamente dal Mare del Nord mentre il Wti viene estratto negli Stati Uniti, in particolare in Texas; il Brent, il cui nome deriva da un importante giacimento, è scambiato in Europa al London International Petroleum Exchange mentre il nome Wti è l’acronimo di West Texas Intermediate e le contrattazioni relative avvengono al Nymex (New York Mercantile Exchange).
Sul prezzo delle due tipologie di petrolio insistono diversi fattori, ma al di là della qualità (il wti viene considerato più pregiato sebbene il Brent funga da riferimento per il 60% del mercato mondiale) sul Wti impattano anche i costi di trasporto.
Di solito, il prezzo del Brent e del Wti presenta differenze contenute, e fluttuazioni maggiori dipendono spesso da fattori esogeni al mercato, come condizioni ambientali, aumenti della domanda o crisi e conflitti.
I principali paesi produttori sono: Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti che, da soli, coprono una quota di estrazione globale del 30% circa, mentre nelle posizioni immediatamente successive si trovano Emirati Arabi Uniti, Messico, Kuwait, Iraq e Venezuela.
Andamento quotazioni petrolio
Il prezzo del petrolio, a marzo scorso ha raggiunto i suoi massimi dal 2008 al punto che il Brent ha toccato quota 134 dollari al barile. Se è vero che fluttuazioni ed aumenti delle quotazioni petrolifere si erano già registrati durante l’ultimo anno, è indubbio che l’elemento principale cha ha causato la corsa al rialzo è stata la crisi tra Ucraina e Russia, sfociata nell’attuale, tragico, conflitto.
Da quel momento, una serie cause concatenate ha creato un effetto domino, tra tutte le sanzioni alla Russia e le ipotesi di embargo sulle importazioni da Mosca da cui, ricordiamolo, deriva una quota elevata che copre il fabbisogno europeo.
Previsioni quotazione petrolio
Nell’ultimo periodo, in realtà, si è verificato un certo rallentamento del trend al rialzo, sostituito da un lieve movimento verso il basso; ad influire non solo le strategie europee volte alla diversificazione degli approvvigionamenti, ma anche le preoccupazioni per il rallentamento della crescita dell’economia cinese e la conseguente diminuzione della domanda.
Al momento in cui scriviamo (prezzo petrolio oggi), il Brent viene scambiato a 108,7 dollari, in diminuzione del 4,07%, mentre il Wti a quota 103,7 dollari che fa segnare un -4,58% ultimo prezzo.
Sulle previsioni per il 2022, com’è facile immaginare, pesano le sorti e la durata del conflitto in Ucraina.